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Alpini veronesi sull'Ortigara. E domenica saliranno a Passo Fittanze col vescovo Pompili

Sono state 500 penne nere veronesi con famigliari, amici e simpatizzanti a commemorare i caduti alla Colonna Mozza sul monte vicentino. Domani invece l'appuntamento sarà in Lessinia

È passato oltre un secolo ma la memoria rimane indelebile nelle coscienze degli alpini e di quanti, ogni anno, salgono sull’Ortigara fino a quota 2.105 metri per commemorare i circa trentamila militari italiani che su questo altopiano hanno perso la vita durante i conflitti del 1917.

Lo scorso fine settimana, oltre 500 penne nere veronesi, insieme a famigliari, amici e simpatizzanti, si sono dati appuntamento ad Asiago ed hanno fatto rotta alla Colonna Mozza per la cerimonia di commemorazione ai caduti e per la messa concelebrata dal cappellano della sezione veronese don Rino Massella. Per lui, da quando nel 1979 è diventato cappellano sezionale, è stata la 44esima volta sull’Ortigara.
E in questo fine settimana tocca a un altro pellegrinaggio molto sentito e seguito dagli alpini: il pellegrinaggio a Passo Fittanze, in Lessinia. Domani, 16 luglio, l’appuntamento è sopra Erbezzo, sotto il monumento delle aquile, dalle 9.30. Il programma della giornata prevede alle 10.30 l'alzabandiera e l'onore ai caduti, seguito dal saluto delle autorità presenti. A seguire, dalle 11, la celebrazione della messa che sarà officiata dal vescovo di Verona Domenico Pompili, insieme al cappellano sezionale.

«Sull’Ortigara siamo saliti come ogni anno in silenzio, quasi in raccoglimento, perché questa montagna, più degli altri luoghi, porta ancora intatta la memoria e i segni evidenti degli eserciti che si contrapposero, nessuno di noi alpini sale senza provare emozione sull’Ortigara - ha spiegato il presidente di Ana Verona Maurizio Trevisan - Noi alpini non dimentichiamo. Sull’Ortigara, insieme ad amministratori, forze dell’ordine, militari in armi, rappresentanti austriaci e sloveni, abbiamo ricordato i protagonisti di allora senza distinzione di nazionalità e di grado, perché tutti i caduti hanno diritto al massimo onore. Questo monte, questa pietraia che ancora porta i segni della battaglia, è un sacrario a cielo aperto».

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