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Vendevano 40 dosi di cocaina al giorno, cinque arresti tra Verona e Fumane

L'importante giro d'affari illeciti fruttava circa 2.500 euro al giorno. Il gruppo aveva come base un bar e due appartamenti, uno dei quali particolarmente fortificato

Ieri, 18 novembre, i carabinieri della sezione operativa scaligera e delle stazioni di Verona e Verona-San Massimo hanno condotto in carcere due uomini italiani, un bosniaco e una donna marocchina. Ed hanno notificato l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria ad una seconda donna di nazionalità italiana. Tutti e cinque sono accusati di concorso in spaccio continuato di sostanze stupefacenti. I membri del gruppo vengono ritenuti responsabili a vario titolo di spaccio di cocaina nel capoluogo e nel territorio di Fumane.

L'attività investigativa, coordinata dal procuratore Alberto Sergi, ha fatto emergere gravi elementi di colpevolezza per tutti gli arrestati, i quali sarebbero riusciti a creare un importante giro d'affari illeciti con base in due appartamenti, uno a Verona e uno a Fumane, e in un bar di Fumane. La proprietaria del bar è, infatti, la donna raggiunta dall'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, per il suo supporto offerto alla redditizia attività criminale. Il suo compagno, invece, è uno dei due italiani finito in carcere ieri.
All'interno del sodalizio, i ruoli dei due italiani sarebbero stati quelli più attivi, mentre il bosniaco e la marocchina avrebbero avuto ruoli di natura più logistica. Infatti, il primo arrestato è stato il bosniaco, bloccato in macchina mentre stava trasportando a Fumane 52 grammi di cocaina. In casa sua sono stati poi trovati e sequestrati 15mila euro che potrebbero essere stati guadagnati grazie allo spaccio. Il secondo arresto è stato quello dello spacciatore attivo in città, soprattutto nel quartiere di San Massimo, trovato con 12 grammi di cocaina. E il cerchio si è poi chiuso sulle due donne e sullo spacciatore attivo a Fumane. Quest'ultimo, viveva in una casa isolata e ben protetta da telecamere per evitare che le forze dell'ordine intralciassero l'attività. Il "fortino" costruito dall'indagato (l'operazione dei carabinieri è stata proprio ribattezzata Fortino) è stato comunque espugnato dai carabinieri, i quali all'interno dell'abitazione hanno trovato e sequestrato cocaina e 20 piante di marijuana dal peso complessivo di 7 chilogrammi.

L'operazione è stata presentata questa mattina dal comandate dei carabinieri di Verona Alessandro Papuli, il quale si è soffermato sul fatto che lo spaccio al dettaglio di stupefacenti sarebbe avvenuto senza interruzioni per almeno 5 mesi, con una vendita media giornaliera di circa 40 dosi di cocaina ed un introito quotidiano di 2.500 euro. «Per l'acquisto dello stupefacente - ha spiegato Papuli - all'assuntore bastava chiamare un numero di cellulare dedicato, oppure prendere contatti fisicamente con gli spacciatori, di fronte al bar oppure nelle loro rispettive abitazioni a Verona o Fumane. I pusher avrebbero poi provveduto ad indicare al cliente il luogo dello scambio».
Infine, nel corso dell'indagine svolta con il supporto di intercettazioni telefoniche e di telecamere nascoste, sono stati identificati più di 53 clienti abituali.

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