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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Storia degli sportivi veronesi: il ciclista Adriano Zamboni

Tanti pensano che abbia lasciato il professionismo troppo presto. In 7 anni però è riuscito a prendersi grandi soddisfazioni, anche se non sono mancate le amarezze

Per alcuni ha lasciato il ciclismo troppo presto. Aveva 30 anni, solo 7 dei quali corsi da professionista. I motivi restano soltanto ipotetici perché Adriano Zamboni non li ha mai voluti confessare. Ha vissuto la sue esistenza in maniera schiva, fino a quando nel 2005 se n'è andato per sempre, un mese e mezzo prima di compiere 72 anni.

Zamboni è nato a Montorio nel 1933 e si dedica al ciclismo fin da ragazzino. Nelle giovanili della Montoriese si mette in luce a 16 anni in diverse gare della provincia. Ha qualità da passista, scalatore e velocista che in pochi a quell'età anno.

Vince gare ma nessun titolo giovanile e da giovane dilettante continua a collezionare vittorie e buon piazzamenti fino a diventare professionista nel 1956. Vestirà i colori della Torpado Padova fino al '60, quando passò alla Molteni.

Il 1956 è l'anno del suo primo Giro d'Italia. Lo terminerà al 34o posto, in una corsa a tappe passata alla storia per la bufera di neve lungo la Merano-Monte Bondone, che costrinse molti corridori ad abbandonare la corsa. Quel Giro d'Italia fu concluso da 43 ciclisti, alla partenza se n'erano presentati un centinaio. Del '56 è anche l'anno della sua prima gara vinta da professionista, a Savona. Mentre al giro del Veneto chiude al terzo posto.

Nel 1957 vince la Milano Rapallo e al Giro d'Italia migliora il suo primo piazzamento, chiudendo 26o. L'anno successivo è purtroppo rovinato da una squalifica che lo terrà fuori dalle grandi competizioni. Zamboni insieme ad altri ciclisti si era infatti rifiutato di correre in Belgio per le condizioni meteo sfavorevoli. Il '58 non sarà comunque un anno buttato, perché il ciclista veronese riesce finalmente a vincere il Giro del Veneto e la Milano-Vignola.

Il suo anno migliore resterà il 1959 dove riesce a trovare il suo migliore piazzamento al Giro con un 12o posto, arrivato dopo una corsa a tappe in cui ha può volte sfiorato la maglia rosa, poi una bronchite lo farà scivolare fuori dalla top 10. Vince ancora la Milano-Vignola e arriva secondo al Giro del Veneto e a quello del Lazio, vincendo però il Giro di Toscana e il Trofeo Matteotti.

Dal 1959 al 1961 entra nel giro della nazionale, ma il commissario tecnico lo relegherà sempre tra le riserve.

Nel '60 non riesce a portarsi a casa nessun trofeo prestigioso, anche se chiude 13o il Giro d'Italia.

Passa alla Molteni e nel '61 riesce a partecipare sia al Giro d'Italia che al Tour de France. Al Giro vince la tappa Modena-Vicenza, sfiora altre vittorie di tappa e chiude 39o. Al Tour è terzo degli italiani con un ottimo 16posto. Dopo il Tour de France, sfiora la vittoria al Giro di Toscana, ma vince quello dell'Appennino e di Romagna.

Il '62 è praticamente il suo ultimo anno da professionista, guastato da una caduta al Giro d'Italia dove si rompe un dito. È costretto a fermarsi, ma quando torna in sella non riesce più a trovare le giuste motivazioni per continuare la carriera e quindi si ritira definitivamente dal ciclismo professionistico, mondo che ha saputo dargli soddisfazioni e amarezze.

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