Dopo le mense nuova stangata per le famiglie sullo scuolabus: scoppia la polemica a Verona
«È altissimo il rischio che le famiglie rinuncino al servizio - dichiarano La Paglia e Rotta - o siano addirittura costrette a far cambiare scuola ai bambini. Mandarli in taxi costerebbe meno, hanno commentato alcune mamme». Il sindaco si difende: «È colpa di Gentiloni»
Dopo le polemiche suscitate dall'aumento delle tariffe per la retta delle mense scolastiche a Verona, infiamma nuovamente il clima politico cittadino attorno, questa volta, ai costi da sostenere dalle famiglie per il servizio scuolabus. «Con una comunicazione ferragostana ai genitori dei bambini degli asili nidi, - si legge in una nota divulgata dalla consigliera comunale Pd Elisa La Paglia e dalla deputata Alessia Rotta - il Comune ha comunicato l’aumento del costo del trasporto scolastico, solo la settimana prossima avviserà le famiglie delle scuole dell’infanzia. Alle famiglie - prosegue la nota - si chiede di confermare l’iscrizione già effettuata a marzo con la spada di Damocle di una tariffa, a bambino, di 2mila euro. Visto il costo mensile del nido, le famiglie non possono certo farsi carico anche di 200 euro al mese in più! È altissimo il rischio che le famiglie rinuncino al servizio - dichiarano ancora La Paglia e Rotta - o siano addirittura costrette a far cambiare scuola ai bambini. Mandarli in taxi costerebbe meno, hanno commentato alcune mamme».
Un po' come per la vicenda dei rincari sulle tariffe delle mense scolastiche, anche in questo caso è all'incirca lo stesso schema politico che si ripete: esponenti Pd criticano il Comune di Verona per i rialzi, gli amministratori locali, sindaco e assessore all'Istruzione in primis, si difendono scaricando la patata bollente sui governi nazionali degli anni passati, nella fattispecie a guida Partito democratico. Con un tempismo perfetto, in una nota stampa diffusa sempre il 23 agosto da Palazzo Barbieri si legge di come il sindaco Federico Sboarina avrebbe chiesto proprio ieri «al Viminale la modifica legislativa necessaria a scongiurare l'aumento delle tariffe del trasporto scolastico». Del problema sarebbe inoltre stato informato anche il Prefetto. Tutte queste azioni, secondo quanto si apprende dalla nota del Comune, si aggiungerebbero «al lavoro già attivo nei mesi scorsi, partito dopo la sentenza della Corte dei Conti del Piemonte che, a giugno, aveva definito lo "scuolabus" non un servizio a domanda individuale, i cui costi devono pertanto ricadere totalmente sull’utenza e non sulle casse comunali». Sullo stesso tema, fa sapere sempre il Comune, si sarebbe impegnato «anche il senatore Stefano Bertacco che, a giugno, aveva sollecitato il governo con una interrogazione».
«Da subito ci siamo mossi con i nostri parlamentari perché fosse attuata la modifica. - spiega il sindaco Sboarina - In questi giorni siamo di nuovo in contatto con il Viminale per capire quale possa essere la soluzione, questo servizio fondamentale per tante famiglie veronesi va difeso con tutti gli strumenti. Noi siamo dalla parte delle famiglie, contrariamente al Pd che con l’allora premier Gentiloni nel 2017 ha dato questa mazzata». «Ricordo - aggiunge a sua volta l'assessore all'Istruzione Bertacco - che il decreto legislativo a cui si rifà la Corte dei Conti è del governo Gentiloni che in aprile 2017 stabilì che non dovevano esserci oneri a carico degli enti territoriali per il trasporto scolastico».
Spiegazioni che paiono però non aver convinto le esponenti del Partito democratico La Paglia e Rotta, le quali ribattono: «È una decisione improvvida e grave, quella del sindaco e della sua giunta che hanno deliberato di fare pagare alle famiglie costi che il Comune avrebbe potuto ammortizzare, come sempre ha fatto, con i propri contributi. Non accettiamo - incalzano le esponenti Pd - che il Comune si nasconda dietro sentenze che non trovano un’interpretazione unanime. Il Comune di Verona infatti avrebbe potuto, come hanno fatto molti altri Comuni, decidere di non riversare sulle famiglie l’intero costo del servizio, che resta di interesse pubblico. Diversamente da quanto già affermato nelle scorse settimane dal sindaco Sboarina e come segnalato nella nota di Anci Veneto, - aggiungono La Paglia e Rotta - le interpretazioni sono molteplici e la sentenza della corte dei conti del Piemonte non farebbe giurisprudenza, poiché in altre situazioni analoghe di segno opposto altre sono state le sentenze della corte in altre regioni. Senza contare, come mette in luce il documento di Anci Veneto, che la legislazione nazionale e regionale non escludono la possibilità di sostegno economico da parte dei Comuni alle spese di trasporto scolastico, correlandolo al diritto allo studio».