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Referendum, venerdì Renzi a Verona. Berlato: "Mandiamolo a casa"

Venerdì 25 novembre alle 16 il premier sarà nel capoluogo scaligero per sostenere le ragioni del Sì ad una riforma che ha spaccato il paese

Meno di due settimane al referendum del 4 dicembre in cui si dovrà votare Sì o No alla riforma costituzionale. Meno di due settimane e potremo dire di essere sopravvissuti ad un'altra campagna elettorale stancante per tutti. Per i cittadini, che provano a informarsi sui contenuti della riforma, anche partecipando a dibattiti e comizi, che a volte non entrano nel merito della riforma e sono avvelenati da beghe politiche. E stancante per chi sta girando l'Italia per sostenere o contrastare la riforma.

A Verona ad esempio è arrivato due domeniche fa, il 13 novembre, il tour del M5S per convincere quanti più elettori possibili a votare No. Venerdì 25 novembre alle 16 nel capoluogo scaligero arriverà il presidente del consiglio Renzi, che invece questa riforma l'ha voluta e quindi chiederà a tutti di votare Sì.

Proprio su Renzi si concentrano in parte le ragioni del No. Per molti infatti quello del 4 dicembre è un referendum sull'attuale governo. È vero che sulla scheda non ci sarà scritto il nome di Renzi, ma il premier ha puntato molto su questa riforma e in caso di vittoria del No è prevedibile che qualche incertezza sul suo governo ci sarà. È la speranza dei sostenitori del No, come il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia Sergio Berlato che scrive: "Il referendum del 4 dicembre è un’occasione irripetibile per mandare a casa lui e il suo governo illegittimo non eletto dai cittadini".

Oltre alla personalizzazione, Berlato tocca anche un altro argomento che poco ha a che fare con il merito della riforma, e non è il solo. Vale a dire le conseguenze della riforma. Conseguenze catastrofiche se vince la fazione avversa e rosee se vince la propria fazione. Chi sostiene il No parla di democrazia in pericolo, deriva autoritaria e addirittura Grillo ha usato le parole "Serial Killer" per descrivere i sostenitori del Sì, che dall'altra parte parlano di incertezza dei mercati, spread in rialzo e di un'Italia che resterebbe al palo economicamente parlando in caso di bocciatura della riforma. "L’innalzamento dello spread ha rappresentato il coltello alla gola che i poteri forti hanno puntato alla sovranità nazionale e al diritto dei cittadini italiani di scegliere da chi farsi rappresentare - ha aggiunto Berlato - Gli italiani sono stanchi delle minacce".

E forse proprio quest'ultima frase è la più vera di tutte. "Gli italiani sono stanchi delle minacce", di quelle del No e di quelle del Sì. Il fronte degli indecisi è ancora ampio perché mancano serenità e consapevolezza. E la colpa è in parte dei cittadini (a torto) disinteressati, ma anche di quella politica che fatica a rendere chiari i contenuti della riforma e per questo ha bisogno dell'attacco politico per ottenere consensi.

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