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Ipotesi biglietti degli autobus più cari. PD e Cgil: «I sacrifici li faccia la Regione»

Filt Cgil Verona e Partito Democratico chiedono all'ente regionale di aumentare i suoi contributi per il trasporto pubblico locale. «Servono risorse aggiuntive per sostenere e rilanciare un settore a rischio implosione finanziaria e occupazionale»

Da lunedì scorso, 9 gennaio, Atv non riesce più a coprire l'intero servizio di trasporto pubblico locale nel Verona. Sono 62 le corse sospese e si teme che dalla prossima settimana le sospensioni possano essere anche maggiori. «Mancano gli autisti», è la giustificazione dell'azienda. E mancano gli autisti perché le nuove assunzioni non riescono più a coprire le dimissioni ed i pensionamenti. Lavorare come autista in Atv non sembra essere più attrattivo. Lo stipendio viene giudicato basso ed essendoci poco personale gli straordinari sono all'ordine del giorno. Servirebbero più risorse, ma il dibattito sul dove andarle a trovare è praticamente un dialogo tra sordi. C'è infatti chi chiede al Governo e alla Regione Veneto di aumentare gli investimenti nel trasporto pubblico. Mentre la Regione chiede di ritoccare il prezzo dei biglietti.

Ma la proposta di aumentare il costo del biglietto è iniqua e insufficiente, secondo Silvano Danieli, responsabile del trasporto pubblico locale per Filt Cgil Verona. Biglietti più costosi significa infatti che il problema viene scaricato sui cittadini, i quali stanno vivendo un momento già complicato tra inflazione e caro bollette. Inoltre, il costo del servizio si regge sui titoli di viaggio solo per il 35%. Il resto delle entrate è dato da fondi pubblici. «Il quadro è paradossale - ha commentato Danieli - A fronte di una sempre maggiore e crescente domanda di trasporto pubblico locale nelle nostre città, unita anche al ripristino del pieno regime di sevizio dopo la crisi pandemica, le aziende del trasporto si trovano a fronteggiare seri rischi di tenuta economico-finanziaria». Infatti, il prezzo dei biglietti a Verona è fermo da anni, ma il prezzo dei carburanti è salito ed è quello ad incidere di più nel bilancio di Atv. « E a tutto ciò è strettamente connessa l’altra grossa contraddizione del settore - ha aggiunto il sindacalista di Filt Cgil Verona - Una problematica emersa prepotentemente con la pandemia è rappresentata infatti dalla estrema difficoltà di reperire in particolare autisti di autobus con conseguenze sulla regolarità e sulla qualità del servizio e con altre conseguenze come il ricorso massivo allo straordinario. In Atv non è raro avere in servizio lavoratori per 14 ore consecutive». Carichi di lavoro enormi con stipendi che non vengono ritenuti all'altezza. Un connubio di fattori che in parte spiega le tante dimissioni registrate lo scorso anno.
«Di fronte a questo momento di profonda criticità, è necessario procedere al più presto con interventi strutturali da parte delle istituzioni, a partire dal Governo che dovrebbe indicizzare i contributi ai costi reali - ha concluso Silvano Danieli - Ma anche da parte della Regione Veneto per prevedere le necessarie risorse aggiuntive per sostenere e rilanciare un settore a rischio di implosione finanziaria e occupazionale».

Ed anche il Partito Democratico chiede un maggior contributo da parte della Regione. «Prima di domandare un sacrificio all'utenza dei bus cittadini con l'ipotizzato aumento del prezzo del biglietto, è tempo che la Regione Veneto fornisca un chiaro segnale che il futuro del trasporto nelle città venete deve andare in direzione della sostenibilità - hanno scritto Fabio Segattini, Michele Bresaola, Carlo Beghini e Francesco Casella - Mentre nel resto del Paese le Regioni integrano il finanziamento statale con un contributo aggiuntivo che è mediamente del 27%, nel Veneto nel 2022 sono stati stanziati soltanto 6.5 milioni contro il caro carburante, pari al 2.5% della quota veneta del fondo trasporto. Il contributo veneto del 2022 era da considerarsi una tantum ed era sostanzialmente inedito, nel senso che prima di allora non c’era nessuna forma di contribuzione. I finanziamenti erogati dalle regioni vicine, come l’Emilia Romagna (51 milioni che salgono a 100 milioni nel 2023) e la Lombardia (oltre 600 milioni) la dicono lunga sulla diversa considerazione che si ha del trasporto pubblico locale. In quelle regioni si è anche provveduto a finanziare l'acquisto di mezzi pubblici che dunque hanno un'età media molto più bassa della nostra. Ci aspettiamo dunque dalla Regione una presa di coscienza: il contributo al funzionamento del trasporto pubblico locale deve passare innanzitutto da un maggiore contribuzione regionale, necessaria per dare efficienza al servizio e per scongiurare aumenti del costo dei servizi».

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