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Pfas legati alla discarica di Ca' Bianca. PD: «Sospetto più che legittimo»

Il senatore veronese Vincenzo D'Arienzo chiede risposte urgenti. Le sostanze sarebbero state trovate da Arpav sia nel percolato prodotto dalla discarica sia nell'acqua della falda sottostante

«Emergono segnali preoccupanti a causa della riscontrata presenza di Pfas nell'acqua di falda dei pozzi di controllo collocati al perimetro della discarica per rifiuti industriali Ca' Bianca nel Comune di Zevio». Lo riferisce il Partito Democratico che con il senatore veronese Vincenzo D'Arienzo chiede risposte urgenti. Il parlamentare ha chiesto ai ministri della salute e dell'ambiente, di avviare un confronto immediato con la Regione del Veneto per approfondire il contesto e di mettere in campo specifiche ed opportune indagini per verificare se l'origine di queste sostanze è proprio la discarica Ca' Bianca. Inoltre, a prescindere dagli esiti della recente sentenza del Consiglio di Stato che ne ha bloccato l'ampliamento e i conferimenti, D'Arienzo ha chiesto se non sia il caso di sospendere ogni attività di discarica potenzialmente in grado di indurre un ulteriore peggioramento della situazione in atto.
Il caso sarà portato anche all'attenzione della commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, di cui D'Arienzo è componente, in passato più volte impegnata sull'inquinamento da Pfas nelle diverse località del Veneto.

I «segnali preoccunti» evidenziati dal PD sono emersi dai risultati delle ricerche di Arpav partite dal 2016 e concentratesi sull'individuzione di Pfas sia nelle acque della falda sottostante alla discarica Ca' Bianca sia nel percolato prodotto dalla discarica stessa. Nel percolato sarebbero state riscontrate particolari ed elevate concentrazioni di Pfas, mentre nelle acque di falda sarebbe stata riscontrata più volte la presenza di Pfas, in un valore comunque inferiore alla soglia stabilita dalla Regione Veneto per le acque potabili.
L'origine della contaminazione da Pfas delle acque di falda deriverebbe dalla discarica. Almeno questa sarebbe la conclusione a cui sono giunti i periti incaricati dalla Procura della Repubblica di Verona. Inoltre, alcune rilevazioni Arpav avrebbero fatto emergere anche la presenza, sia nel percolato che nell’acqua di falda, di uno specifico Pfas in produzione solo dal 2013.

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