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Zaia: «Criterio meritocratico per i 61 milioni di premio ai lavoratori della sanità»

Il presidente della Regione Veneto li ha ringraziati: «Sono stati la squadra che ha fatto la differenza»

Anche senza gli assessori che di solito lo accompagnano in questi appuntamenti quotidiani, Luca Zaia ha tenuto anche oggi, 19 maggio, l'aggiornamento sull'emergenza coronavirus, partendo come sempre dalla lettura dei dati sui contagi, i ricoveri, i morti e le guarigioni e poi esprimendo alcune considerazioni personali.

Il presidente della Regione non ha nascosto l'ansia che lo accompagna in queste giornate in cui tante attività economiche hanno riaperto ed altre si apprestano a riaprire. «Non nego che mi sono arrivate decine di foto e video realizzati nei centri delle nostre città riempiti dalla movida a cielo aperto - ha commentato Zaia - Io non ho nulla contro la festa e il divertimento, però la messa in sicurezza di tutti prevede l'utilizzo della mascherina e l'assenza di assembramenti. E queste non sono coercizioni di un regime ma sono degli elementi che salvano la vita. Ed è sbagliato pensare che queste aperture significhino che l'emergenza sia finita. Se non si rispettano le regole, si rischia il contagio e tanti contagi riempiono gli ospedali».

E a proposito di ospedali, Luca Zaia ha annunciato che ormai è in fase di chiusura l'accordo con i rappresentanti dei lavoratori della sanità per la ripartizione dei 61 milioni di euro che la Regione ha stanziato come ringraziamento per chi ha combattuto il virus in prima linea. «Sono risorse che diamo come riconoscimento straordinario a tutti coloro che si sono adoperati in questi mesi - ha spiegato Zaia - Sono felice perché si è trovata una soluzione meritocratica per la redistribuzione, perché è indubbio che chi lavorava in terapia intensiva o nel reparto di malattie intensive si sia esposto a maggiori rischi rispetto a chi era in altri reparti. Però comunque questo è un premio per tutti e che potrebbe arrivare anche a 1.200 euro. E faremo anche un ringraziamento formale perché loro sono stati la squadra che ha fatto la differenza».

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