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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Antichi fatti di cronaca nera nel veronese: il caso di Isolina Canuti

Nel gennaio del 1900 vengono ritrovati nell'Adige i resti del corpo di una ragazza incinta di tre mesi, uccisa e fatta a pezzi. Comincia così il caso della giovane Isolina Canuti, condannata all'oblio

A Verona dal 2013 esiste un'associazione che cerca di combattere culturalmente contro il triste problema dei femminicidi. Il nome di questa associazione è "Isolina e..." e deriva da un fatto di cronaca avvenuto proprio nel capoluogo scaligero nel gennaio del 1900. Un fatto su cui Dacia Maraini ha scritto un libro-inchiesta dal titolo "Isolina". Si tratta dell'omicidio, o meglio del femminicidio di Isolina Canuti.

Tutto comincia il 16 gennaio 1900 quando due lavandaie scendono una scaletta di Ponte Garibaldi per raggiungere l'Adige. Si chiamano Luigia e Maria. Vicino a loro c'è un pescatore Paride. Probabilmente stavano pensando ai fatti loro quella mattina di gennaio, fino a quando Maria non scorge un sacco che galleggia sul fiume. Maria chiede così a Paride di portare quel sacco sulla sponda del fiume. Il pescatore ci riesce e i tre scoprono che nel sacco ci sono i resti di una donna uccisa e fatta a pezzi.

Vengono chiamate le autorità, che cominciano a ricomporre la salma. Mancano delle parti, che con il passare dei giorni vengono ritrovate. L'ultima parte del corpo ritrovata sarà la testa, circa un anno dopo il recupero del primo sacco da parte di Paride e delle due lavandaie.

La vittima è una ragazza, non ha più di 20 anni ed è incinta di tre mesi. Per il riconoscimento, si cerca tra le ragazze scomparse e attraverso un dettaglio ritrovato nel vestito della vittima si risale alla sua identità. La morta è Isolina Canuti, 19enne figlia di Felice Canuti, vedovo 61enne e padre di altri tre figli, tutti più giovani di Isolina.

Scoperta l'identità della vittima, gli inquirenti cercano di tracciarne un profilo, ma le voci che girano su Isolina non sono piacevoli. Si dice che sia una ragazza dalla dubbia moralità, che amava divertirsi e che non sempre era rispettosa delle regole. Questo dettaglio, unito a quello della gravidanza ha fatto subito pensare ad un aborto finito male. Anche perché il sezionamento del cadavere era stato fatto da qualcuno che se ne intendeva.

Le indagini proseguono e il cerchio si stringe sempre più attorno a un nome, Carlo Trivulzio, 25enne tenente degli alpini. Carlo Trivulzio aveva soggiornato spesso a casa dei Canuti e messo alle strette è stato costretto ad ammettere la storia con Isolina. Non era però lui a cercarla, era sempre lei ad entrare nella stanza del militare per offrirsi a lui. La sua storia sta in piedi, ma solo perché ormai l'immagine di Isolina è quella di una ragazza di facili costumi.

Alcune testimonianze però rischiano di incastrare Carlo Trivulzio. Un'amica di Isolina assicura che il figlio che la giovane portava in grembo era stato concepito con il tenente. L'uomo però aveva cercato in tutti i modi di farla ad abortire. La storia viene confermata anche da una sorella della vittima. Prove però non ce ne sono e Trivulzio viene scagionato.

La morte di Isolina divenne successivamente una questione politica quando ad occuparsene fu il Mario Todeschini, deputato socialista. Todeschini riuscì a riaprire il caso, ma l'unica cosa che ottenne fu una condanna per diffamazione. Per Carlo Trivulzio nessuna condanna. Mentre per Isolina la condanna arrivò sotto forma di oblio. Di lei non è rimasto nulla, neanche una tomba.

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