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Caro bollette e inflazione, aziende agricole lavorano in perdita. Coldiretti in piazza

Manifestazione a Milano con circa un migliaio di veronesi che si sono uniti ai colleghi del resto d'Italia per far conoscere i primati del Made in Italy a tavola che sono a rischio

Il caro bollette e l'inflazione hanno ridotto il potere d'acquisto degli italiani ed ormai più della metà della popolazione dice di tagliare la spesa nel carrello per risparmiare. E gli effetti si fanno sentire su tutta la filiera agroalimentare che questa mattina, 30 settembre, è scesa in piazza con Coldiretti per protestare. Per contadini e allevatori la situazione è insostenibile ed è una minaccia per il lavoro, per l'economia e per la sopravvivenza del Made in Italy a tavola.

La manifestazione nazionale si è tenuta dalle 9.30 a Milano, all'Arco della Pace del Parco Sempione, e l'ha guidata il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. Circa un migliaio i veronesi che hanno partecipato per far conoscere i primati del Made in Italy a tavola che sono a rischio, un patrimonio che rischia di sparire sotto la pressione della crisi. Gli agricoltori, indossando i loro indumenti da lavoro e impugnando i loro attrezzi, si sono schierati tra balle di fieno. Sui cartelli dei manifestanti si legge: «Senza agricoltura non si mangia», «Lavoriamo 24 ore per il contatore», «Fermiamo le speculazioni», «Mungiamo le mucche, non gli allevatori», «No Farmers No Food» e «La burocrazia uccide i campi». E molti hanno portato le proprie produzioni, come salumi e formaggi, messe a rischio dai rincari energetici.

E durante la mattinata, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha comunicato i risultati di un'indagine condotta sul sito dell'associazione.
Secondo questa ricerca, il 18% dei consumatori per effetto dell'inflazione ha dichiarato di aver ridotto la qualità degli acquisti, orientandosi verso prodotti low cost per poter ad arrivare a fine mese, mentre solo il 31% è riuscito a non modificare le abitudini di spesa. Gli italiani vanno dunque a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.
Ma se i prezzi per le famiglie corrono, l'aumento dei costi colpisce duramente anche l'intera filiera agroalimentare diffusa. Nelle campagne italiane un terzo delle aziende agricole sta lavorando in perdita a causa di rincari dei costi che vanno dal +250% dei concimi al +95% dei mangimi al +110% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Il risultato è un aggravio medio di oltre 17mila euro per azienda, mentre crolla il valore aggiunto (-42%). E gli aumenti riguardano l’intera filiera alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica.

«Non c’è tempo da perdere e bisogna intervenire subito perché la drammatica situazione dei costi delle imprese agricole minaccia direttamente la disponibilità di prodotti per le forniture di cibo alle famiglie italiane con uno shock dal punto di vista alimentare, economico e occupazionale a livello nazionale - ha affermato Prandini - Come per il gas,anche nell’alimentare l’Italia deve recuperare il tempo perduto e lavorare per ridurre la dipendenza dall’estero intervenendo nell’immediato sui costi energetici per salvare aziende e stalle, per non perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agroalimentari italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese. L'Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori. Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione. E occorre investire per aumentare produzione e le rese dei terreni contro i cambiamenti climatici».

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