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L'Accademia Filarmonica di Verona e i suoi pittori: Felice Brusasorzi

L’Accademia Filarmonica di Verona è la più antica d’Italia

L’istituzione culturale più importante nella Verona del Cinque e Seicento è l’Accademia Filarmonica, la più antica d’Italia e una delle più prestigiose, fondata nel maggio 1543 in casa del nobile Pellegrino Ridolfi da un gruppo di giovani aristocratici appassionati di musica e desiderosi di elevare il proprio livello culturale. Tra di loro anche due pittori, Domenico Brusasorzi e il poco noto Raffaele Torlioni, che in considerazione delle precarie condizioni economiche saranno esentati qualche anno dopo dal pagamento delle dadie, la tassa mensile dovuta da tutti gli affiliati.

Oltre a essere un buon musico, un eccellente suonatore di liuto, secondo lo storico Carlo Ridolfi (1648), Brusasorzi dovette ricoprire il ruolo di pittore ufficiale del sodalizio, eseguendo diverse opere. Di questo patrimonio nulla è noto ai nostri giorni, se non alcune copie più tarde, per esempio il doppio ritratto di Domenico e del figlio Felice, probabilmente un pastiche settecentesco che riunisce in un’unica immagine gli autoritratti conservati un tempo in Accademia.

Alla sua morte prematura, nel 1567, il sodalizio accolse tra i suoi membri il figlio Felice, che riannodò i legami del genitore, in particolare con il fiorentino Bernardo Canigiani, in casa del quale fu ospite da giovane, secondo lo storico Giorgio Vasari (1568), per studiarvi le opere dei maestri toscani. A Firenze Felice tornerà ancora nel 1597, insieme all’allievo Sante Creara, inviato dal conte Agostino Giusti a copiare i ritratti delle collezioni medicee. A questo soggiorno è da ascrivere probabilmente l’effigie del granduca Francesco I, esposta nella mostra visitabile a Castelvecchio.

Anche Felice Brusasorzi fu pittore ufficiale dell’Accademia. Tra i suoi compiti, quello di dipingere le imprese di tutti gli iscritti (anch’esse purtroppo perdute) e i loro ritratti: si conosce il Ritratto di Bartolomeo Carteri, musico di professione, virtuoso di cornetto, liuto e viola da gamba, membro dell’istituzione dal 1564. Accanto al dipinto sono esposti l’antologia manoscritta. Il primo lauro, che raccoglie i madrigali composti in onore della cantatrice Laura Peverara (Carteri lo tiene aperto sul tavolo davanti a sé, a mostrare una sua composizione, Pianta cara e gentil) e un cornetto muto appartenente alle collezioni dell’Accademia, simile a quello che si vede nel quadro.

Felice era incaricato inoltre di realizzare le scenografie per gli spettacoli allestiti dagli accademici, ad esempio per la favola pastorale "Aminta" di Torquato Tasso, rappresentata in Giardino Giusti nel 1581 sotto l’egida del conte Agostino. In quegli anni la Filarmonica era ospitata infatti a palazzo Giusti, dove Agostino, come poi il figlio Gian Giacomo, avviarono la formazione di un’importante raccolta di antichità (in particolare epigrafi romane) che venivano collocate nello splendido ‘museo-giardino’ ispirato ai grandi palazzi romani.

Felice Brusasorzi morì nel 1605. Carlo Ridolfi tramanda la notizia che fosse stato avvelenato dalla giovane moglie in combutta con l’amante, ma non ci sono prove documentarie del fatto. Gli accademici ne piansero le virtù professionali e umane, come rivela il registro che ne documenta la morte. In Accademia Felice aveva per impresa un alce con il motto "In miseria Fœlix".

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