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Studio del genoma del coronavirus conferma che non è depotenziato

Lo hanno affermato Antonia Ricci e il virologo Calogero Terregino, dell'istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, ospiti dell'aggiornamento sull'emergenza Covid tenuto dal presidente Zaia

La "carta d'identità" del coronavirus in Veneto. Anche di questo si è parlato oggi, 25 giugno, nel consueto appuntamento tenuto sull'emergenza dal presidente regionale Luca Zaia. Per affrontare questo argomento, Zaia ha invitato la professoressa Antonia Ricci, direttrice dell'istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, e il virologo Calogero Terregino. «Sono coloro che hanno sequenziato il virus - così li ha presentati Zaia - Conoscere il virus significa capire che evidenza clinica avranno i malati, perché in base alle mutazioni il virus potrebbe aggredire di più i polmoni o potrebbe dare alcune sintomatologi piuttosto che altre».

Ma prima di lasciare la parola a Ricci e Terregino, Zaia ha letto il bollettino di oggi e lo ha commentato così: «Resta viva la preoccupazione per una possibile reinfezione. Il virus c'è, continua a contagiare e quindi il mio appello ai cittadini è di non prenderlo sotto gamba. Chiedo a tutti la massima attenzione. Si può andare anche in spiaggia, basta distribuirsi ed evitare assembramenti. Che sia chiaro: il nostro staff è schierato ed è pronto all'eventualità di una nuova reinfezione che speriamo non arrivi mai».

Dopo Zaia, il microfono è passato ad Antonia Ricci: «Ogni malattia infettiva dipende da tre fattori: l'ospite, il patogeno e l'ambiente - ha spiegato la professoressa - In questo caso, l'ospite è l'uomo, ed è sempre quello; il patogeno è il coronavirus, ed è sempre quello; l'unica cosa che abbiamo cambiato è l'ambiente, per modificare l'andamento dell'epidemia. Con il lockdown e il distanziamento abbiamo evitato che il virus passasse agevolmente da una persona all'altra. La carica virale è diminuta perché abbiamo aumentato le distanze tra di noi, perché i malati non circolano e quindi oggi si viene in contatto con una quantità di virus molto bassa. Ma, oltre all'uomo, ci sono anche gli animali. E noi abbiamo cercato di capire se anche gli animali potessero trasmettere il virus. Ad esempio, abbiamo fatto una ricerca sulle zanzare e abbiamo visto che non possono trasmettere il coronavirus. Noi, però, abbiamo anche sequenziato il virus. Significa che abbiamo analizzato perfettamente il suo genoma. Il coronavirus, in realtà, è una popolazione di virus ed ogni virus è leggermente diverso. E sequenziare il virus è utile a capire le piccole differenze che ci sono nella popolazione dei virus. Ma soprattutto è importante per capire se le mutazioni sono tali da rendere inefficaci delle terapie o un vaccino, o se rendono il virus più o meno debole. E dalle informazioni che abbiamo oggi, il virus non è cambiato così tanto».
E Calogero Terregino ha aggiunto: «Questo virus è nuovo, il Covid-19 è una malattia nuova e quindi non abbiamo molte informazioni, per questo è fondamentale continuare le ricerche ed incrociare i dati del genoma con quelli clinici. Attualmente, non ci sono evidenze scientifiche che danno una certezza che il virus si è attenuato. E quindi è sempre meglio avere un atteggiamento prudente».

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