Caso Giacino. PD: "Il sindaco sapeva". Rinviato l'inizio del processo d'Appello
Per Michele Bertucco: "Tosi non può dire che non sapeva che il suo vice ostacolasse il normale svolgimento dei lavori degli uffici. E Cosa ha fatto?". L'udienza di Giacino spostata perché manca l'accusa
Il processo all'imprenditore Alessandro Leardini è iniziato e l'accusa è corruzione per induzione. Leardini, l'accusatore di Vito Giacino, pagò l'ex vicesindaco per non farsi intralciare da lui. E alle prime testimonianze si aggiungono i primi commenti, con Michele Bertucco, capogruppo PD in Consiglio comunale che scrive: "Trovano conferma tutte le nostre supposizioni in merito ad un'abnorme interferenza politica nella gestione delle pratiche urbanistiche del Comune di Verona. Bene dunque abbiamo fatto a denunciare ogni anomalia fin dall'inizio. Bene abbiamo fatto a presentare l'esposto in Procura della Repubblica che ha fatto partire l'indagine. Per queste stesse ragioni continuiamo a chiedere conto al sindaco di quanto accaduto, tanto più ora che è stato appurato che Tosi sapeva dell'arbitrarietà di certe scelte o della gravità delle interferenze".
"Stando alla testimonianza dei dirigenti - conclude Bertucco - Tosi non può dire che non sapeva che il suo vice ostacolasse il normale svolgimento dei lavori degli uffici. Cosa ha fatto il sindaco di fronte a questa situazione? E come mai, una volta scoperchiati i misfatti che hanno portato alla condanna in primo grado dell'ex vicesindaco, non ha fatto nulla per ripristinare trasparenza e correttezza amministrativa davanti al consiglio comunale e alla città?".
E parallelamente all'iter giudiziario di Alessandro Leardini avrebbe dovuto correre quello di Vito Giacino, condannato e rimesso in libertà. L'inizio del processo d'appello era previsto per oggi, 10 marzo, ma l'udienza è stata rinviata. Il motivo è l'assenza, perché impegnato a Roma, del procuratore generale Antonino Condorelli, rappresentante dell'accusa.
