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Personaggi illustri della città di Verona: il poeta dai versi "alegri e malinconici" Berto Barbarani

Berto Barbarani, all'anagrafe Roberto Tiberio Barbarani, nacque a Verona il giorno 3 dicembre del 1872, qui dove "l'adese, sensa fermarse rompe nei ponti la so canson". Venendo da via Mazzini all'inizio di piazza delle Erbe è possibile ammirare una statua che raffigura quello che fu sicuramente uno dei più grandi poeti dialettali italiani, personaggio illustre della cultura veronese. E proprio nel centro storico di Verona nacque Berto Barbarani, non lontano dal fiume Adige nei pressi del Ponte Nuovo. La famiglia di provenienza era di modeste origini, i suoi genitori gestivano una ferramenta. Berto da giovane intraprese gli studi insieme al fratello, ma dovette poi abbandonarli a seguito della morte del padre che avvenne nel 1887, dovendosi dedicare alla gestione del negozio di famiglia.

Nonostante tutto riuscì in seguito ad iscriversi all'Università di Padova, frequentando la facoltà di Giurisprudenza per un periodo, ma anche in questo caso, finendo poi con l'abbandonare gli studi. Ciononostante è qui che comincia la carriera del giovane poeta con le sue prime pubblicazioni poetiche all'interno di un giornale gestito da universitari. Tali versi furono poi la struttura portante della prima vera raccolte di poesie del Barbarani, "El rosario del cor" pubblicata nel 1895. A partire sempre da questo periodo, Berto Barbarani si dedicò all'attività giornalistica, portando avanti una serie di collaborazioni dapprima con il quotidiano L'Adige e in seguito con il Gazzettino.

La poesia di Barbarani è considerata tra le più importanti nell'ambito dialettale, in grado di raccontare con toni lievi e malinconici il quotidiano a volte triste, a volte lieto, della vita in città e negli ambienti di campagna. Un poeta istintuale e schietto che fu comunque capace d'inventare un suo stile personale, oltre che di dare voce alle piccole gioie, così come anche alle grandi tragedie del suo tempo, basti pensare alla piena dell'Adige nel 1982.

Il periodo sicuramente più triste della sua vita fu quello che coincise anche con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, segnato come fu da diverse perdite famigliari. Dopo la morte dell'amato nipote, toccò alla sua povera moglie Anna Turrini che morì nel 1944. Il 4 gennaio del 1945 la città di Verona subì un epocale bombardamento e il poeta Barbarani, già malato nello spirito e debole fisicamente, fu ricoverato in Ospedale dove trovò in breve tempo la fine dei suoi giorni. Di lui ci restano numerose poesie, all'interno delle quali emerge spesso con lucida malinconia la consapevolezza delle difficoltà che la vita presenta, con le sue tante miserie, ma anche la sua ricchezza e i suoi momenti di felicità, forse illusori e passeggeri, ma ad ogni modo sempre degni di essere cantati in versi poetici: "Se la me vita de tuti i giorni / la va via ciara, canto così: / se la fortuna la me fa i corni, / màstego amaro par tuto un dì; / me scondo drento de ‘na ostaria, / nego la rabia drento nel vin… / Torna l’alegra malinconia, / caval del mato del me destin!".

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