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Bonus Inps, Lega ed elezioni. Da Verona dure critiche: «La beneficenza si fa coi soldi propri»

I tre esponenti veneti della Lega non sono i soli ad aver richiesto il bonus, intanto a Verona critiche da Traguardi e Michele Bertucco che incalza: «Beneficenza coi soldi dello Stato»

La vicenda della richiesta del bonus Inps da 600 euro da parte di tre esponenti di spicco della Lega in Veneto, tra i quali il consigliere regionale veronese Alessandro Motagnoli, ha innescato un vero e proprio vespaio di polemiche nelle ultime ore. In gioco, come già sottolineato in precedenza, non vi sono profili di illegalità, bensì ragioni di opportunità politica e, se si vuole, persino etica. In sostanza se uno fa politica e nella vita è un libero professionista che si trova in difficoltà, i requisiti formali per presentare la domanda del bonus in oggetto ci sarebbero stati, tanto è vero che in alcuni casi il beneficio è stato concesso dall'ente. Ciò detto, qualcuno potrebbe legittimamente infastidirsi dinanzi al fatto che, in un clima di emergenza economica generale a causa della pandemia, quello stesso politico che, in virtù della sua attività di rappresentante dei cittadini, percepisce un lauto compenso economico rimasto intatto, chieda anche di ottenere un beneficio che, in teoria, sarebbe stato pensato per aiutare chi ha perso il lavoro, o ha visto drasticamente ridotte le proprie entrate durante il lockdown. 

Con le elezioni regionali alle porte, di tutto ci sarebbe stato bisogno per un partito politico fuorché di una vicenda di questo tipo. Proprio per questo le voci che circolano in queste ore sono di una messa in discussione dell'opportunità di ricandidare quelli che sono, evidentemente, degli esponenti vicini al governatore del Veneto uscente Luca Zaia, il quale si è sin da subito espresso con fermezza sull'argomento. Dinanzi all'intera vicenda dei tre esponenti della Lega vi sono alcune somiglianze che è possibile notare, così come almeno una fondamentale differenza specifica che riguarda il consigliere regionale veronese Alessandro Montagnoli. Per cercare di afferrare tale differenza è possibile riferirsi ad un quarto caso, quello che riguarda un consigliere regionale di un altro partito, questa volta il Pd, al di fuori della Regione Veneto, vale a dire Diego Sarno.

Il consigliere dem in Piemonte ha scritto un lungo post Facebook nel quale spiega la «questione 600 euro Inps e di come sono andati i fatti per quanto mi riguarda». La decisione di parlarne pubblicamente sarebbe volta a far comprendere che si sarebbe trattato di un «errore di sottovalutazione e non una volontà da "furbetto" a cui ho cercato di rimediare subito». Sarno, detto in breve, spiega che la propria moglie gestisce la contabilità, sua e di altri, per professione e che, dinanzi al "bonus Covid", avrebbe usato la partita Iva del marito e la propria (differenti per tipologie) al fine di sperimentare le modalità di richiesta e farsi trovare pronta professionalmente quando si sarebbe trattato di adempiere alle richieste dei propri assistiti: «Quando è uscito il bonus per gli autonomi, - scrive Diego Sarno - come sempre ha usato la mia partita Iva per provare la procedura e nella contemporaneità di quelle degli altri clienti ha concluso anche la mia per errore». Cosa emerge da questo racconto? La excusatio in questo caso punta su un elemento molto chiaro: l'inconsapevolezza del consigliere regionale che, non appena avuta notizia dell'errore e del bonifico ricevuto ha devoluto la somma in beneficenza: «Quando ho visto l'accredito sul mio conto corrente ho cercato una soluzione e non sapendo di poter restituire la somma direttamente ad Inps, ho effettuato un bonifico pari all'importo ricevuto delle due tranche da 600 euro come beneficenza per l'emergenza Covid». 

Post Facebook consigliere regionale Pd in Piemonte Diego Sarno

Il post Facebook del consigliere regionale Pd in Piemonte Diego Sarno

Anche il consigliere regionale veneto Barbisan non sarebbe stato "consapevole" dell'inoltro della richiesta "bonus Covid", così come il vice Presidente della giunta regionale del Veneto e assessore al Bilancio uscente Gianluca Forcolin avrebbe spiegato che la richiesta non l'avrebbe fatta personalmente, bensì sarebbe stata inviata a sua insaputa da una socia dello studio tributario di cui fa parte. Lo stesso Forcolin avrebbe spiegato così la vicenda all'agenzia Ansa: «Lo studio di fiscalista di cui sono socio di minoranza - avrebbe detto ricostruendo la storia Forcolin - ha dovuto far fronte ad un crollo del lavoro, ha dovuto mettere in ferie forzate sette dipendenti che poi sono andate in Cig. Proprio in questa fase lo studio, in automatico, ha provveduto a presentare domande di bonus per i clienti ma anche per i propri dipendenti e nel gioco delle pratiche sono finito anch'io, non lo sapevo. - puntualizza Forcolin - Ne sono venuto a conoscenza da un sms di un socio che mi chiedeva ulteriore documentazione a quanto già in suo possesso: ho lasciato perdere, come mi sembrava giusto, e non ho preso un soldo».

Accettiamo di buon grado tutte queste spiegazioni e, infine, rivolgiamoci a quella del consigliere veronese della Lega in Regione Alessandro Montagnoli, il quale ha a sua volta pubblicato su Facebook un'interessante versione dei fatti che si contraddistingue dalle altre per un elemento essenziale: la consapevolezza. Montagnoli scrive infatti testualmente che «durante l’emergenza coronavirus in forma anonima ho aiutato delle realtà sociali impegnate nella sanità del territorio. Quando è uscito il decreto "Cura Italia", che riguardava tutti i lavoratori autonomi, ho deciso con mia moglie di richiedere il bonus con l’intento fin da subito di devolverli per l’emergenza Covid e a chi lavora nella protezione civile. Ho sbagliato: con il senno di poi ho fatto una leggerezza, ma in buona fede. Questi soldi ero sicuro sarebbero stati spesi bene, dal territorio per il nostro territorio».

In sostanza, l'esponente veronese della Lega Alessandro Monntagnoli spiega di aver richiesto 600 euro con piena consapevolezza al fine proprio di devolverli in beneficenza e, specifica, «ero sicuro sarebbero stati spesi bene, dal territorio per il nostro territorio». L'idea a monte sarebbe quindi stata quella di chiedere i soldi all'Istituto nazionale della previdenza sociale, al fine di devolverli «per l’emergenza Covid e a chi lavora nella protezione civile».

Post Facebook Alessandro Montagnoli

Il post Facebook del consigliere regionale della Lega in Veneto Alessandro Montagnoli

Le reazioni politiche a Verona

Il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco ha riassunto e commentato così, in una breve nota, l'intera vicenda: «Quantunque insufficiente, la prima cosa che si sarebbe dovuto sentire dai protagonisti dello scandalo del bonus per i lavoratori autonomi finito, in qualche caso, e pur avendone formalmente diritto, nelle tasche di deputati e consiglieri regionali dalle già ricche indennità, erano delle scuse. Invece queste non sono arrivate, nemmeno dai partiti che li candidano da decenni. Sono arrivate, invece, delle scusanti e delle giustificazioni irricevibili, come quella che vorrebbe che le domande fossero state compilate a loro insaputa, oppure che i soldi del bonus fossero già stati devoluti in beneficenza. Ma la beneficenza - conclude il consigliere Michele Bertucco - si fa con i soldi propri, non con quelli dello Stato, e questi signori, di soldi statali, ne percepiscono già a sufficienza».

Anche il movimento civico Traguardi è voluto intervenire sull'argomento: «La polemica sul bonus mi appassiona poco - commenta il consigliere comunale a Palazzo Barbieri Tommaso Ferrari - e considero sempre pericolose le fiammate "anticasta" che vedono in chi fa politica, ma magari non ne vive, solo un gruppo di profittatori e corrotti. Trovo però che questa sia l'ennesima lezione per una politica con la bava alla bocca, sempre pronta a mettere in piedi processi mediatici per colpire gli avversari, salvo poi passare irrimediabilmente dal banco dell'accusa a quello degli imputati». A fargli eco è quindi Pietro Trincanato, il presidente del movimento civico Traguardi: «La Lega deve molta della sua recente fortuna al nemico facile, alla costruzione del caprio espiatorio, alle macchine del fango, - incalza Pietro Trincanato - ma alla prova dei fatti i suoi esponenti si trovano sempre più spesso a compiere quelle stesse azioni che, a parole, il partito condanna. E così il mito facile del buon governo si scioglie, anche da noi. Siamo sicuri che i veneti se ne ricorderanno il 20 di settembre».

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