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Sentenza su Gardacqua, Comune di Garda non dovrà pagare nessun risarcimento

Il tribunale di Verona ha ritenuto corrette le procedure dell'amministrazione comunale. Il sindaco Bendinelli: «Abbiamo fatto giurisprudenza. È ora di finirla di privatizzare gli utili e socializzare le perdite»

Per il fallimento di Gardacqua, una recente sentenza del tribunale di Verona ha definito corretto l'operato del Comune di Verona, che quindi non dovrà pagare il risarcimento richiesto di oltre 11 milioni di euro. Richiesta di risarcimento che era stata presentata dal fallimento della società che aveva preso l'incarico di costruire la piscina sul territorio gardesano.

Secondo il Tribunale di Verona il risarcimento danni di 11 milioni e 600mila euro non è dovuto perché l'amministrazione comunale si è comportata in modo esente da colpa sia nella forma che nella sostanza. «Sono molto felice di poter leggere questa sentenza - ha commentato il sindaco di Garda Davide Bendinelli - Il Comune è stato completamente assolto perché non responsabile. Mentre il privato è stato condannato alla rifusione delle spese legali per una cifra di 70mila euro. Tutto questo ci mette nelle condizioni di pensare al futuro dell’impianto e del territorio in maniera chiara».

La cronistoria della vicenda comincia nel 2005, quando il Comune di Garda decise di realizzare una piscina pubblica. Scelse di farlo, dopo aver ricevuto in questo senso una proposta da parte della società Atzwanger (impresa primaria del settore), con il procedimento della finanza di progetto. In termini pratici questo significa che la società Garda Acquapark srl (partecipata al 98% da Atzwanger) avrebbe investito la somma necessaria per la costruzione dell’impianto e in cambio ne avrebbe avuto la gestione per 28 anni.
La piscina inaugurò nel 2008. Nel 2013, però, la ditta si dimostrò inadeguata nella gestione. Gli ingressi, e quindi le entrate, si erano rivelati inferiori alle aspettative. A quel punto, il Comune si rese disponibile a rinegoziare l’accordo ma la scelta della ditta fu quella di chiudere l’impianto e dichiarare il fallimento.
Il Comune allora invitò la banca finanziatrice e la procedura fallimentare a designare un nuovo soggetto che potesse subentrare nella gestione della piscina e con i risultati riuscisse a rimborsare i finanziamenti ricevuti. Possibilità concessa proprio dalla disciplina della finanza di progetto. L’invito non venne accolto, il Comune rientrò in possesso dell’impianto e dopo un anno di chiusura ne affidò la gestione ad un altro soggetto.
A quel punto il l'azienda fallita promosse un’azione giudiziaria contro il Comune di Garda per arricchimento senza causa con la richiesta di condanna dell’amministrazione comunale al pagamento del costo dell’opera. La richiesta ammontava a oltre 11 milioni e 600mila euro. L’arricchimento senza causa sarebbe derivato al Comune dalla restituzione anticipata dell’impianto.
L'epilogo della vicenda è stato scritto da tribunale di Verona che ha dato ragione al Comune sotto tutti i profili.

«La materia della finanza di progetto - ha concluso Bendinelli - è per certi versi nuova e non risultano precedenti in materia. Abbiamo fatto, come si dice, giurisprudenza. Il tribunale ha precisato che con il procedimento della finanza di progetto non c’è alcun obbligo nell’amministrazione di corrispondere un prezzo d’appalto, dovendo solo garantire la possibilità dello svolgimento del servizio. È il privato che ha il rischio d’impresa. E così come incassa gli utili se le cose vanno bene, così si deve assumere il rischio delle predite. È ora di finirla di privatizzare gli utili e socializzare le perdite».

L'azienda fallita, nel suo atto giudiziario, aveva cercato di imputare al Comune errori nella valutazione della fattibilità dell’opera e della convenienza della gestione. Ma anche sotto questo aspetto, il tribunale ha chiarito che nessuna responsabilità può essere attribuita al Comune. Tutto il progetto, infatti, sia dal punto di vista tecnico che della sostenibilità economica era stato redatto e presentato per l’approvazione esclusivamente da parte della società Atzwanger, la sola a doversi ritenere responsabile per eventuali inadeguatezze.

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