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Misteri irrisolti delle montagne veronesi: la morte di Domenico Vilio

A Roverè Veronese, il 24 agosto 1896, due montanari trovano lungo in sentiero il corpo di un uomo sulla cui morte non è stata mai fatta piena luce

La cronaca nera non conosce geografia e anche i piccoli centri abitati di montagna possono essere il teatro di fatti cruenti e misteriosi. Come è successo a Roverè Veronese quando il 24 agosto 1896, due montanari trovano lungo un sentiero in contrada Frustoli il corpo di un uomo steso per terra. Sulle prime non pensano si tratti di un cadavere, ma semplicemente di un uomo che forse dopo una notte passata ad alzare il gomito non sia riuscito a trovare la via di casa e si sia accasciato a terra per dormire. I due montanari provano così a scuoterlo, ma l'uomo non si sveglia. Quando lo girano in posizione supina, i due si accorgono delle ferite alla testa e capiscono di trovarsi di fronte ad un cadavere.

I montanari corrono così a chiamare i carabinieri che recuperano la salma e procedono all'identificazione e alle indagini. Il morto si chiamava Domenico Vilio, aveva 32 anni ed era un sarto. Viveva in contrada Zegani ed era sposato. Aveva due figli e la moglie, Caterina Squaranti, era incinta del terzo.

L'autopsia rivela che la morte è dovuta alle ferite che hanno letteralmente rotto la testa dell'uomo. Nel corpo non ci sono segni di colluttazione. Quindi se si tratta di un omicidio, Domenico potrebbe essere stato colpito con un oggetto appuntito di sorpresa e una volta tramortito l'omicida potrebbe aver continuato a colpirlo fino a provocarne la morte. L'oggetto appuntito è quasi sicuramente un sasso perché non lontano dal corpo è stata ritrovata una pietra con delle tracce di capelli.

Oltre all'ipotesi dell'omicidio rimane in piedi però anche l'ipotesi della caduta accidentale. Domenico potrebbe aver inciampato e sbattuto la testa sul sasso, trovando la morte. Ipotesi però che non spiega le diverse ferite trovate sul capo della vittima e per questo il fratello di Domenico Vilio chiede che si trovi l'assassino. Per lui, l'unica ipotesi plausibile è quella dell'omicidio.

L'unica cosa certa è che mancano le certezze. Le indagini si basano solo sulle testimonianze, ma autopsia a parte, di riscontri concreti non ce ne sono. La moglie della vittima ricorda di aver sentito il marito urlare fuori dalla casa, la notte prima del ritrovamento del corpo. Ma con chi stesse eventualmente litigando, la donna non è in grado di dirlo. Altre testimonianze dicono quella notte, Domenico Vilio, la passò a bere in varie osterie e in una è stato visto litigare con una persona, poi identificata con uno dei montanari che hanno ritrovato il corpo. Però, durante l'autopsia, nello stomaco della vittima non è stata trovata una grande quantità di vino.

È passato più di un secolo da quel delitto e purtroppo la verità non è stata mai scoperta.

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