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Segnalazioni Zai / Via Belgio, 6

«Rinviata di tre giorni la somministrazione del richiamo, mancava il vaccino»

Un lettore segnala il disservizio vissuto insieme a molti altri cittadini veronesi. Zaia si è scusato e la consigliera regionale del PD Bigon chiede di sapere di chi è la responsabilità dell'errore. Il coro dei sindacati dei pensionati: «Voler far numeri a tutti i costi non può essere a scapito dell'umanità dovuta in questa situazione difficile per tutti»

«Mi è stata rinviata di tre giorni la somministrazione della seconda dose per mancava il vaccino». Questo è quanto riferisce un nostro lettore, rimasto vittima di un disservizio nel centro vaccinale della Fiera di Verona. Un disservizio che purtroppo ha coinvolto un migliaio di uomini e donne ieri, 5 aprile, in diversi punti di somministrazione dei vaccini anti-Covid della provincia scaligera. Tanti veronesi che avevano appuntamento con la seconda e ultima somministrazione del farmaco sono dovuti tornare a casa senza essere stati vaccinati, a causa della mancanza di dosi Pfizer.

Un episodio «incomprensibile» per il presidente della Regione Luca Zaia, il quale si è scusato, ribadendo però che il disservizio non è stato causato direttamente dall'ente regionale. Il governatore ha dichiarato di aver saputo ciò che era accaduto da alcune segnalazioni ricevute, quando ormai era troppo tardi. «Se lo avessimo saputo prima, 1.100 dosi di Pfizer le avremmo trovate», ha spiegato Zaia. Mentre l'assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin ha richiesto una relazione dettagliata.

«Trovo improbabile che nessuna di queste persone abbia letto la mail o l’sms dell’Ulss 9 Scaligera in cui veniva comunicato il cambio di programma», ha dichiarato la consigliera regionale veronese del Partito Democratico Anna Maria Bigon, la quale chiede di sapere chi è stato il responsabile del disservizio. «Attendiamo la relazione dettagliata chiesta dalla Regione, ma Zaia non può dire che non ne sapeva niente. In ogni caso la carenza di dosi non è improvvisa, da un momento all’altro; c’era il tempo per comunicare in maniera adeguata, allertando i cittadini del rinvio e del nuovo calendario con ogni mezzo. È comunque evidente la mancanza di una cabina unica regionale, ogni Ulss continua ad andare da sé e queste sono le conseguenze. Quanto accaduto è grave e anche paradossale».

Probabilmente quanto accaduto nel Veronese è solo il caso più eclatante di una serie di piccoli errori commessi dalla macchina vaccinale regionale. In provincia di Treviso, ad esempio, un over 80 con disabilità ha saputo con solo un'ora di anticipo che il suo appuntamento con il vaccino era stato rimandato. Nel Padovano, un 75enne è stato rimpallato da un centro vaccinale all'altro. Nel primo centro, il medico gli aveva prescritto il vaccino Pfizer, che lì non era disponibile. Mentre nel secondo centro vaccinale, un altro medico ha negato il vaccino Pfizer al 75enne, proponendo il vaccino AstraZeneca.
«Disservizi dei quali le Regione fa solo finta di scusarsi dato che li minimizza - hanno commentato Elena di Gregorio, Vanna Giantin e Debora Rocco, segretarie generali dei sindacati regionali dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil - Siamo stanchi di questo atteggiamento paternalistico, per cui quando c'è qualcosa che non funziona è sempre colpa di qualcun altro, oppure il problema non è così grave e bisogna portare pazienza: dietro a ogni caso c'è una persona vera, che merita rispetto. Si ripensi completamente al sistema di accesso e si diano linee guida certe e definitive per la vaccinazione a domicilio. Non sono più ammissibili le ore di coda, con anche anziani che si portano la sedia da casa. Non è più ammissibile che i centralini delle Ulss e i medici di base non sappiano dare informazioni sulla vaccinazione a domicilio e la neghino a chi è invalido. Voler far numeri a tutti i costi non può essere a scapito dell'umanità dovuta in questa situazione difficile per tutti».

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