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Parco della Lessinia, la camminata di protesta ha fatto infuriare Zaia

Un retroscena descrive il presidente della Regione Veneto arrabbiato per il mancato coordinamento con maggioranza e giunta sulla proposta che ridisegna i confini del parco e che ha fatto marciare migliaia di contrari

Per gli organizzatori, i partecipanti alla camminata di protesta di ieri, 26 gennaio, erano più di 10mila. Probabilmente, il dato reale è inferiore, ma non si discosta di tanto. Sarebbe comunque falso affermare che in pochi hanno preso parte alla manifestazione. E quindi in tanti hanno chiesto e continuano a chiedere il ritiro della proposta di legge regionale con cui si ridisegnano i confini del Parco della Lessinia, riducendone gli ettari di area protetta. E pare che le voci dei contrari siano giunte anche alle orecchie del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, descritto in un retroscena pubblicato da Il Gazzettino come arrabbiato per la contestata proposta dei consiglieri regionali Alessandro Montagnoli, Enrico Corsi e Stefano Valdegamberi. Sempre secondo questo retroscena, Zaia sarebbe infuriato perché la proposta sul Parco della Lessinia non sarebbe stata concordata né con i capigruppo della maggioranza né con la giunta regionale da lui presieduta. Per questo pare che abbia chiesto di disinnescare una mina che potrebbe esplodere nella prossima campagna elettorale, in cui il governatore chiederà un nuovo mandato agli elettori veneti. Non si parla, comunque, di ritiro della proposta, ma al massimo di un suo congelamento, in attesa di un nuovo parere alla Comunità del Parco della Lessinia.

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E la camminata di protesta, con annessa reazione di Zaia, sono al centro dei commenti dell'opposizione. In particolare è il Partito Democratico che sta cavalcando il malcontento ambientalista nei confronti della modifica ai confini del Parco della Lessinia. «Zaia non è il salvatore della Lessinia - ha dichiarato il consigliere PD Graziano Azzalin - È ridicolo, se non offensivo nei suoi confronti, pensare che non sapesse niente della proposta di tagliare il parco. In consiglio regionale non si muove foglia se lui non è d'accordo e credere che fosse all'oscuro di un progetto così impattante fa ridere. Al massimo, Zaia finge di non sapere e non so a questo punto quale delle due cose sia più grave. In ogni caso, come solito costume, pensa di scaricare le responsabilità su altri per ergersi a difensore del territorio. Territorio che la Lega ha massacrato per anni. Questo giochino però non funziona più e sarà la mobilitazione popolare a costringere la giunta a fare retromarcia». E un altro consigliere regionale dem, Andrea Zanoni, aggiunge: «Zaia troppo spesso è impegnato a promulgare leggi che ampliano le aree e le specie da cacciare ed altri provvedimenti che consentono di cementificare ulteriormente il nostro territorio. Con il silenzio compiacente di troppi. Ma i nodi vengono al pettine. In questi anni, Zaia e la Lega hanno lavorato costantemente contro i parchi, commissariandoli, riducendo i fondi per la loro gestione e lasciando decadere i finanziamenti europei. È stato un decennio caratterizzato da una pessima amministrazione del nostro territorio, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: record nazionale per inquinamento da polveri sottili, primato per la cementificazione e consumo del suolo, centinaia di migliaia di cittadini col sangue contaminato da Pfas, ultimo posto per quanto riguarda gli obiettivi Onu sulla sostenibilità ambientale 2030, boom di utilizzo di pesticidi causato da una politica agricola a senso unico. È una pagella terribile per il governatore che merita una sonora bocciatura».
Per i parlamentari del Partito Democratico, «Per avere un voto in più, la Lega massacra un parco che è un gioiello, dimostrando un cinismo tipico di politiche che non dovrebbero esistere», scrive il senatore Vincenzo D'Arienzo. E il deputato veronese Diego Zardini rilancia: «Ora Zaia fermi lo scempio e aumenti le risorse per le attività sostenibili, favorendo la presenza di realtà che promuovono sviluppo, favoriscono l'occupazione e rilanciano una sana economia. Possiamo dare al parco un ruolo non di museo intoccabile, ma di motore per conservare la biodiversità favorendo attività economiche, turismo sostenibile, occupazione e maggiori servizi ai residenti. Se il parco non ha ancora espresso tutto le sue potenzialità è colpa della Regione e di alcuni amministratori talvolta poco lungimiranti come quelli che hanno proposto il taglio. La Lessinia e i suoi abitanti meritano di più».

Critico anche il coordinatore di +Europa Verona Giorgio Pasetto, che scrive: «Inutile che Zaia venga descritto "infuriato", "arrabbiato nero", "cattivo come una vipera". Sono decadi ormai che assistiamo nel Veneto ad una politica non rispettosa dell'ambiente. Il Parco della Lessinia è solo un altro pezzo del puzzle di riduzione delle aree verdi e della mancata gestione dell'ambiente e delle sue problematiche».

Anche il Movimento 5 Stelle è schierato dalla parte dei manifestanti di ieri e contro la proposta di riduzione delle aree protette del Parco della Lessinia. «Zaia non può ignorare le migliaia di persone che hanno marciato ieri - ha dichiarato la deputata veronese Francesca Businarolo - Il presidente del Veneto ascolti il territorio e ritiri quella proposta, anche perché il Parco della Lessinia è un sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale della comunità europea. E ho chiesto, con una interrogazione al ministro dell'ambiente Sergio Costa, di intraprendere azioni per impedire ogni tentativo di ridimensionamento del parco».

Ma gli appelli al presidente Zaia contro la proposta dei consiglieri Valdegamberi, Corsi e Montagnoli arrivano anche da tante associazioni ambientaliste, tra cui il Wwf. «Tutelando i fiumi e i boschi come fanno parchi e riserve, si assicurano servizi ecosistemici quali aria pulita, acqua sana, prevenzione da frane e alluvioni: tutti servizi indispensabili per qualsiasi tipo di attività, anche economica - scrive Wwf Italia - Non può esistere una vita sana senza un ambiente sano. E non vi è nessun tipo di economia duratura che si basi sulla distruzione delle risorse naturali. Voler buttare quanto realizzato negli ultimi 30 anni nel Parco della Lessinia solo per dare ai cacciatori la possibilità di esercitare la loro attività in una delle poche aree del territorio veneto fino ad oggi destinate alla conservazione della natura è una scelta davvero priva di senso».

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