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Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità San Giovanni Lupatoto / via Legnago

"Alcatraz", il nuovo show dello Psychiatric Circus: sorvegliare e punire il circo della vita

Siamo stati ad "Alcatraz", a San Giovanni Lupatoto con lo Psychiatric Circus. Ne è venuto fuori un viaggio al fondo dell'umano tra teatro e circo, momenti toccanti e situazioni esilaranti

«Biglietti prego...», «eccoli, a lei...». «Fermi lì, non vi ho detto che potete passare...avete della droga voi?». Sorrido e rispondo con un diniego. «Sostenete dunque di non avere droga con voi, ma i vostri sguardi mentono, perché ridete?». Sorrido di nuovo e, scherzando, rispondo: «Forse perché l'abbiamo appena finita tutta!». È più o meno così che l'altra sera sono entrato per la prima volta ad "Alcatraz".

Non capita tutti i giorni di andare a teatro e, allo stesso tempo, al circo; se a questo aggiungiamo poi che, una volta dentro, si scopre pure di essere in gabbia, non una gabbia qualunque ma il carcere per antonomasia, si comprende bene come il nuovo spettacolo dello Psychiatric Circus, in programma fino al 30 settembre a San Giovanni Lupatoto, sia un'esperienza decisamente da provare e vivere fino in fondo.

"Alcatraz" - Psychiatric Circus a San Giovanni Lupatoto - Show

Dentro il tendone c'è un gran casino, prima che lo spettacolo cominci, urla e schiamazzi, delle celle sullo sfondo nella semioscurità, gente "normale" che come me si guarda attorno un po' smarrita, ruotando nei pressi del bancone del bar. La birra è buona, i pop-corn anche, dopotutto, penso io, in carcere non si sta mica così male...Una manata improvvisa sulla schiena mi fa però repentinamente cambiare idea; mi volto e vedo una donna vestita con una tuta da detenuta, è lei quella della manata, mi squadra con disprezzo e tira dritto verso una sua nuova vittima. Beckett si domandava: «Come mai quando mi tiri un calcio nel culo, non posso evitare di provare un dolore anche nell'anima?». Me lo chiedo pure io, la risposta non mi viene, ma è lì che capisco che il "pre-spettacolo" è già teatro, mentre comprenderò soltanto più tardi che, qui, il teatro significa oppressione.

Una voce dall'alto ci richiama all'ordine, a noi tutti uomini infami: dobbiamo disporci in fila ed occupare i nostri posti, lo "spettacolo" sta per iniziare. Quello che parla è il direttore del carcere, un tipetto poco raccomandabile, spetta a lui il compito di farci capire che ora siamo dentro, "Alcatraz" ha aperto le sue porte per farci entrare in quel luogo altro che è la prigione. Recentemente, qualcuno che, suo malgrado, di carcere se ne intende, in un bel libro dedicato al più celebre racconto di Franz Kafka, La metamorfosi (Die Verwandlung), ha scritto che «un animale umano chiuso in una cella si trova, a fare sonni agitati, trasformato in uno scarafaggio». Il personaggio kafkiano, Gregor Samsa, è, non a caso, attraversato da una lancinante dicotomia, quella tra il dentro e il fuori: dentro uomo, fuori insetto (Ungeziefer, parassita), dentro la sua casa si è abbattuta e regna la sventura, fuori la vita risplende e sorge rigogliosa. Se vogliamo, è ancora il calcio in culo beckettiano, fa male fuori, ma si sente soprattutto all'interno.

"Alcatraz" - Psychiatric Circus a San Giovanni Lupatoto - Teatro

Torniamo ad "Alcatraz", allo spettacolo, in fondo non ci siamo mai mossi da lì: trasformarci in scarafaggi, farci attraversare per il tempo di uno show da quella sfibrante dicotomia dentro/fuori, ecco il trattamento che la scena, il teatro, si promette di riservare ai suoi spettatori. Ma uno spettatore oppresso, oppresso dal teatro, dall'azione drammatica che si dipana sul palco, può sciogliere le sue catene, calcare la scena, farsi spet(t)-at(t)ore, ed ecco che allora, persino ad "Alcatraz", si può ridere a lungo e di gusto, tra una gag e l'altra con la partecipazione del pubblico, dissolvere quel rigido confine che separa il dentro e il fuori (una prigione, un palco...).

Non è tutto qui, perché certamente vi è anche dell'altro, vale a dire il circo. Non c'è prigione senza possibilità di fuga, non vi è dentro che non lasci supporre l'esistenza, o almeno la speranza, di un fuori. Che cos'è il circo? È quel che resta quando la parola cessa, quando le parole vengono meno. La parola sta al teatro, come il movimento sta al circo. L'alternarsi di momenti teatrali e numeri circensi durante lo spettacolo "Alcatraz", ci pare non avere altro senso che questo: liberare i corpi, dopo averli assoggettati. È il dispositivo drammaturgico, il teatro, che in "Alcatraz" imprigiona attori e spettatori, confinandoli lungo il limite tracciato tra dentro e fuori, un limite che segna la buona e la cattiva società, le bestie e gli esseri umani, e come tutti sanno, l'uomo è uomo poiché è quell'animale dotato di parola.

"Alcatraz" - Psychiatric Circus a San Giovanni Lupatoto - Circo

Acrobati e acrobate, ballerini e danzatrici, equilibristi d'ogni sorta, che cosa sono questi muti corpi che si librano avvinghiati tra loro, o piuttosto trattenendosi tra le luci e i riflessi che attraversano i tessuti svolazzanti nei quali si attorcigliano con leggiadria? Null'altro che la possibilità di una caduta, questo è il circo della vita, o il suo movimento intensivo che sfugge alle parole, preservare il quale è compito che spetta all'atletismo silenzioso dei corpi. All'idea di salvezza da conquistare dopo aver emendato una colpa infinita, un debito, derivante dalla caduta originaria dell'uomo, i corpi circensi alla ricerca del fuori, oppongono quella di una salvezza che non può ottenersi se non continuando a cadere, una caduta infinita, o detto altrimenti, la possibilità di una caduta e la tensione vitale ch'essa produce. 

Che la comunità degli animali uomini non abbia saputo trovare niente di meglio di una serie di dispositivi dentro/fuori, tra i quali evidentemente spicca la galera, per instaurare un ordine sociale, può in modo legittimo lasciar dubitare del grado di civiltà dei suoi componenti. Poiché, in fondo, pare domandare a tutti noi lo spettacolo "Alcatraz" con i suoi funamboli circensi e le sue maschere di clown, un uomo che imprigiona un altro uomo, non sta forse incatenando anche una parte di se stesso? E non è forse questo il più grande delitto che possa essere commesso?

Informazioni e biglietti

Durata spettacolo: 2 ore più 40 minuti di pre show.

BIGLIETTI: disponibili in prevendita su www.psychiatricircus.com e direttamente alla cassa 2 ore prima degli spettacoli. 

Web: https://www.psychiatricircus.com/

TEL. 329/6212090

WHATSAPP: 380/7437201

(ph Papetti)

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