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Tosi e la Lega Nord giunti al capolinea? La separazione sembra scontata e il sindaco va avanti

Alla mezzanotte di lunedì scadrà il diktat lanciato dal Carroccio al primo cittadino veronese che non sembra minimamente intenzionato ad accogliere le richieste giunte dalla segreteria federale

Alla mezzanotte di lunedì scade l'ultimatum lanciato dalla segreteria della Lega Nord a Flavio Tosi e si conoscerà l'epilogo del braccio di ferro interno al partito, iniziato con la questione delle liste per le prossime elezioni regionali. Il sindaco scaligero quindi abbandonerà il Carroccio dopo quasi 25 anni di militanza? O lascerà la sua fondazione "Ricostruiamo il Paese" per restare nei ranghi e appoggiare la direzione presa da Salvini?
Il primo cittadino è reduce da un tour siciliano dove ha inaugurato un altro "Faro" del movimento da lui creato, appare quindi piuttosto improbabile che decida di mollare il progetto: anche perché martedì sera, a diktat scaduto, terrà un incontro pubblico in sala Giavoni, dentro Porta Palio, sul tema "La figura femminile nell'arte e nella società della Repubblica Veneta". Inoltre il segretario della Liga Veneta, con l'appoggio del Consiglio, ha rifiutato il commissario Dozzo nominato da Salvini, che doveva fungere da mediatore sull'ormai nota questione delle liste regionali, e ha convocato a Noventa Padovana un altro Consiglio, con al primo punto le comunicazioni del segretario e al secondo le elezioni regionali.
Se la Lega mantiene quindi la linea dura l'espulsione del sindaco sembra inevitabile. "In merito alla mia decisione di candidarmi o meno alla presidenza della Regione ripeto: vedremo se nelle prossime ore ci sarà una risposta da Milano dopo il voto della segreteria nazionale che a larga maggioranza ha chiesto di ripensare il commissariamento", ha affermato lo stesso Tosi ad un incontro della Federazione dei medici di medicina generale. "Il fatto che mi arrivi una scomunica, una fatwa come la chiamavano una volta, dopo più di un anno e mezzo di attività ed esattamente in coincidenza con il confronto interno sulle liste regionali, stona un po'. È intempestivo e inopportuno".
Come si legge sulle pagine de L'Arena, i leghisti che hanno aderito alla fondazione tosiana sarebbero una decina. "Chi si iscrive - spiega Venturi sul quotidiano veronese - paga 10 euro, ma come sostenitore. Il socio non è militante e non si celebrano congressi, come in un partito. Tant'è che i presidenti dei Fari sono nominati". L'ultimatum inviato dal Carroccio vuole quindi colpire il primo cittadino in primis? Su questo lo stesso Tosi afferma: "Se dall'esterno si percepisce questo, significa che è così. C'è chi fa altri partiti e chi come me ha un progetto politico nazionale, noto e concordato da tempo con Salvini e Maroni nel Patto del Pirellone, e ora viene stoppato. Io sono serio e coerente e domani e martedì manterrò la mia coerenza. Se uno guarda alla comodità, come ai tempi del Cerchio magico, con tutti poi allineati al nuovo corso... No, io rispetto elettori, cittadini e la mia dignità. Altri contatti con Salvini e Zaia non ci sono stati. Il Consiglio di sabato prossimo? Da qua c'è tanto tempo". Poi su Zaia il sindaco di Verona dice: "Dal 19 settembre scorso, attraverso messaggi e rapporti diretti, ho chiesto e ripetuto a Zaia di incontrarci per stabilire tempi, metodi e alleanze in vista delle elezioni. Senza ottenere risposta. Questo perché il governatore ha deciso che l'ultima parola su liste e alleanze vuole metterla lui. E questo non sta né in cielo né in terra: da che mondo è mondo, il governatore si confronta con il proprio partito".
Salvini infine commenta così: "Sono sempre dispiaciuto se c'è un leghista deluso. Io però non ho più tempo per polemiche interne, litigi e beghe. Ognuno è adulto e vaccinato. Zaia è un patrimonio che è mio dovere tutelare e rioffrire ai veneti che sceglieranno se votare lui o la Moretti. Chi lo mette in discussione va fuori. Lascio liberi i veneti di scegliere tra quello che Zaia ha fatto e quello che l'amica degli estetisti sta promettendo. Tosi va fuori? Non ci sono problemi di numeri per i gruppi in Parlamento, non è questione che ci preoccupa".

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