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Coronavirus, parla un medico di Negrar: «Vaccino contro il Covid-19 per tutti? Me lo auguro»

Intervista a Giovanni Carbognin, medico chirurgo, specialista in Radiologia Diagnostica ed interventistica dell'Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar

I positivi al Covid-19, in Veneto, hanno sforato il tetto dei 15mila confermati ma nel medesimo tempo, è salito il numero dei guariti. E mentre  la politica è al lavoro per poter iniziare ad intravedere una fase 2 di riapertura, in tutta sicurezza, noi di VeronaSera, abbiamo voluto intervistare chi ha affrontato il Coronavirus da vicino, lottando giorno dopo giorno.

Abbiamo avuto l'occasione e il piacere di intervistare Giovanni Carbognin, medico chirurgo, specialista in Radiologia Diagnostica ed interventistica dell'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.

Chi è Giovanni Carbognin

Medico chirurgo, dal 1993 al 2011 ha lavorato dapprima come specialista in formazione (con 1 anno di esperienza negli Stati Uniti) e poi come dirigente medico presso la Radiologia Universitaria del Policlinico “G.B. Rossi” di Borgo Roma a Verona. Successivamente, dopo una parentesi di circa 4 anni presso una struttura privata convenzionata a Brescia come Responsabile di un servizio di diagnostica senologica, dal 2014 dirige il dipartimento di Radiologia Diagnostica ed interventistica dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria.

 Come dottore, quando ha capito che l'emergenza Coronavirus, era diventata realmente una situazione seria?

Avendo il privilegio di lavorare in un centro di riferimento per le malattie infettive e pur ammettendo di avere sottovalutato il problema all’inizio - racconta il medico chirurgo Giovanni Carbognin - direi che la presa di coscienza è stata piuttosto precoce: sin dalla fine di febbraio, infatti, tutto l’ospedale ha iniziato ad adottare diverse procedure volte sia al triage dei pazienti che alla creazione di percorsi dedicati e alla protezione del personale.

 Personalmente che idea si è fatto sul Coronavirus? Crede alla storia del pipistrello in Cina?

Non ho elementi per confermare o escludere che possa essersi trattato del cosiddetto “salto di specie“ da un pipistrello o da un pangolino o da altro animale: sulla base delle mie modeste competenze scientifiche in materia, comunque, ritengo sia la cosa più credibile. Francamente non credo all’ ipotesi complottistica: in questa tragedia tutti si sono trovati impreparati e, direi, tutti ci hanno rimesso.

 Il Sacro Cuore come ha affrontato dall'inizio l'emergenza sanitaria?

L’ospedale ha sostenuto uno sforzo enorme per adattarsi alla situazione: certamente il più grande è stato sostenuto dagli operatori, ma tutto sarebbe stato vano se non supportato da una amministrazione capace, che è riuscita ad indirizzare immediatamente grossi investimenti in attrezzature e organizzazione del personale e, non dimentichiamolo, da provvidenziali donazioni da numerosi benefattori. In questo modo si è potuto letteralmente quintuplicare i posti letto in Malattie Infettive (dai 14 pré-pandemia ai 100 attuali), aumentare i posti in terapia intensiva (attualmente 14 dedicati al Covid) ed in terapia sub-intensiva (altri 14 posti dedicati). Tutto, ovviamente, in accordo con la regione Veneto e con l’ULSS 9.

 Quanti pazienti Covid-19 avete ricoverato ad oggi dall'inizio dell'epidemia? Quanti sono stati i decessi e quanti i guariti?

Dall’inizio direi 200 circa. I pazienti dimessi guariti ad oggi sono poco più di 80 ed i deceduti sono 26, secondo gli ultimi dati in mio possesso. Faccio presente che in realtà il numero di ricoveri ha rappresentato la minima parte dei pazienti che si sono presentati al Pronto Soccorso dell’ospedale- spiega Carbognin-: questa è una delle grandi differenze che ha contraddistinto la gestione dell’emergenza in Veneto rispetto ad altre regioni, come la Lombardia. In Veneto c’è stato un’ottima risposta della medicina del territorio (medici di base) che ha fatto da tramite per la gestione a domicilio dei soggetti affetti che non necessitavano di ricovero.

Nella scheda di morte di una persona solitamente compaiono  tre voci: causa iniziale, causa intermedia e causa finale. Prendiamo il caso di un malato terminale, che muore con il Coronavirus. La causa iniziale resta la sua malattia. Se non c’era quella, la persona non moriva, ovviamente il virus l'ha indebolita. In Italia abbiamo deciso di segnalare tutti i morti portatori di Coronavirus a prescindere dalle patologie pregresse. Per questo il numero è così alto rispetto ad altri paesi europei?

Certamente può essere una delle cause. Non si può, tuttavia, negare il fatto che, dati Istat alla mano, rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso in alcuni centri (ad esempio Bergamo) il numero dei decessi è più che raddoppiato. Per conoscerne esattamente le cause avremmo bisogno certamente di più tempo, anche perché, se all’inizio sembrava che i problemi fossero solo respiratori, in realtà abbiamo capito più recentemente che il virus può causare danni vascolari (trombosi) in molteplici distretti, in particolare encefalo e cuore.

Lei personalmente quanti pazienti infetti ha assistito?

Molto difficile fare una stima accurata anche perché, assieme ai miei collaboratori, certamente abbiamo assistito persone affette, ma che non sapevano di esserlo! Comunque, per cercare di rispondere in maniera più accurata, faccio presente che le indagini radiologiche (dalla radiografia del torace all’ecografia, alla TC del torace) rientrano nel percorso di tutti i pazienti affetti da Covid.

Ha perso qualche paziente che seguiva in questa dura lotta?

Purtroppo sì e temo sia stata un’esperienza vissuta da quasi tutti.  

 Come genitore, aveva paura per la sua famiglia quando rientrava a casa?

Chiaramente un po’ di preoccupazione c’è, ma mi aiuta molto la consapevolezza di essere molto attento nell’utilizzo delle protezioni individuali durante il mio lavoro.

Cosa ne pensa dell'utilizzo delle mascherine? Come si capisce quando una mascherina è efficace o no?

Attualmente la protezione più efficace è certamente il distanziamento sociale. Le mascherine sono molto utili, ma vanno indossate in maniera appropriata. Purtroppo vedo molte persone con mascherine sotto il naso o non aderenti al viso: chiaramente queste non sono efficaci. Come non risultano più efficaci le mascherine umide, in particolare quelle chirurgiche. Circa i diversi tipi di mascherine, infine, spezzo una lancia proprio per quelle chirurgiche: per esperienza personale posso confermare che sono efficaci, ma devono essere indossate correttamente sia da persone affette, o potenzialmente tali, che dai soggetti sani.

 Quando crede che torneremo alla normalità? Dovremo continuare ad indossare mascherina e guanti per molti mesi ancora?

Innanzitutto dovremmo stabilire cosa intendiamo per normalità: francamente trovo strano che si sia arrivati ad una pandemia per riscoprire l’importanza del lavaggio delle mani e della sanificazione degli ambienti… Queste dovranno certamente diventare delle abitudini che non dovranno più essere perse. Per quanto riguarda le mascherine, ritengo sarà opportuno continuare ad usarle fintanto che l’indice di contagio non si sarà quasi azzerato.

Argomento vaccino, crede che una volta trovato sarà obbligatorio per tutti?

Francamente me lo auguro!

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