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«Per sconfiggere il caporalato bisogna risolvere la carenza di manodopera»

Confcooperative Verona, insieme a Inail ed Ispettorato del Lavoro, ha analizzato la crisi di lavoratori in agricoltura. «È il principale elemento che catalizza le infiltrazioni di organizzazioni dedite al caporalato ed allo sfruttamento»

Venerdì scorso, 8 luglio, si è svolto il convegno promosso da Confcooperative Verona in collaborazione con Inail ed Ispettorato del Lavoro dal titolo «La crisi della manodopera in agricoltura: tra carenza di strumenti, legalità e nuovi scenari». Numerose le cooperative del territorio che hanno partecipato in presenza e numerose le cooperative del Veneto che hanno seguito il convegno in modalità da remoto.
«L'impostazione del convegno, all’interno delle linee di contrasto del caporalato, ha inteso analizzare lo stato di salute dell’occupazione all’interno del comparto agricolo e le enormi difficoltà che il settore affronta all'interno di una carenza ormai strutturale di manodopera. Carenza che coinvolge l’agricoltura da diversi anni e che attrae le infiltrazioni di organizzazioni dedite al caporalato ed allo sfruttamento», ha dichiarato il presidente di Fedagripesca Veneto Silvio Dani.

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(Silvio Dani)

«Abbiamo cercato di analizzare le diverse cause, macroeconomiche, giuridiche e sociali che sono alla base di questa situazione - ha aggiunto il presidente di Confcooperative Verona Fausto Bertaiola - E uno dei fattori strutturali riguarda l’enorme difficoltà di programmazione della domanda di lavoro in agricoltura. Questo elemento ha generato un indice di variazione della forza lavoro occupata estremamente significativo, compreso tra picchi del +16% e cali del -13%».
«Altro fattore che causa la carenza della manodopera in agricoltura è il grado di attrattività nei confronti della popolazione Italiana del lavoro stagionale in agricoltura - ha spiegato il direttore di Confcooperative Verona Davide Bulighin - Da anni si osserva la crescita dell’occupazione, in una prima fase, verso lavoratori comunitari e poi, in una seconda fase, verso lavoratori extra Ue, fortemente accentuata anche dal blocco della mobilità intracomunitaria degli ultimi anni. Chiaro che, in questa dinamica, risulta determinante una corretta pianificazione degli ingressi all’interno del Decreto Flussi, il provvedimento con il quale il Governo regolamenta anche le entrate per lavoro stagionale in agricoltura. Il rischio però è quello che possa verificarsi un fenomeno di sottostima della domanda che rende lo strumento non perfettamente aderente rispetto il fabbisogno di manodopera nei settori agricoli, contribuendo ad aumentare il deficit occupazionale, attualmente stimato in circa 100mila unità a livello nazionale».
«Inoltre, la capacità del nostro Paese di essere attrattivo nei confronti dei lavoratori stranieri dipende dai livelli retributivi medi applicati e soprattutto dalla competitività del nostro sistema rispetto la tematica del cuneo fiscale, elementi che fanno subire al sistema Italia la concorrenza più forte di altri Paesi Europei», ha ripreso Silvio Dani. E Bertaiola ha chiosato: «Queste sono solo alcune delle cause che stanno causando una drammatica carenza di manodopera all’interno del comparto agricolo. È altrettanto chiara ed evidente la relazione diretta tra assenza di manodopera ed infiltrazione di organizzazioni criminali dedite al caporalato, anche utilizzanti lavoratori privi di regolare titolo di soggiorno. Da ciò deriva che le azioni di contrasto al fenomeno devono necessariamente passare dall’attività di repressione delle autorità pubbliche, la quale non può non essere accompagnata da percorsi di sensibilizzazione delle aziende agricole e da azioni di politica generale volte a rimuovere le cause di questa situazione».

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(Bulighin)

«Il fenomeno del caporalato desta grande allarme sociale considerando che l’esito dell’attività ispettiva svolta dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro ha mostrato il coinvolgimento di soggetti particolarmente vulnerabili all’interno dei casi di sfruttamento e che purtroppo non di rado si concretizzano anche in condizioni di vito ed alloggio particolarmente degradanti», ha detto la responsabile del processo di vigilanza dell'Ispettorato del Lavoro di Verona. E Stefania Marconi, direttriche di Inail Verona, ha voluto anche evidenziare la relazione tra lavoro irregolare e sicurezza. «Ove sussiste il primo - ha detto - di fatto la seconda è pari a zero, con impatti in termini di costi sociali, in relazione agli infortuni anche gravi, particolarmente elevati. Deve essere ricordato che comunque Inail offre tutele a prescindere dalla regolarità dell’instaurazione del rapporto proprio perché la sua finalità è quella della più ampia tutela possibile».

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(Bertaiola)

«Siamo soddisfatti dei lavori del convegno - ha tirato le fila Bertaiola - perché è stato autorevolmente evidenziato che se vogliamo sconfiggere il caporalato abbiamo bisogno di un’azione congiunta da parte di tutti gli enti e le istituzioni, in modo che, oltre alla necessaria attività di repressione ed a quella opportuna di sensibilizzazione, possano essere rimosse le cause, quali in primis una drammatica situazione di assenza di manodopera, che rendono il sistema agricolo più vulnerabile all’infiltrazione di queste organizzazioni criminali, che non di rado utilizzano la forma delle false cooperative».
Silvio Dani ha ipotizzato come soluzione un'analisi dell'efficacia delle politiche attive del lavoro «che devono avere un'effettiva capacità di riformare, riqualificare e reinserire all’interno del mercato del lavoro persone non occupate e non essere un sistema che crei incentivi al ritirarsi dal lavoro».
«Ma è anche auspicabile una riflessione seria e responsabile sulla re-introduzione di strumenti che consentano comunque la semplificazione dell’ingaggio lavorativo soprattutto nei settori caratterizzati dal profilo della breve temporaneità della prestazione, al fine di incentivare maggiormente talune attività nel ciclo produttivo agricolo», ha aggiunto Fausto Bertaiola.

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