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Caro affitti, gli studenti protestano e tornano in tenda. Dal Comune appello alla Regione: «Senza fondo sociale 5 mila famiglie a rischio»

Sulla cosiddetta «emergenza abitativa» arriva un appello corale dai capoluoghi di Verona, Padova, Vicenza e Rovigo rivolto alla Regione affinché assuma una «forte presa di posizione verso il governo», mentre gli studenti tornano a manifestare nelle tende

Nella giornata di venerdì 6 ottobre, il Comune di Verona ha fatto sapere che sul tema dell'«emergenza abitativa» gli assessori con delega sulla casa Luisa Ceni di Verona, Matteo Tosetto di Vicenza, Francesca Benciolini di Padova e Mirella Zambello di Rovigo, riuniti in videoconferenza, hanno condiviso una «forte preoccupazione per i propri quattro territori comunali». Durante l’incontro che, secondo quanto riferito da Palazzo Barbieri è avvenuto dopo la riunione organizzata a Mestre dalla Regione del Veneto e dall’Anci Veneto, gli assessori si sono confrontati sulla «pressante fragilità sociale e la tenuta economica di molte famiglie».

Al centro del dibattito, in base a quanto si apprende, vi sono state la «scarsissima disponibilità di immobili privati concessi in locazione nel mercato libero, la carenza di finanziamenti specifici per la ristrutturazione del patrimonio residenziale pubblico, la carenza di una programmazione regionale sull'argomento». Proprio in relazione a questi temi, gli assessori «auspicano che la Regione del Veneto assuma una forte presa di posizione verso il governo, chiedendo che venga urgentemente rifinanziato il Fondo Sociale Affitti».

La nota di Palazzo Barbieri rileva infatti che «mancando quasi 3 milioni e mezzo di euro rispetto a quanto erogato nel 2022, la previsione è che circa 5.000 nuclei famigliari delle quattro città non ricevano nel 2023 il contributo per far fronte a morosità provocate da temporanee difficoltà economiche». E, ancora, proseguono dal Comune di Verona, «considerato inoltre che nel solo 2022 le nuove procedure di sfratto nei quattro capoluoghi sono state oltre 500, se tali contributi non saranno garantiti non si potrà intervenire con tempestività in aiuto di chi è in difficoltà e si rischierà di appesantire ulteriormente la situazione».

Piattaforma crisi abitativa : foto ufficio stampa Udu Verona

UDU Verona: «Mancano investimenti strutturali su larga scala»

Nel frattempo, sempre a Verona dopo la manifestazione dell'UDU a maggio di quest’anno e dopo il percorso di mobilitazione di questi mesi, partendo da una panoramica sull'«attuale critica situazione della residenzialità pubblica studentesca nazionale e locale», UDU Verona ha promosso nella giornata odierna, venerdì 6 ottobre, un flashmob per «denunciare la crisi abitativa», presentando inoltre attraverso la propria piattaforma "Vorrei vivere qui: la nostra idea di residenza" alcune idee per rispondere alle necessità studentesche.

In merito, la coordinatrice di UDU Verona Laura Bergamin ha dichiarato: «Nessun passo avanti sul censimento degli immobili sfitti tanto promesso dalla ministra Anna Maria Bernini, nel mentre la situazione abitativa non ha fatto che peggiorare. Siamo quindi qui oggi a presentare la nostra piattaforma sulla residenzialità studentesca proprio davanti all’Ex Caserma Trainotti, uno degli immobili inutilizzati di proprietà del Demanio. Il luogo scelto è un simbolo della nostra visione: quella di sostenibilità urbana, sociale ed ecologica, portando l'attenzione sulla riconversione in residenze pubbliche di numerosi luoghi attualmente inutilizzati, sperando in un solido e reale impegno da parte del ministero, al di là delle false promesse di questi mesi».

Laura Bergamin  : foto ufficio stampa Udu Verona

La stessa Laura Bergamin ha quindi aggiunto: «Nemmeno dalla Regione Veneto sono arrivate delle risposte soddisfacenti, seppur sia l’organo deputato a garantire il diritto allo studio per i 120 mila studenti universitari della Regione. Siamo davanti invece alla mancanza di investimenti strutturali su larga scala, giustificati dai continui rimbalzi tra la Regione ed il MUR, in cui è la comunità studentesca a rimetterci totalmente e a non vedere tutelati i propri diritti».

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