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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il bonus bollette da 600 euro (che non è un bonus) spiegato semplice: come lo si può ottenere

La misura di supporto ai dipendenti per pagare le bollette delle utenze è contenuta nel cosiddetto decreto "Aiuti bis"

In questo ultimo scampolo del governo Draghi si continua a parlare di "bonus", anche quando di fatto si tratta di altra cosa. Non solo il "bonus 200 euro", cui si aggiungono i 150 euro per chi nel 2021 ha fatturato meno di 20 mila euro ed è un lavoratore autonomo, ma anche il "bonus bollette 600 euro". Ora, se per bonus s'intende, come s'intende per la maggiore, che qualcuno (lo Stato) vi faccia arrivare in tasca (sul conto corrente) 600 euro da spendere come meglio vi aggrada, ebbene, allora il bonus bollette 600 euro non è un bonus. Cos'è allora?

Si tratta di una roba che quelli bravi ed imparati chiamano con il latinorum dei tempi nostri, ovvero l'inglese, un "fringe benefit". Fringe in inglese significa "frangia", i capelli sì, insomma, il "ciuffo", ma può significare anche "bordo", "margine" o "perifieria", ergo è qualcosa di accessorio. Il ciuffo è infatti quella cosa che il barbiere o parrucchiere ti chiede sempre: lo lasciamo o lo tagliamo? Ecco, in senso figurato la parola fringe in inglese significa per l'appunto "accessorio" e nel caso specifico un "fringe benefit" è un cosiddetto beneficio accessorio, o ancora un'indennità accessoria.

Nel caso del nostro "bonus bollette da 600 euro" si tratta dunque di un beneficio accessorio che fa parte del cosiddetto "welfare aziendale", ovvero di tutte quelle forme di sostegno, per l'appunto accessorie al reddito dei dipendenti, che le stesse aziende di riferimento in genere non erogano in forma danarosa, non è insomma un aumento dello stipendio, bensì spesso offrendo la possibilità ai loro dipendenti di fruire di beni e servizi (talvolta gratuitamente, tal'altra godendo di tariffe agevolate). L'utile dizionario economico e finanziario della Treccani al lemma "fringe benefit" riporta la seguente definizione:

«Insieme di differenti benefici "in natura" («indennità accessorie» traduce letteralmente l’espressione inglese entrata nel lessico comune), che possono essere aggiunti alla ordinaria retribuzione del lavoratore. Sono costituiti comunemente da beni e/o servizi usufruibili gratuitamente o, comunque, a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle praticate dal mercato. Esempi tipici sono i buoni pasto per la mensa, i buoni sconto per l’acquisto dei prodotti aziendali, l’utilizzo personale di automezzi aziendali, le condizioni agevolate per l’accensione di mutui o l’ottenimento di finanziamenti».

La misura di cui si parla in queste ore, ovvero il bonus 600 euro (che non è un bonus) per le bollette, è contenuta nel cosiddetto decreto "Aiuti bis", cioè a dire il decreto-legge 9 agosto 2022 n. 115, e in particolare all'articolo 12 del citato decreto. Ciò che il governo Draghi ha fatto in questo articolo è stato sostanzialmente innalzare a 600 euro la soglia massima precedentemente prevista (fissata a quota 258,23 euro dall'articolo 51 comma 3 del Tuir, il Testo unico delle imposte sui redditi) per tutte quelle somme versate da un datore di lavoro ai propri dipendenti, sottoforma di benefici accessori, affinché risultino esentate dal pagamento di contributi sociali e imposte. In breve, l'importo massimo dei "fringe benefit" esentasse è stato alzato «limitatamente al periodo d'imposta 2022» dai precedenti 258,23 euro a 600 euro. 

La ragione di tale innalzamento di soglia è appunto quello di rendere possibile alle aziende il fornire aiuto ai propri dipendenti, attraverso l'erogazione di un "fringe benefit", nel pagare le bollette di acqua, luce e gas cui si fa esplicito riferimento nell'art. 12 del citato decreto-legge. Si tratta di soldi che per il lavoratore non risulteranno soggetti a contribuzione o a prelievo fiscale, mentre per le aziende saranno totalmente deducibili e dunque ridurranno l'imponibile fiscale delle imprese. Per ottenere il benefit, ovviamente, è necessario anzitutto che l'azienda decida di fornirlo ai suoi dipendenti, mentre le modalità indicate per erogarlo paiono essere essenzialmente due: da un lato l'azienda può indirizzarsi direttamente al fornitore del servizio di acqua, luce e gas, oppure rimborsare in busta paga (fino al tetto di 600 euro) le spese sostenute e debitamente documentate da parte del lavoratore per il pagamento delle bollette relative alle utenze a lui intestate.

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