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Veronafiere, tensione tra Comune e Cariverona dopo l'aumento di capitale

La fondazione avrebbe chiesto, in quanto socio, avrebbe chiesto cambiamenti nella fiera di Verona. Il sindaco non ha gradito, ma le opposizioni lo criticano. «Il ricambio delle posizioni di vertice non deve essere un tabù»

Si è tenuta giovedì scorso, 15 aprile, l'assemblea straordinaria dei soci di Veronafiere in cui è stato deliberato un aumento di capitale pari a 30 milioni di euro. Una buona notizia perché concretizza la volontà dei soci di investire nel piano di rilancio del sistema fieristico veronese. Una buona notizia a cui però non sono seguiti commenti totalmente felici. Già le prime parole del sindaco di Verona Federico Sboarina a seguito dell'assemblea avevano fatto capire che non tutto era filato liscio. «È il momento di finirla con le chiacchere» e ancora «Il radicamento territoriale è un valore non barattabile» e infine «Non accettiamo condizioni di nessun tipo» sono le frasi usate da Sboarina che rivelavano una certa tensione vissuta durante l'incontro con gli altri soci di Veronafiere.

Il destinatario dei messaggi non esplicitato dal sindaco di Verona è Fondazione Cariverona, socio di Veronafiere che sull'aumento di capitale avrebbe posto paletti e condizioni. Un fatto non trascurabile, se anche una forza politica che sostiene Sboarina come Verona Domani, interviene in questo modo attraverso il suo presidente Matteo Gasparato: «È incomprensibile porre condizioni al sviluppo ed alla crescita di Veronafiere. La fiera non può essere terreno di scontro e polemiche e tantomeno di veti incrociati o pseudoricatti».
Fondazione Cariverona non avrebbe imposto nulla agli altri soci e pare che non abbia nemmeno posto vincoli o condizioni alla sua partecipazione all'aumento di capitale. La fondazione avrebbe però chiesto un cambiamento dello statuto della società, per migliorarne la gestione. Una posizione condivisa anche dall'ex consigliere comunale di Verona Giorgio Pasetto, presidente di Area Liberal. «L'amministrazione comunale non ha nessuna visione manageriale nei confronti degli asset fondamentali della città - ha detto Pasetto - A chi ora comanda a Palazzo Barbieri interessa solo conservare le posizioni di potere. Il cambiamento ai vertici di Veronafiere è un passo che dovrebbe essere scontato, se vi fosse una minima visione manageriale, ma che si scontra davanti alla cruda realtà di un'amministrazione che piuttosto di rinunciare alle poltrone occupate da amici e sodali politici, sacrifica lo sviluppo di imprese fondamentali per la città. L'unica mossa che concepisce è aumentare il capitale, cioè mettere mani nelle tasche dei veronesi».

E per l'ex sindaco Flavio Tosi la tensione tra Sboarina e Fondazione Cariverona potrebbe mettere a rischio l'aumento di capitale di Veronafiere, che è stato deliberato dai soci ma che ancora non è stato effettuato. «Il sindaco, anziché mediare nell'interesse della fiera, si mette a litigare con un polmone finanziario di Verona - ha commentato Tosi - Invece di sanare i conflitti, il sindaco li alimenta e li acuisce. Un atteggiamento controproducente, non razionale, che denota una mancanza di leadership e la conclamata incapacità di gestire una partita di tale importanza. Ora l'auspicio è che nonostante il deficit politico e amministrativo del primo cittadino, la responsabilità degli altri soci possa contribuire a mettere in sicurezza Veronafiere. Questa è la cosa più importante».
Anche per il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco «l'aumento di capitale della fiera è una pagina ancora tutta da scrivere». Bertucco ha ricordato una decisione di giunta del 16 febbraio scorso, con cui il Comune ha conferimento alla società Veronafiere, in conto capitale, delle aree in Viale del Lavoro e in Via Scopoli. «L'intenzione del Comune - ha sostenuto Bertucco - è di contribuire almeno in parte "in natura" all'aumento di capitale dell'ente, tentando quindi di salvare in tutto o in parte il gruzzolo dell'avanzo di amministrazione, che allo stato si aggira sui 29,4 milioni di euro, e che è oggetto di discussione per un maxi emendamento bipartisan per il sostegno d famiglie e imprese colpite dalla crisi Covid. Difficile tuttavia che la Fiera, nelle condizioni in cui versa ed estremamente bisognosa di liquidità, possa accettare una simile impostazione, anche perché le aree che il Comune vorrebbe conferirle sono già nella sua disponibilità. Più facile ipotizzare che il contributo possa finire in qualche modo all'interno dell'operazione più larga, che tra aumento di capitale e integrazione del fondo di riserva potrebbe costare al Comune di Verona, socio di maggioranza al 39%, qualcosa come 24 milioni di euro. Di fronte a tali cifre, che rappresentano risorse interamente sottratte a famiglie e imprese in questo momento di grave difficoltà economica e sociale, è semplicemente ridicolo il teatrino inscenato da Sboarina contro la Fondazione Cariverona in difesa dei vertici di Veronafiere i quali, al netto del crisi Covid, hanno gravissime e documentate responsabilità rispetto al deterioramento dei parametri economici dell'ente».
«Il sacrificio chiesto ai veronesi per il salvataggio della fiera non può essere in bianco - hanno concluso i consiglieri comunali del Partito Democratico Elisa La Paglia e Federico Benini - E pur riconoscendo anche i successi raggiunti, parlare di ricambio delle posizioni di vertice non deve essere un tabù, ma un percorso fisiologico che garantisce innovazione e capacità di continuare a generare sviluppo».

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