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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Test antidroga nelle scuole, PD: «Invasione di campo che produce danni»

Ed anche il consigliere comunale Bertucco ribadisce la sua contrarietà: «È una iniziativa basata su una lettura strumentale e distorta del fenomeno droga»

Lunedì prossimo, 24 febbraio, due commissioni del Comune di Verona (la prima che si occupa di sicurezza e la quinta che si occupa di politiche sociali) si riuniranno per discutere ancora sul protocollo con cui l'amministrazione intende introdurre all'interno delle scuole medie e superiori della città i test antidroga su base volontaria. Grazie ad un accordo con l'Ufficio Scolastico Provinciale e con l'Ulss 9 Scaligera, se gli studenti lo vorranno potranno sottoporsi a degli esami che mostrano se i ragazzi hanno assunto o meno stupefacenti recentemente. E per coloro che dovessero risultare positivi al test è stato pensato un percorso sanitario per allontanarli dalla droga.

L'iniziativa ha scatenato il parere contrario di associazioni, presidi, professori e studenti, ma continua ad essere difeso dall'amministrazione, anche dopo la condanna del direttore del dipartimento di prevenzione dell'Ulss Scaligera Giovanni Serpelloni per una vicenda comunque scollegata a quella del protocollo. A collegare le due vicende è il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco, che vede la condanna di Serpelloni e le polemiche sui test antidroga nelle scuole come dei segnali che dovrebbero «indurre l'amministrazione comunale a cambiare registro sul tema della dipendenze, adottando una linea che non sia schiacciata soltanto sulla repressione - scrive Bertucco - È chiaro ormai che l'introduzione del drug test nelle scuole è una iniziativa basata su una lettura strumentale e distorta del fenomeno droga. L'alternativa alla repressione si chiama educazione unita ad interventi sociali mirati a rimuovere o alleviare le cause del disagio. Si tratta di un percorso certamente più lungo e costoso, che richiede pertanto un intervento e un impegno anche da parte della Regione, ma sarebbe più rispettoso dell'istituzione scolastica».

Ed anche il Partito Democratico ha ribadito la propria posizione contraria all'uso delle droghe ma allo stesso tempo contraria all'introduzione di test antidroga nelle scuole. «Il drug test può essere uno strumento utile se usato all'interno di un ambiente clinico e nell'ambito di un percorso di accompagnamento del giovane che presenti accertati problemi di dipendenze da sostanze - scrivono Maurizio Facincani, segretario provinciale PD, Luisa Caregaro, responsabile provinciale sanità PD, Elisa La Paglia, consigliera comunale, Alessia Rotta, deputata e Vincenzo D'Arienzo, senatore del PD - Quando invece viene brandito nelle scuole allo scopo dichiarato di scovare presunti ragazzi problematici, in questo caso il drug test può produrre soltanto danni alla scuola e agli stessi ragazzi. Il ricatto emotivo a cui vengono esposti studenti, famiglie ed insegnanti nei confronti delle autorità sanitarie non crea le condizioni necessarie ad esprimere un'adesione consapevole e volontaria, e non garantisce nemmeno l'assoluto anonimato che la legge prescrivere per questo genere di analisi cliniche. Per questo diciamo che la proposta del drug test di massa nelle scuole rappresenta una indebita e inaccettabile invasione di campo, destinata a minare il patto di fiducia tra studenti, famiglie e insegnanti che è alla base della missione educativa».

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