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Cronache dal passato: l'insana malvagità dell'omicidio di Maddalena Stefani

Un delitto passionale datato 9 maggio 1926 e avvenuto in zona Porta Palio. Non un giallo, perché il colpevole è noto fin da subito: Francesco Vitale, ex amante della sorella di Maddalena, Lavinia Stefani

Sulla lapide che la ricorda c'è scritto che Maddalena Stefani è morta il 9 maggio 1926 "stroncata da insana malvagità".

È un delitto passionale quello che si consumò nel maggio del '26 in zona Porta Palio. Non un giallo perché l'omicidio era avvenuto davanti ad alcuni testimoni e dopo una caccia all'uomo, il colpevole, Francesco Vitale, fu arrestato e messo in carcere.

Francesco Vitale era nato a Catanzaro ed era giunto a Verona dopo aver mosso i primi passi nella carriera da carabinieri. Durante la prima guerra mondiale combatte come bersagliere, viene ferito e abbandona la carriera militare. Si ritrova a Verona a fare il venditore, si sposa e ha una bambina. Non è ben visto dai suoi conoscenti, ha un brutto carattere ed è facile all'ira. Difetti a cui fa poco caso la sorella di Maddalena Stefani, Lavinia, che se ne innamora.

Comincia così una storia d'amore clandestina tra Lavinia Stefani e Francesco Vitale. Una storia che non durò a lungo. Maddalena consiglia a Lavinia di troncare, lei ci prova, ma Francesco non ne vuole proprio sapere ed ogni tentativo di porre fine alla relazione si conclude con un'aggressione fisica ai danni di Lavinia da parte dell'uomo.

Il 9 maggio 1926 è una domenica. La storia tra Francesco e Lavinia sembra finita, ma non per l'uomo che si trova in un'osteria e da una finestra scorge Lavinia. Francesco Vitale non ci vede più dalla rabbia, estrae una pistola e spara verso l'ex amante che viene colpita solo di striscio e ha l'opportunità di scappare. L'uomo la insegue, continua a sparare, mancando ogni volta il bersaglio. Lavinia raggiunge la madre e la sorella Maddalena, Francesco spara gli ultimi due colpi che mancano Lavinia ma colpiscono la sorella Maddalena, che muore sul colpo mentre la madre sviene dal dolore.

A Francesco Vitale resta poco da fare. Abbandona l'arma del delitto e scappa. Le ricerche dell'uomo partono subito e terminano dopo qualche ora. Due militari lo riconoscono nelle vie del centro di Verona e lo fermano. Durante l'interrogatorio fece finta di non ricordarsi nulla, ma questo non gli evitò la condanna.

Inizialmente si pensò che Maddalena fosse stata una vittima collaterale di una storia d'amore finita male. Molto probabilmente, invece, Francesco voleva proprio uccidere lei, perché era stata proprio la sorella a convincere Lavinia a lasciare l'amante. 

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