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L'assistente sociale Deborah Magistri premiata in Comune con la quinta borsa di studio "Simonetta Perazzoli"

La dottoressa del corso di laurea magistrale in Scienze del Servizio Sociale dell’università degli studi di Verona ha ricevuto 1.500 euro come "dote" per intraprendere la professione seguendo l’esempio dell’assistente sociale comunale prematuramente scomparsa nel 2011

Premiare giovani universitari, valorizzando le competenze degli studenti che si apprestano ad intraprendere la professione di assistente sociale in ricordo di Simonetta Perazzoli, morta prematuramente nel 2011. È questo il senso della borsa di studio a lei dedicata: «Un esempio indimenticabile di competenza, impegno, trasparenza, riservatezza, - evidenzia una nota del Comune di Verona - sempre per raggiungere il meglio per ogni persona, senza giudizi o pregiudizi». In base a quanto si apprende, la quinta edizione della borsa di studio in memoria dell’assistente sociale del Comune è stata assegnata alla neo dottoressa Deborah Magistri. Del valore di 1.500 euro e riservata a studenti del corso di laurea magistrale in Scienze del Servizio Sociale dell’università degli studi di Verona che hanno discusso la tesa dall’1 gennaio 2017 al 31 ottobre 2021, ha premiato la tesi dal titolo "Il Servizio Sociale in ambito psichiatrico: tra la persona e la rete di riferimento".

«Questo premio è una festa di famiglia - ha detto l’assessora servizi sociali e politiche abitative Luisa Ceni - per ricordare insieme una persona che ha speso la sua vita nel fare con grande dedizione il proprio mestiere. La professione di assistente sociale è svolta da persone che si spendono quotidianamente al servizio degli altri, affrontando spesso la pesantezza derivante dalle problematiche di questo tipo di lavoro, tutt’altro che banale e che richiede una grandissima professionalità. Fondamentale è darne continuità, grazie alla formazione all’università di ragazzi che investono in questa attività molto richiesta sul territorio. Simonetta è stata per tutti un modello da seguire, per questo le colleghe hanno voluto giustamente istituire questo riconoscimento».

Il prossimo bando per il 2023

Durante la cerimonia è stata anche presentata la Borsa di Studio 2023 con un’importante novità. A partire già da quest’anno, infatti, il Comune di Verona fa sapere che nelle future edizioni saranno modificati i criteri di selezione, proponendo in partenza degli argomenti che rivestono particolare interesse per il Comune di Verona e per una continua collaborazione con l’università di Verona. Quest’anno il bando è destinato agli studenti del Corso di Laura triennale in Scienze del Servizio Sociale (classe L-39) e per le tesi discusse dal 01/10/2019 al 31/07/2023 sul tema "Il contributo del Servizio Sociale di fronte alle sfide delle attuali emergenze, economiche, sanitarie e sociali". Nelle prossime edizioni potranno essere argomento di tesi delle «tematiche riguardanti gli anziani, le famiglie con minori, i neo maggiorenni o i giovani adulti fragili».

La consegna della borsa di studio è stata fatta questa mattina in Sala Arazzi. Sono intervenuti l’assessora ai servizi sociali e politiche abitative Luisa Ceni, il presidente del collegio didattico del corso di laurea in Scienze del Servizio Sociale dell'università di Verona Giorgio Gosetti, la dirigente servizi sociali del Comune di Verona Chiara Bortolomasi, la specialista coordinamento servizi per adulti e anziani del Comune di Verona Daniela Liberati e l’assistente sociale premiata, Deborah Magistri. Alla cerimonia, durante la quale il figlio di Simonetta Perazzoli, Giacomo Prezioso, ha fatto un toccante ricordo della mamma scomparsa, erano presenti anche il marito, i familiari e le colleghe. L’iniziativa rientra negli impegni sostenuti dal Comune nell’ambito del progetto nazionale Rete italiana Città Sane dell’OMS, a cui ha aderito dall'1 gennaio di quest’anno.

La tesi premiata in Comune

Nell’elaborato è stato descritto e dato rilievo al ruolo dell’assistente sociale all’interno dei servizi che si occupato di trattamento delle persone affette da disturbi psichiatrici. Una figura collante tra il modo interno e il mondo esterno, che si occupa di creare o mantenere intorno alla persona un ambiente accogliente, promuovendo iniziative risocializzanti e riabilitative. La tesi è stata arricchita da una raccolta di interviste somministrate ad alcune persone seguite dal Centro di Salute Mentale in cui le stesse raccontano la loro storia e il ruolo che il servizio sociale ha svolto nel percorso di riabilitazione.

«Simonetta Perazzoli si può dire che abbia rappresentato il codice deontologico di questa professione, a sottolinearne lo spessore - ha affermato il presidente Goselli -. Questa borsa di studio è legata ad una mestiere sempre più centrale, anche nelle dinamiche socio-economiche e culturali di questo periodo. Nel nostro corso di laurea stiamo infatti formando dei professionisti dei quali c’è assolutamente bisogno. Sono contento che questa iniziativa abbia continuità, dimostrando l’intenzione di proseguire questo progetto insieme. Importante sarà anche il coinvolgimento degli studenti della Triennale, che permetterà di avere una maggior consapevolezza dello spessore che dovrà avere la figura che si andrà a formare, così come individuare dei temi per le prossime borse di studio. Fin dal 1954 formiamo assistenti sociali, e sarebbe bello poter festeggiare a dovere i 70 anni di una realtà che è un punto di riferimento non solo per il nostro territorio. Da sottolineare infine come il rapporto con il Comune di Verona sia strategico, importante e un punto di riferimento anche per quanto riguarda i tirocini degli studenti».

«È un onore essere qui a questa premiazione - ha detto il figlio di Simonetta, Giacomo - e ci tengo a ringraziare le colleghe di mia mamma, Cristina e Antonella, per come le sono state vicine, per tutto quello che hanno fatto per questa borsa di studio e per il lavoro che continuano a fare per la comunità, il Comune e l’università. Mia mamma era una persona riservata ma tenace, che dava tutto per gli altri e per assicurarsi che io fossi felice. Mi ha reso la persona che sono, trasmettendomi valori come onestà e rispetto. Credo abbia fatto un ottimo lavoro nel preparare me e mio padre alla vita dopo di lei. Nonostante il suo, e vostro, sia un lavoro tanto fondamentale quanto stressante, riusciva a tenere le difficoltà lontane da me, anche nelle fasi più dure della malattia, facendomi crescere sereno. Conosco infatti il suo lavoro quasi solo indirettamente, - ha aggiunto Giacomo - ma è evidente l’impatto che ha avuto sui colleghi e penso su molte vite, e sono fiero di lei. Ha dovuto fermarsi troppo presto, ma mi fa piacere, e sono felice sapere che sia data la possibilità a giovani studenti di proseguire su strade simili a suo nome. Auguro buona fortuna a Deborah e a tutti gli studenti universitari».

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