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Chievo Verona e il Var: «Ci vogliono far morire, ma noi non moriamo»

Il direttore sportivo Romairone: «Vogliamo che il nostro destino sia deciso dal campo. Se saremo scarsi perderemo le partite, ma che almeno ci permettano di giocarle»

«Siamo stanchi tutte le volte di subire delle situazioni che vanno al di là della partita». Lo ha detto il direttore sportivo del Chievo Verona Giancarlo Romairone ieri, 9 marzo, dopo la partita persa con il Milan. Dopo la partita con l'Udinese, neanche un mese fa, l'allenatore gialloblu Domenico Di Carlo aveva chiesto «più equità nelle decisioni». E a fine gennaio ad arrabbiarsi per il Var era stato il presidente del Chievo Luca Campedelli, dopo il match con l'Udinese. Ormai il club non sa più che parole utilizzare per evitare di sentirsi penalizzato dalle decisioni arbitrali.

Siamo stanchi di subire l'ennesimo gol dove non c'è bisogno di andare a vedere il Var perché c'è un fallo clamoroso e sul primo gol la barriera è a dodici metri invece che a nove metri - ha aggiunto Romairone - Vogliamo che il nostro destino sia deciso dal campo. Se saremo scarsi perderemo le partite, ma che almeno ci permettano di giocarle.

Gli episodi citati dal direttore sportivo clivense sono la barriera, giudicata troppo distante, sul calcio di punizione poi trasformato da Biglia e il gioco pericoloso di Piatek su Depaoli, un fallo che se fischiato avrebbe fermato l'azione del secondo gol rossonero. L'arbitro Pairetto ha anche aspettato le valutazioni dei colleghi al Var prima di convalidare la rete del polacco e alla fine l'ha convalidata. «Ci vogliono far morire, ma noi non moriamo - ha commentato il tecnico Di Carlo - Abbiamo giocato alla pari con il Milan. I ragazzi ci hanno messo il cuore. Non abbiamo creato tante occasioni da gol, ma siamo stati in partita sempre. Ci sono ancora a disposizione 33 punti e faremo il massimo. Poi sono sei partite che tutti gli episodi sono tutti contro di noi. Io non voglio creare alibi. Noi non vogliamo niente, vogliamo solo giocare alla pari con gli avversari almeno dal punto di vista arbitrale».

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