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Plasma iperimmune e Covid-19, il dottor Conti: «I guariti possono aiutare altri pazienti»

Intervista allo Specialista in Biologia clinica e Microbiologia e Virologia, Direttore Laboratorio Analisi cliniche e UOS Servizio Medicina Trasfusionale dell'IRCCS Sacro Cuore - Don Calabria di Negrar

Il plasma iperimmune può essere una cura per il coronavirus? La terapia è sotto i riflettori e stà accendendo grandi speranze. Da alcune settimane, negli ospedali San Matteo di Pavia e Carlo Poma di Mantova stanno sperimentando, con esiti positivi, l'utilizzo del plasma per respingere l'attacco del virus. 

Ma cos'è il Plasma iperimmune?

Il plasma iperimmune è in fase di studio per il trattamento di COVID-19, si tratta della parte liquida del sangue, composta da acqua, proteine, nutrienti ed ormoni. Viene raccolta da pazienti che si sono ripresi dal Coronavirus, poiché i guariti sviluppano anticorpi nel sangue in grado di combatterlo. Gli anticorpi non sono altro che proteine coinvolte nella risposta immunitaria, che aiutano il malato a combattere il virus, andandosi a legare ad esso e “neutralizzandolo”. Utilizzare il plasma di un soggetto guarito per un curare un malato non è una novità in medicina, anzi, si tratta di una tecnica che viene usata da più di 30 anni. Sia con la Sars nel 2002 che con la Mers del 2012, la terapia del plasma iperimmune è stata adoperata con esito positivo.

Per fare chiarezza sulla questione, abbiamo deciso di parlarne con un esperto, il dottor Antonio Conti, Specialista in Biologia clinica e Microbiologia e Virologia, Direttore Laboratorio Analisi cliniche e UOS Servizio Medicina Trasfusionale dell'IRCCS Sacro Cuore - Don Calabria di Negrar.

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Il Direttore di terapia intensiva respiratoria dell'ospedale Carlo Poma di Mantova, il dottor Giuseppe de Donno, in un'intervista di pochi giorni fa con le Iene ha dichiarato che dei pazienti trattati con il plasma iperimmune, nessuno è morto (su quasi 50, inoltre ci sono stati diversi  guariti). Il plasma iperimmune quindi può essere una cura mirata per il coronavirus?

Si, ma non per tutti i pazienti malati, in dipendenza del grado di compromissione; non sarebbe indicata quando la persona è già in gravi condizioni (intubato). Tuttavia sono stati descritti casi di guarigione in pazienti molto compromessi.

È vero che il plasma iperimmune migliora la capacità del paziente di respirare, perché gli anticorpi di cui è ricco vanno ad uccidere il virus?

 Si, gli anticorpi sono neutralizzanti ed impediscono l'azione citopatica del virus.

Usare il plasma contro i virus non è una novità, già si è utilizzato 100 anni fa con la Spagnola, ma allora perché non è stato testato prima?

Bisognerebbe chiederlo ai clinici. Probabilmente perché l'epidemia ci ha colto impreparati e non conosciamo la biologia del virus. 

Chi può donare il plasma ed entro quanto tempo lo può fare? Ogni quanto si può donare?

Tutti i soggetti guariti dall'infezione, di sesso maschile e femminile, di età compresa fra i 18 e 61 anni, con anamnesi negativa per trasfusioni di emocomponenti, con adeguato accesso vascolare. Le donne che hanno avuto gravidanze o aborti sono escluse dalla donazione. Il soggetto può donare dopo che  ha superato la visita di idoneità alla donazione.  Sono previste un massimo di due donazioni con intervallo di almeno 15 giorni.

 Quindi seguendo la logica del plasma iperimmune pare che i guariti abbiano un'immunità?

Allo stato attuale non esistono studi longitudinali che consentano di stabilire che il virus lasci una immunità permanente. Sembra che nelle persone guarite la concentrazione degli anticorpi tenda a scendere in maniera significativa nel tempo, ma il dato è da confermare. 

È possibile oggi donare nell'ospedale di Negrar? 

L' Ospedale di Negrar è inserito nel DIMT provinciale di Verona che è centro collaborante dello specifico Protocollo di Studio dell'Azienda Ospedale-Università di Padova.  Ad oggi a Negrar non è possibile donare. Chi vuole donare deve rivolgersi al Centro Trasfusionale della Azienda Ospedaliera di Verona.

Cosa si sente di dire alle persone guarite da covid-19?

Le persone che si siano pienamente riprese dalla malattia e che sono state valutate idonee alla donazione possono contribuire alla guarigione di altri pazienti infettati da COVID-19. 

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