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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità San Michele / Via Antonio Cernisone

Cantiere fantasma in via Cernisone: Comune di Verona pronto ad attuare la linea dura

La proprietà non avrebbe adempiuto all’ordinanza per il ripristino e la messa in sicurezza dell’area edile, potrebbe dunque scattare la denuncia penale e l’intervento d’ufficio da Palazzo Barbieri

Tempo scaduto. Nonostante i 30 giorni a disposizione, la proprietà del cantiere abbandonato di via Cernisone, a San Michele Extra, non ha adempiuto all’ordinanza per il ripristino e la messa in sicurezza dell’area. Lo afferma in una nota il Comune di Verona, il quale specifica che il provvedimento chiedeva di installare una recinzione fissa per impedire l’ingresso ai non addetti ai lavori e di chiudere porte e finestre con infissi o murature, oltre a rendere decorosi gli spazi esterni.
Ora il Palazzo Barbieri è pronto ad usare la mano pesante: l’obiettivo è risolvere il degrado causato dal cantiere edile della società Domenico Menegolli. Un’area lavori ferma ormai da quasi vent’anni, che secondo l'Amministrazione rischia di diventare piazza di spaccio e consumo di droga, utilizzata da sbandati. La Polizia locale, infatti, negli ultimi mesi ha effettuato numerose verifiche: in tutto sono state identificate 23 persone e all’interno degli edifici fantasma, sarebbero stati trovati resti di eroina, crack, hashish, ma anche porte blindate tra una stanza e l’altra che qualcuno avrebbe installato, nonostante i palazzi siano sprovvisti di tutto, dagli allacciamenti all’abitabilità.
La costruzione delle palazzine era iniziata negli anni Duemila, non arrivando mai al termine, e anche dopo il 2018, quando la società aveva presentato le pratiche per terminare i lavori, il cantiere non era mai tornato operativo.

Lunedì mattina gli assessori all’Edilizia privata Andrea Bassi e alla Sicurezza Marco Padovani, insieme al presidente della Settima Circoscrizione Marco Falavigna, si sono recati in sopralluogo per verificare l'esecuzione da parte della società dell'ordinanza emessa lo scorso 23 dicembre. Erano presenti anche il comandante della Polizia locale Luigi Altamura, i consiglieri comunali Roberto Simeoni e Daniele Perbellini e alcuni agenti: ad un mese di distanza, la proprietà si sarebbe limitata a perimetrare l’area con una rete da cantiere, insufficiente per mettere in sicurezza ed evitare il degrado.

L’inottemperanza potrebbe far scattare la denuncia penale e l’intervento d’ufficio del Comune, per far blindare il cantiere a spese della società. Il 26 gennaio i tecnici comunali effettueranno un secondo sopralluogo e poi l’Amministrazione procederà.

«L’ordinanza aveva uno spirito collaborativo, ma siccome la proprietà non si è dimostrata tale, procederemo con provvedimenti più drastici – ha detto Bassi -. In 18 anni nessuno ha mai fatto niente per risolvere questo problema, lasciando al degrado un’area importante della città. È ora di risolvere questo stato indecoroso, soprattutto per ristabilire la sicurezza e la vivibilità del quartiere, che non può trasformarsi in una zona di spaccio o di residenza per malviventi. Le stesse misure saranno adottate in altre aree di cantiere, dove negli anni sono state permesse situazioni simili».

«Abbiamo concesso alla società un mese di tempo per mettere in sicurezza il cantiere e togliere l’area al degrado, ma nessuno è intervenuto in maniera consona – ha spiegato Padovani -. Lo sfalcio dell’erba e la rete da cantiere non bastano per impedire l’ingresso a terzi, personaggi che sfruttano queste zone buie della città per attività illecite. Interverremo in tutti i modi perché quanto meno questi edifici abbandonati non siano ricettacolo di degrado e criminalità. La proprietà deve fare la sua parte».

«Finalmente si interviene, ringrazio l’Amministrazione per aver ascoltato le esigenze del territorio e le numerose segnalazioni dei cittadini che vivono in questo quartiere – ha aggiunto Falavigna -. Un capitolo triste, faremo tutto il possibile per tener alta l’attenzione e far sì che la situazione migliori, dopo decenni di assoluto silenzio».

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