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Via il ministro, il Pdl vacilla. E avanza la Lega

L'ipoteca su Verona dopo il caso Brancher. Il Pd: "Un successo contro l'arroganza del potere".

Diciassette giorni di fuoco, nel periodo più caldo per il Governo in tema giustizia e federalismo. Poco più di due settimane senza deleghe per Aldo Brancher, che stamane, all’alba delle sue dimissioni da ministro al Decentramento, ha smosso un terremoto politico in grado di far vacillare anche il più consolidato consenso in casa Pdl. Processo Antonveneta a parte, sono gli equilibri nel partito berlusconiano ora a tenere banco, soprattutto considerando le vicende interne che rischiavano di frantumare, per opera delle correnti ex An e Forza Italia, ogni patto politico. E intanto la Lega prepara la “scalata”, condividendo la scelta di Brancher nel rinunciare alla carica e guardando al futuro che si prospetta, almeno a Verona, sempre più “verde”.

“E’ il colore della speranza che ci muove- afferma l’onorevole del Carroccio Alessandro Montagnoli- vogliamo far sventolare la bandiera padana in più amministrazioni possibili, siano esse i Comuni, la Provincia e la Regione. Ho sentito una settimana fa l’onorevole Brancher a cui, per la stima e la conoscenza che ci lega, va la mia più totale solidarietà. Innegabile che il caso sul legittimo impedimento sia stato uno scivolone, che, credo sia legato al mal consiglio dei suoi avvocati. Va da sé che è stato il momento sbagliato per appellarsi a certi privilegi da ministro, soprattutto in questo periodo bollente dettato da Finanziaria e federalismo fiscale. L'eventuale ministero sul federalismo spetta da sempre a Bossi e alla Lega. Per questo motivo vogliamo andare avanti a testa bassa, contando anche sulla coesione ‘granitica’ che il nostro movimento garantisce. Da noi problemi come quelli che sorgono in  seno ai nostri alleati non ne esistono. Noi siamo stati eletti per governare. Il dibattito si aprirà all’interno del Pdl e ai suoi dirigenti spetterà sciogliere i nodi sulle attuali fratture tra correnti”.

Non ne sembra convinto Massimo Giorgetti, assessore regionale ai Lavori pubblici, che molti vedevano come l’antagonista principale di Brancher per il comando del Pdl scaligero: “Non ci saranno assolutamente ripercussioni politiche interne al partito. La campagna elettorale è finita e le correnti non hanno ragione di esistere. Trovo giuste le dimissioni di Brancher sia perché libera la politica dall’imbarazzo, sia perché troverà così modo di raggiungere più serenamente il Tribunale”. Diverso, e ci mancherebbe, è il discorso sul versante dell’opposizione, Idv e Pd in testa che rivendicano il successo della rinuncia brancheriana.

“In questo esatto momento a Roma, si sta riunendo l’esecutivo dell’Idv- annuncia il parlamentare Gustavo Franchetto- quando il nostro presidente Donadi ha dato la notizia delle dimissioni si è levato un applauso liberatorio. Senza dubbio la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione, non senza qualche iniziale tentennamento del Pd, è da considerarsi un successo. La soddisfazione è quella di aver vinto contro l’arroganza del potere e a favore delle buone regole della politica da rispettare. Cosa che non mancherò di sottolineare anche in Consiglio regionale”.

Si toglie qualche sassolino dalla scarpa anche il coordinatore del Pd veronese, Giandomenico Allegri: “La notizia è equivalente ad una sconfitta del Pdl in tutte le sue forme, nazionali e locali. La vicenda di Brancher è emblematica perché fa capire quanto il partito di Berlusconi sia allo sbando. Hanno creato ‘ad hoc’ un ministro di cui nessuno sentiva la necessità e l’hanno fatto dimettere dopo due settimane. Senza deleghe, senza potere, ma anche senza scusanti. Quelle che il Pdl non può più avanzare per scagionare i propri appartenenti”.

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