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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Valdegamberi non si scusa e contrattacca: «Tanti la pensano come me». Zaia: «Deve dimettersi»

Il consigliere regionale: «Non capisco tutto il clamore per un post, per ore lo aveva visto solo chi mi segue, si stava parlando tra noi. Ma non si può esprimere un parere?». Il presidente del Veneto: «Non condivido nulla di quello che ha detto, sono affermazioni gravissime»

«Poco delicato verso la sorella morta, poco corretto riversare odio nei confronti degli uomini. Poi ha dichiarato di voler fare politica, allora...». Chi parla è il consigliere regionale del gruppo misto, Stefano Valdegamberi, che abbiamo raggiunto al telefono.

Si è ritagliato una grande visibilità a fronte di una tragedia che ha sconvolto un intero paese. Non un passo indietro però, dopo il clamore suscitato da un suo post in cui ha attaccato e giudicato le parole di Elena Cecchettin, la sorella della povera Giulia. Pubblicato sul suo profilo Fb corredato da commenti, anche suoi, denigratori nei confonti della 26enne, il giorno dopo il ritrovamento del corpo della sorella e a poche ore dall'arresto di Filippo Turetta, fermato lungo un'autostrada tedesca non lontano da Lipsia. Ha scelto proprio quel giorno per le accuse di satanismo alla sorella Elena, della quale ha visionato i profili social e da questo ha tratto le sue conclusioni a dir poco sconclusionate ma che per lui sono invece opinioni che vanno difese. Antiabortista e filo putiniano, non è la prima volta che le sue uscite provocano polemiche.

«Non capisco tutto il clamore per un post, per ore lo aveva visto solo chi mi segue, si stava parlando tra noi. Ma non si può esprimere un parere? Io rappresento quelli che la pensano come me». Non mette in discussione nulla, il consigliere regionale, di quanto scritto: «Perché dovrei convincermi che dovrei scusarmi? Volevo solo confrontarmi con chi mi segue». Chiediamo se non ha una chat privata con cui fare questo tipo di confronto. «Qualcuno ha fatto uscire il post dai miei profili e sono arrivati i pacifisti a minacciarmi». Gli facciamo notare che Fb non è un luogo privato ma una piazza virtuale in cui tutti vedono tutto. Soprattutto da chi copre un ruolo istituzionale ci vorrebbe maggior rigore, però. «Non ho capito perché lei - dice riferendosi a Elena Cecchettin - può dire quello che vuole e parlare di odio verso i maschi e io non posso esprimere una opinione. I politici sono chiamati a esprimerne». Le opinioni arrivano dopo aver appurato un fatto, con certezza, altrimenti si tratta di pettegolezzi, di giudizi sommari e superficiali. L'esatto opposto di quello che si dovrebbe pretendere da chi occupa un posto istituzionale e che per questo è anche profumatamente retribuito. Chiediamo se è certo di avere capito il messaggio di Elena Cecchettin. «L'ho ascoltato più volte, per questo sono andato a controllare i suoi post. Io faccio la fotografia delle cose - dice proprio così Valdegamberi - che vedo. E mi faccio la mia idea. E guardi, io non mi sento in colpa. Per nulla».

Ci spiega anche il tipo di ragionamento che ha fatto, ci tiene a precisarlo: «Ha usato parole pesanti e portato su un piano ideologico la discussione. Ha creato una tesi, degli uomini colpevoli e ha sminuito la responsabilità del ragazzo». Chiediamo di nuovo se abbia davvero capito il principio espresso da Elena Cecchettin: «Certo! Ma patriarcale cosa? Questi ragazzi sono lasciati soli, accontentati in tutto. Sono narcisi e hanno una concezione sbagliata dei rapporti proprio perché c'è una mancanza di valori in questa che purtroppo è una società fluida. Magari ci fosse ancora il patriarcato, tutte cazzate». Non è un atteggiamento narciso quello di cavalcare la cronaca per avere visibilità? «Non ne ho bisogno, tanto è vero che mi stavo rivolgendo solo a chi mi segue», insiste ancora Valdegamberi.

Gli chiediamo se anche il presidente della Regione ha detto "cavolate": «Certo, ma Zaia è così, "sono come tu mi vuoi". Se la maggioranza ragiona in un modo lui gli va dietro». Sembrava molto scocciato invece da questa situazione che si è venuta a creare dopo il suo post, al quale segue quello di oggi, martedì 21 novembre, che rilancia e rivendica certe "opinioni". «Guardi che quando incitavo i magistrati a indagare intendevo sul satanismo», dice con un certo vigore Valdegamberi. Chi lo segue, sotiene in modo semplicistico e volgare, che Elena Cecchettina stia approfittando della violenta morte della sorella, per fare carriera politica. Facciamo notare che sarebbe una buona notizia che persone giovani e impegnate si candidassero, visto che ormai chi la fa nella maggior parte dei casi è nominato dai partiti: «Guardi che io sono uno di quelli che ha preso più preferenze, e ho un cognome lungo», adducendo al fatto che bisogna scriverlo sulla scheda elettorale, per votarlo. Non sarebbe giusto che proprio perché ricoprono un ruolo di un certo tipo, soprattutto i politici, prima di esprimere una opinione fossero davvero certi di quel che sostengono, che manifestino una certa attenzione e non invece superficialità e giudizi sommari per qualche like o click in più. «A lei pare normale che la ragazza parli dopo che la sorella che è appena morta ma se lo faccio io è un problema?», ci chiede un po' scocciato Valdegamberi.

«È stato qualcuno che voleva attaccarmi che lo ha fatto circolare, quel post», ribadisce ancora. «Sono le mie valutazioni, non capisco come mai state facendo tutto questo can can. Io ne avrei fatto volentieri a meno ma qualcuno doveva pur avere il coraggio di dire che è scorretta la campagna ideologica che sta portando avanti la sorella di Giulia Cecchettin». Elena, nell'immaginario del consigliere regionale Stefano Valdegamberi, deve evidentemente rispondere allo stereotipo della persona in lutto e che non proferisce parola. Che è poi esattamente l'immaginario che con coraggio e senso di responsabilità sta cercando di mettere in discussione proprio Elena Cecchettin, e questo ne è un aspetto. Quello della donna che fa quello che deve, che segue regole precise, date ovviamente da altri. Che è poi la società che invece tanto manca al consigliere regionale che però con i suoi post e le sue dichiarazioni, ha fatto arrabbiare anche tantissimi colleghi del consiglio regionale, che ne chiedono le dimissioni.

Sull'argomento è tornato pure Zaia, interrogato dai cronisti: «Non condivido nulla di quello che ha detto Valdegamberi. Anzi, sono affermazioni gravissime», premette il presidente. Poi ai cittadini che gli chiedono di intervenire: «Non fa parte di un partito, fa parte del gruppo misto. Molti mi chiedono di cacciarlo, ma sui consiglieri non ho nessun potere. Sono convinto che dovrebbe scusarsi». Infine una riflessione: «La comunità ha bisogno di serenità e questa vicenda non deve diventare un dibattito politico con scontro tra partiti. Non serve avere la casacca di un partito per parlare di violenza di genere».

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