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Carenza dei medici tamponata dagli specializzandi, Lanzarin: «Soluzione necessaria ma temporanea»

L'assessore regionale alla sanità ha risposto alle critiche e alle perplessità sulla proposta di far salire a 1.200 il tetto massimo di assistiti seguiti dai laureati in medicina che si stanno specializzando in medicina generale

Aprire ancor di più la pratica medica ai laureati in medicina che stanno frequentando le scuole di specializzazione. Questo è quanto proposto dalla giunta regionale del Veneto attraverso una serie di emendamenti ad un provvedimento di semplificazioni burocratiche. Emendamenti che avrebbero introdotto novità una certa rilevanza e che non erano stati approfonditi prima del consiglio regionale di martedì scorso, 3 maggio. Per questo le opposizioni hanno respinto l'iniziativa della giunta, rinviando tutto in commissione per un nuovo confronto.
Questo è quanto accaduto l'altro giorno, quando il blando dibattito nel consiglio regionale del Veneto sulle «Disposizioni di adeguamento ordinamentale 2022 in materia di politiche sanitarie e di politiche sociali» si è improvvisamente acceso di fronte a delle idee che hanno suscitato la contrarietà delle minoranza e le perplessità dei camici bianchi.

Due i cambiamenti su cui si sono concentrate le maggiori critiche. Il primo avrebbe permesso l'ingresso dei medici specializzandi nei pronto soccorso. Il secondo avrebbe concesso ai medici che si stanno formando in medicina generale di seguire in qualità di medici di base fino a 1.200 assistiti. «Emendamenti senza rispetto di categorie, lavoratori ed utenti. Non è così che si risolvono le emergenze della sanità veneta», ha dichiarato la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon.
La natura di questi provvedimenti è infatti emergenziale. Il problema della carenza dei medici non si può negare e una maggiore apertura agli specializzandi lo avrebbe in qualche modo tamponato. «Sono mesi che parliamo di come risolvere i problemi dei medici di base, operazione che deve guardare in primo luogo alla tutela di queste persone e rappresentando le esigenze della categoria», ha aggiunto Bigon. Categoria, quella dei medici, che si è fatta sentire manifestando perplessità sul provvedimento e chiedendo soluzioni più condivise e programmate.

A tutti ha risposto l'assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin, ricordando di aver già discusso con le organizzazioni sindacali su alcune soluzioni alla carenza dei medici «Proposte che in buona parte sono da attuarsi nel contesto nazionale e che comprendono anche l'aumento del massimale per i medici di base - ha dichiarato Lanzarin - Abbiamo già ragionato di innalzare gradualmente il massimale fino a 1.500 assistiti». Sarebbe invece fuori discussione l'idea di remunerare gli specializzandi che temporaneamente si prendono l'onere di assistere pazienti come medici di famiglia. «Al medico iscritto al corso di formazione specifica in medicina generale con un incarico temporaneo di assistenza primaria - ha ricordato l'assessore regionale - oltre al mantenimento della borsa di studio, è stato e sarà interamente garantito il compenso previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale della Medicina Generale composto da quota capitaria e relative indennità».
L'assessore Lanzarin ha inoltre ricordato che, in base alla normativa vigente, gli incarichi temporanei di assistenza primaria sono conferibili su base volontaria a medici iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale fino ad un massimo di 650 assistiti. Quindi l'emendamento proposto non introdurrebbe qualcosa di nuovo, ma andrebbe solamente ad aumentare il numero di assistiti, fino a mille per gli specializzandi al primo anno e fino a 1.200 per quelli al secondo anno. «Una soluzione necessaria, ma temporanea, perché prevediamo che l’attuale situazione di carenza dovrebbe attenuarsi nel corso dei prossimi anni con l’ingresso nel mondo del lavoro degli oltre 700 medici attualmente iscritti alla Scuola di formazione specifica in medicina generale e che ha visto un consistente aumento del numero dei posti a bando negli ultimi anni - ha aggiunto Manuela Lanzarin - Non si tratta di un'idea estemporanea, perché nell’attuale contesto nazionale di carenza, tutte le Regioni hanno condiviso la proposta avanzata anche dal Veneto di aumentare per questi incarichi il massimale di assistiti. Una proposta di modifica è inoltre in corso di approvazione a livello nazionale».

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