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Uomini e donne illustri di Verona e provincia: Caterina Bon Brenzoni

La sua natura schiva non le ha permesso in vita di ricevere tutti gli onori che meritava. Per non dimenticarla, Verona le ha intitolato una scuola superiore

Troppo spesso la Storia è stata scritta dagli uomini e troppo spesso questi uomini non hanno reso merito al contributo che le donne hanno dato nei grandi passaggi epocali. Sembra che siano poche le figure femminili importanti nate a Verona. Ce ne sarebbero invece molte di più, se non venissero relegate alla marginalità da una sorta di maschilismo storico.

Una figura che per fortuna è stata rivalutata è Caterina Bon, nata a Verona nel 1813 e morta sempre a Verona nel 1856. Figlia di un conte e di una marchesa, Caterina perse il padre molto presto e fu educata da una madre rigida e dalla scuola di un convento di suore. Le sue doti letterarie spiccarono subito e lei continuò a coltivarle anche dopo aver terminato gli studi in convento.

Diciottenne, Caterina Bon si sposa con il conte Paolo Brenzoni, appassionato d'arte. La loro casa diventa un circolo letterario, aperto ad artisti e nobili veronesi. Caterina si dedica alla scrittura di testi e poesie, ma anche ai poveri che con generosità aiuta.

Di natura schiva, Caterina Bon Brenzoni non ha ricevuto in vita gli onori che avrebbe meritato. Pochi sono gli scritti stampati non postumi e in essi emerge la malinconia di una donna toccata dal dolore per la perdita dei figli: il primo a un giorno dalla nascita, il secondo a due anni. Ci pensò il marito a pubblicare le sue opere dopo il 1856, anno in cui Caterina muore dopo una lunga malattia durata dieci anni. La famiglia di Caterina rispettò anche le sue ultime volontà, scritte sul testamento, donando tutte le proprietà di Caterina in opere di carità.

Per non dimenticarla, Verona ha dedicato alla scrittrice l'istituto superiore di via XX Settembre.

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