rotate-mobile
Politica Santa Lucia e Golosine / Via Golosine

Pensioni di reversibilità. Per Spi-Cgil nel veronese a rischio 2800 nuovi assegni

Il sindacato dei pensionati conferma che non verranno toccate le pensioni già in essere, ma i tagli potrebbero colpire i nuovi assegni di vedovi e soprattutto di vedove

Alessia Rotta del PD difende il disegno di legge già presentato in Commissione alla Camera che interessa le pensioni di reversibilità. Lo Spi, sindacato dei pensionati Cgil lo attacca. "Si prevede un taglio per gli assegni di vedove e vedovi, anche se non verranno toccate le pensioni di reversibilità già in essere" si legge in una nota del sindacato che poi entra nei dettagli.

Nel veronese, se i timori dello Spi verranno confermati, è a rischio taglio una parte dei 2.800 nuovi assegni di reversibilità che in media vengono erogati ogni anno al coniuge di un defunto. In tale contesto, la categoria più colpita sarebbe quella delle vedove visto che l’85% degli assegni di reversibilità vanno versati alle donne che hanno una prospettiva di vita più lunga rispetto agli uomini. Nel territorio di Verona si contano attualmente circa 63 mila pensioni di questo tipo, per le quali ogni vedova o vedovo si intasca in media 917 euro lordi al mese. "Non certo una cifra da nababbi", scrive il sindacato.

In Veneto, invece, è a rischio di ulteriori tagli una parte dei 15 mila assegni di reversibilità. In regione si contano attualmente circa 360mila pensioni di questo tipo, per le quali ogni vedova o vedovo si intasca in media 878 euro lordi al mese. La spesa mensile lorda sfiora i 315 milioni di euro, circa un settimo degli oltre 2 miliardi di euro che si spendono in totale ogni mese nel Veneto per pagare il monte pensioni. E sono un’ottantina i veneti che percepiscono un assegno di reversibilità superiore ai 5 mila euro lordi al mese.

Secondo la Spi, il disegno di legge va a colpire soprattutto gli assegni delle vedove, che in Veneto sono in numero decisamente superiore rispetto a quelli dei maschi: 317.278 contro 39.252. "L' ennesimo sgambetto, scrive il sindacato a una categoria già abbondantemente penalizzata da un assegno che è mediamente inferiore fra il 30 e il 40% rispetto a quello degli uomini.

"Il governo ha giustamente deciso di investire risorse per combattere la povertà - commenta Rita Turati, segretario dello Spi-Cgil del Veneto - Ma, guarda caso, per recuperare tali risorse ha pensato di colpire una categoria non proprio privilegiata, come quella delle vedove e dei vedovi. La cosa davvero assurda, come denunciato dal nostro segretario nazionale Ivan Pedretti, è che si pensa di far uscire la pensione di reversibilità dalla previdenza per entrare nell'assistenza. Con questo piccolo escamotage, sarebbe assoggettata all'Isee che, com'è noto, fa riferimento alla situazione economica familiare e non individuale. Naturalmente le donne sarebbero le più colpite da questo provvedimento e ciò creerebbe una situazione drammatica, dato che spesso le vedove riescono a vivere dignitosamente proprio grazie alla quota di pensione del marito".

In tale contesto, Rita Turati ha invitato il governo e il ministro Poletti ad "aprire immediatamente un tavolo di confronto su tutte le tematiche che riguardano la previdenza, sempre più sotto attacco da parte di chi per fare cassa non trova altri mezzi che colpire la categoria dei pensionati".

Schermata 2016-02-16 alle 15.17.57-2

Fonte: Elaborazioni SPI CGIL Veneto su dati INPS *Media pensioni reversibilità erogate ogni anno

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Pensioni di reversibilità. Per Spi-Cgil nel veronese a rischio 2800 nuovi assegni

VeronaSera è in caricamento