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Blog Veronetta / Interrato dell'Acqua Morta

Antichi mestieri e corporazioni scomparse: i radaroli

Erano i commercianti di legname che con le zattere (ratis, in latino) scendevano l'Adige dal Trentino per portare la materia prima ai falegnami veronesi

In dialetto erano chiamati radaroi oppure satieri e il riferimento è sempre alla stessa parola: zattera. L'assonanza tra zatterieri e satieri è palese, mentre radaroli deriva dal latino "ratis" che appunto significa zattera, rimasto ancora nel francese moderno che chiama la zattera "radeau".

I radaroli erano quindi i conduttori delle zattere che navigavano sull'Adige e quindi a Verona arrivavano dal Trentino. Ma i radaroli erano anche commercianti e trasportavano la legna che serviva ai falegnami per lavorare. Era dunque legna per lavori artigianali, mentre quella da ardere si poteva reperire nel territorio scaligero.

Il perché lo trasportassero via Adige è presto detto. I fiumi sono stati per molti secoli una via di comunicazione privilegiata. Gli spostamenti via terra non era veloci e sicuri come quelli via acqua, dove la spinta della corrente agevolava il movimento delle piccole imbarcazioni. Essere quindi un radarolo era dunque un buon mestiere, tanto che la corporazione veronese ha origini sicuremente anteriori al XIII secolo. E come ogni altra organizzazione aveva un rappresentante, detto gastaldo, a cui tutti dovevano obbedienza.

Diversi i punti d'attracco che gli zatterieri avevano a Verona. Provenendo dal Trentino, entravano in città da Parona e uno dei primi punti in cui si potevano fermare era in zona Saval. Scendendo, si poteva fermare la zattera dalle parti di Regaste San Zeno e superata la curva del fiume lo scalo successivo era in Riva San Lorenzo. Prima di ponte Pietra, i radaroli avevano un altra area di sosta in prossimità di quella che adesso è piazza Broilo. Dopo ponte Pietra e ponte Navi c'era lo scalo in zona Campo Marzo, ma prima c'era la stazione di posta probabilmente più importante quella dell'Isolo, dove poi nacque anche la dogana veneta. In questa zona, vicino alla chiesa di Santa Maria in Organo, c'è anche una via che si chiama Interrato dell'Acqua Morta. Effettivamente l'acqua morta era quella dell'Adige, che lì scorreva placidamente prima di aprirsi un nuovo letto.

Lo scalo dell'Isolo era il più importante per i radaroli perché era la zona delle segherie, che gli zatterieri rifornivano di materia prima. La presenza delle segherie è rimasta nel nome di una via attuale, via Seghe San Tomaso. In pratica l'Isolo era un piccolo lembo di terra tra due antichi canali, il canale delle Seghe e quello dell'Acqua Morta, in cui la presenza dei commercianti di legname era molto intensa.

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