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Le parole dei malandrini veronesi: come venivano definiti i carabinieri

I piccoli criminali usavano un gergo per parlare tra di loro senza farsi capire. Un gergo composto da parole come bisma, pirengo o caco, usate per riferirsi ai carabinieri

È davvero ricco di informazioni il "Glossario del gergo della malavita veronese" scritto da Giovanni Solinas alla fine degli anni '70 del secolo scorso. Si possono ritrovare tante parole dialettali, usate ancora oggi anche da chi non fa parte della malavita. Parole che venivano usate per non farsi comprendere dagli altri, come se fosse un codice da utilizzare solo con chi ti potevi fidare.

E se si tratta di parole usate dai criminali, ovviamente ce ne sono tante per definire i carabinieri, gli acerrimi rivali. La non presenza dei militari è determinante per non essere acciuffatti dopo aver compiuto un furto oppure una rapina. Ma sarebbe sospetto lamentarsi della presenza dei carabinieri e allora si usavano parole in codice per riferirsi agli uomini dell'Arma.

Li si poteva chiamare, ad esempio, pirengo, sonarengo o somarengo, bisma o rioplano. Ma una delle parole più curiose è caco. I carabinieri venivano chiamati cachi perché c'è stato un periodo in cui vestivano color kaki. Ma c'era anche un altro motivo e si riferisce proprio al frutto, il cui sapore "liga i denti" quando non è molto maturo.

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