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Giovedì, 18 Aprile 2024
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A Malcesine in 1.500 senza più medico di base, Bigon: «Regione Veneto disattenta»

Non è stato trovato un sostituto del professionista che è andato in pensione. Unica soluzione possibile è il servizio medico distrettuale. La consigliera PD: «Scenario segnato da scelte-tampone che fanno precipitare la qualità dei servizi sanitari»

Da qualche giorno, circa 1.500 cittadini di Malcesine sono senza medico di base. Non è stato ancora trovato un sostituto del medico di medicina generale che a fine settembre è andato in pensione e quindi quasi tutti i suoi pazienti si trovano attualmente senza un medico di famiglia. Sono in pochi quelli che sono riusciti a trovare un nuovo professionista. E per tutti gli altri, l'unica soluzione possibile è quella da poco attivata dall'Ulss 9 Scaligera: il servizio medico distrettuale, una guardia medica diurna e potenziata che a Malcesine ha sede nel locale ospedale.

L'Ulss stessa ha comunque spiegato che il servizio medico distrettuale è un'iniziativa temporanea, la quale sarà dismessa non appena saranno operativi i medici di base necessari a coprire le diverse zone carenti della provincia. E che sia temporanea lo spera anche la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon. «Il servizio con medici distrettuali non può rappresentare la regola e non può essere permanente - ha commentato - Un conto è assicurare ai cittadini un riferimento fisso come quello rappresentato dal medico di famiglia. Altra cosa è fornire, in sostituzione, un presidio. Insomma, lo scenario è sempre più segnato da scelte-tampone che stanno facendo precipitare la qualità dei servizi sanitari nel Veronese come in tutto il Veneto».

E il fatto che il servizio medico distrettuale sia stato attivato per il momento nell'Ovest e nella Bassa Veronese dimostra come la carenza dei medici di base sia diffusa. Come a Malcesine, anche in altri territori non si trovano sostituti per i medici che vanno in pensione. Una condizione emergenziale che, per Bigon, sarebbe la conseguenza di una disattenzione della Regione Veneto. «Si dovrebbero trovare soluzioni per tempo, visto che la cessazione per quiescenza della attività di un medico non può essere considerata un fulmine a ciel sereno - ha dichiarato la consigliera PD - C'è una lacuna che la giunta veneta si ostina a non colmare nelle aree decentrate. Servono maggiori risorse ed incentivi per chi si rende disponibile ad operare in queste aree».

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