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Bardolino, partito progetto per mantenere i canneti sul litorale del lago

Il Comune ha affidato a due tecnici forestali specializzati, Marina Negretto e Anna D'Andrea, la stesura del piano di salvaguardia che durerà inizialmente due anni e che apre la strada ad un nuovo approccio nella gestione delle piante

È partito nelle scorse settimane il progetto per la manutenzione e il mantenimento dei canneti del litorale di Bardolino. Dopo il passaggio di consegne per questo tipo di interventi dalla Provincia di Verona alle singole amministrazioni comunali, il Comune guidato dal sindaco Lauro Sabaini è intervenuto per tutelare e preservare una delle più importanti specie vegetali del Lago di Garda, affidando a due tecnici forestali specializzati, Marina Negretto e Anna D’Andrea, la stesura del piano di salvaguardia che durerà inizialmente due anni, ma che apre la strada ad un nuovo approccio nella gestione delle piante in area demaniale.

«Il tema non è più solo quello dello sfalcio o dell'ordinaria amministrazione del verde pubblico - ha spiegato Katia Lonardi, vicesindaco con delega all'ecologia - ma di salvaguardia e tutela di una parte fondamentale dell'ecosistema del Lago di Garda». Il Phragmites australis, questo il nome scientifico del canneto, svolge infatti numerose funzioni, dal riparo per la fauna ittica, a sede di nidificazione per alcune specie di uccelli, senza contare le altre due fondamentali attività che sono la fitodepurazione dell’acqua e la protezione delle sponde dai fenomeni di erosione provocati dal moto ondoso.
«Tutelare l'ambiente, preservare l'ecosistema del Lago di Garda, perseguire il risparmio energetico, non sono solo delle battaglie etiche - ha proseguito Lonardi - Per un territorio turistico come il nostro è di primaria importanza proprio l’ambiente, la natura, ossia uno dei motivi per cui il turista sceglie Bardolino e il Lago di Garda. Siamo molto soddisfatti di questo progetto di salvaguardia delle sponde e abbiamo trasformato quello che poteva essere un onere in più in una opportunità da cogliere e divulgare».

«La mancata gestione e quindi l’abbandono colturale dei canneti, provoca una serie di problematiche ambientali che progressivamente portano ad una drastica riduzione della sua superficie - ha spiegato Marina Negretto, cofirmataria del progetto - con conseguente danno irreversibile alla biodiversità faunistica, peggioramento della qualità delle acque e aumento dell’erosione delle sponde. È fondamentale attuare una gestione programmata nel tempo di questo habitat con interventi mirati di manutenzione».

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