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Cannabis light. Zelger propone limitazioni e controlli, Pasetto non ci sta

Il consigliere della Lega ha presentato una proposta di delibera per arginare i punti vendita e la loro azione, ma il presidente di Area Liberal si oppone: "Le forze conservatrici continuano a limitare le libertà personali"

Di fronte alla proliferazione dei punti vendita della cannabis light, smerciata come deodorante o articolo da collezione, ma in realtà utilizzata dagli acquirenti per “uso ricreativo” (per fumarsela), che sarebbe vietato; e in attesa che il Ministro della Salute decida di chiudere questi negozi, anche a seguito del parere negativo del Consiglio Superiore di Sanità, non possiamo che essere preoccupati della loro diffusione anche a Verona, che sembra un invito a “farsi le canne” rivolto ai giovani che presto torneranno sui banchi di scuola.

Così Alberto Zelger, consigliere comunale a Verona per la Lega, ha annunciato la conferenza stampa che si è tenuta lunedì 3 settembre a Palazzo Barbieri, nella quale ha illustrato la sua proposta di delibera, "affinché L’Amministrazione comunale di Verona, nei limiti dei suoi poteri regolamentari, ponga un freno alla diffusione dei punti di vendita della cannabis light". Un atto di indirizzo che ha trovato anche la firma di Andrea Bacciga e Vito Comencini, per contrastare la proliferazione di questi punti vendita. 

Riassumendo tale proposta di delibera (che alleghiamo al termine dell'articolo), il consigliere Zelger sottolinea come lo stesso Consiglio Superiore della Sanità, con un documento pubblicato il 10 aprile 2018, abbia espresso le proprie preoccupazioni in merito al consumo della cannabis light. Il politico inoltre ha ribadito che "spesso il consumo di cannabis porta all’uso di droghe ancora più pesanti", mentre a coloro che sostengono che la marijuana sia meno dannosa del'alcol Zelger replica che alcuni studi mostrerebbero come "il consumo moderato di alcol è associato a un minor rischio di malattie cardiovascolari (seppur non tutte) rispetto a chi non ne fa uso".
Per contrastare queste arrività, è stato proposto dunque di bloccarne l'apertura a meno di 500 metri da istituti scolasti e altri luoghi sensibili, come per le slot machine; vietare l'esposizione di simboli che pubblicizzino la marijuana light; impegnare i commercianti a sconsigliarne l'uso "ricreativo", nonotante per legge non possano fornire suggerimenti sul suo utilizzo; affidare alla Polizia municipale i controlli per verificare che i prodotti in vendita abbiano effettivamente un basso contenuto di THC; obbligare i venditori a registrare le generalità degli acquirenti; ed infine appellarsi al Governo per proibirne la vendita. 

Di ben altro parere il presidente di Area Liberal Giorgio Pasetto, che replica ai tre consiglieri con una nota diffusa

Ed ecco che riparte una nuova crociata da parte di quello ora ho deciso di definire come il “Trio dell’Avemaria” e precisamente i leghisti Alberto Zelger e Vito Comencini assieme ad Andrea Bacciga. In linea con la strategia di creare sempre nuova paura e rabbia sociale in un momento di relativa tranquillità su altri fronti cattolico-integralisti ora si focalizzano sul “nemico canapa”! Sono talmente conservatori e populisti che pensano che i possibili acquirenti di prodotti quali the o infusi alla cannabis, creme varie, essenze o le infiorescenze in bustine sigillate e classificate come oggetto da collezione vengano tutti messi assieme in un bel “pentolone” per arrivare ad una quantità di THC che possa dare effetti psicotropi.
Zelger e company si rifanno al Consiglio Superiore della Sanità che ha espresso dei dubbi sul l’assunzione del principio attivo in quantità psicotropa. Ora si è in attesa che l’Avvocatura dello Stato si pronunci perché poi il ministro della Salute Giulia Grillo possa decidere sulla questione. Una catena infinita. Ci vorrebbe forse una balla di fieno da fumarsi per arrivare a tale effetto! E per non perdere tempo con la mozione parte la caccia alle streghe attraverso proposte quali la distanza di almeno 500 m degli shop della cannabis light dalle scuole, niente simboli pubblicitari, l’imposizione ai rivenditori di sconsigliare l’uso per il fumo, controlli dei vigili che i prodotti abbiano il basso contenuto di THC previsto per legge e registrazione delle generalità degli acquirenti.
Ma dove vogliamo arrivare alla persecuzione per sostanze dichiarate lecite?
Ricordo che il CBD, l’altro cannabinoide presente nella cannabis light, ha effetti positivi per l’organismo in quanto il nostro corpo già produce cannabinoidi, come produce le endorfine, quindi mutatis mutandis i cannabinoidi sono assimilabili alle endorfine.
Vorrei dire ai 3 dell’Ave Maria che tra l’altro tutto questo si trova già in internet a completa disposizione degli eventuali acquirenti.
Le forze conservatrici presenti nel nostro Paese continuano a limitare le libertà personali utilizzando l’ideologia e la morale come elementi pregiudiziali per influenzare anche scelte che invece appartengono ai campi della scienza e e della medicina.
Non dimentichiamo inoltre che lo Stato italiano, come la maggior parte degli Stati nel mondo, lucrano sui giro di affari miliardari provenienti dalla commercializzazione sia degli alcolici che dei tabacchi.
Tra l’altro l’iniziativa del CSS è come chiudere il cancello quando i buoi sono già scappati. In Italia esistono già un migliaio di punti vendita per un giro di affari di ca 40 milioni di euro. Anche a Verona ci sono almeno 3 negozi piuttosto gettonati, oltre a diverse tabaccherie che propongono marijuana legale anche esposta in vetrine.
Da Radicale e come Pres di Area Liberal ribadisco la necessità di liberalizzare totalmente la cannabis light anche perché la presenza degli shop di cannabis light scoraggerebbe l’acquisto di marijuana sul mercato nero.

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