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Terrore a Gaza tra i volontari di Progettomondo: «Popolazione civile va protetta»

Le testimonianze della onlus veronese sono tragiche. Un 26enne è morto in casa durante un attacco. «Avrebbe dovuto arrivare in Italia ma non è riuscito a ottenere il passaporto in tempo»

Sono storie di terrore e di vittime innocenti quelle che giungono da Gaza, dove infuria ancora la guerra tra Israele e Hamas. Storie confermate dalla onlus veronese Progettomondo, impegnata da anni in progetti anche in Palestina.

Abraham Saidam è uno dei civili morti a causa del nuovo conflitto. Ha perso la vita a 26 anni in un attacco che ha colpito la sua abitazione. Abraham Saidam era uno dei giovani palestinesi che partecipava alle attività del centro di scambio culturale Vik, nato a Gaza più di dieci anni fa grazie a Meri Calvelli, che oggi è anche responsabile delle attività promosse dalle associazioni Acs di Padova e Progettomondo di Verona. Queste attività fanno parte del progetto Greening the future, nato per fornire fonti di acqua potabile, servizi educativi e di sostegno psico-sociale, e per potenziare il sistema di rifiuti urbani.
«La polvere non si è ancora depositata, e scrivo con dolore e tristezza - è il messaggio scritto da un amico del 26enne morto - Sopravviviamo un altro giorno senza sapere che fine faremo o cosa succederà. La morte è ovunque e la vita da nessuna parte. La nostra vita non ha significato se non lottiamo per il nostro diritto a vivere e per la nostra libertà».
Abraham era stato anche protagonista dello spettacolo teatrale "All That’s Left to Me" tratto dall'Odissea. Aveva realizzato la grafica della locandina e si era occupato del montaggio del trailer dello spettacolo. «Qualche giorno fa avrebbe dovuto arrivare in Italia insieme a un gruppo di 15 ragazze e ragazzi per esibirsi a Milano, Siena e altre città, ma non è riuscito a ottenere il passaporto in tempo - ha dichiarato Calvelli - Tutto è saltato e ora abbiamo appreso che Abraham non c'è più».

L'amico di Abraham Saidam si chiama Mohammed Almajdalawi ed è rimasto in comunicazione con la onlus veronese da Jabalya, al nord della città di Gaza. È uno dei volontari del centro Vik e partecipa al progetto condiviso a Gaza dalle due associazioni con il supporto di Cesvi, Educaid e il partner italiano Ciss.
Dopo essersi inizialmente allontanato dalla città con i suoi quattro figli, ha deciso di tornarci, a costo di perderci la vita. La vita, ha fatto sapere, l'hanno persa sua sorella con il marito. «Tre dei miei figli sono in ospedale - ha riferito - La situazione è davvero molto dura, orribile. Non c'è un posto sicuro».

E un'altra storia riferita da Progettomondo è quella di Said, logista delle attività dei progetti, scappato in Egitto ma con l'ansia di poter tornare in fretta a Gaza, dove si trovano sua moglie e i figli. «Ho avuto un permesso per accompagnare in Europa una donna malata - ha raccontato Said - Le frontiere sono state bombardate, sono chiuse e ho già provato cinque volte a raggiungere Gaza. Ora, dopo tre voli, sono in Egitto e aspetto di trovare un varco. Non posso stare fuori dalla Striscia di Gaza dove si trova la mia famiglia. O vivo con loro, o muoio con loro».

«Ci sono continui bombardamenti, massacri, sia al nord di Gaza che a Khan Yunis, nel sud della Striscia - ha raccontato con un videomessaggio Karam Jad, altro volontario del centro Vik - Le persone sono alla disperata ricerca di cibo, non abbiamo aiuti umanitari di nessun tipo, nemmeno medico. L'ospedale di Shifa, a Gaza City, ha annunciato che i medici non abbandoneranno feriti e malati, piuttosto moriranno nella struttura insieme a loro, ma hanno bisogno di aiuto, di attrezzature, di farmaci».

Acs e Progettomondo si uniscono all'appello dell'associazione delle ong italiane perché siano individuate quanto prima zone sicure per i civili e sia consentito l'accesso agli aiuti umanitari. «Confermiamo l’allarme urgentissimo per la crisi umanitaria a Gaza e ci uniamo alla voce delle Nazioni Unite nel richiedere un intervento immediato della comunità internazionale - si legge in una nota dell'associazione - Sosteniamo le ragioni di Amnesty International nel ribadire che non si ritiene accoglibile e giustificabile l’avvertimento dell’esercito israeliano alla popolazione civile del nord di Gaza e di Gaza City di evacuare verso il sud della Striscia. Queste le parole di Amnesty International: "Si tratta di uno sfollamento forzato di civili, che è una violazione di fatto del diritto internazionale umanitario. Denunciamo il terrore che quest’ultimatum ha generato nella popolazione civile, costringendo migliaia di palestinesi sfollati a dormire in strada, senza alcuna certezza su dove cercar rifugio, nel mezzo di una campagna implacabile di bombardamenti da parte di Israele in una logica di spietata punizione collettiva. È fondamentale che quest’ordine venga revocato immediatamente". La comunità internazionale pretenda la revoca dell’ordine di evacuazione emanato dall’esercito israeliano in 12 ottobre scorso; l’ingresso immediato di aiuti e soccorsi per la popolazione civile di Gaza, a partire dai convogli umanitari fermi in Egitto da giorni al valico internazionale di Rafah; l’identificazione ora e subito di ‘safe zones’ per i civili dentro la Striscia, incluse abitazioni, ospedali e altre strutture di uso pubblico; le garanzie per una modalità in sicurezza di lasciare la Striscia per ferite e feriti, e malati gravi, in modo da ricevere le cure cui hanno diritto. La popolazione civile nella Striscia di Gaza deve essere protetta».

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