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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Adeguamento degli affitti nelle case popolari, PD: «Si attivino i servizi sociali»

Il gruppo consiliare: «Riceviamo numerose segnalazioni di inquilini di case pubbliche Ater o Agec allarmati. Si sta però commettendo un gigantesco errore di comunicazione»

Riceviamo numerose segnalazioni di inquilini di case pubbliche Ater o Agec allarmati per l'adeguamento dei canoni di locazione entrato in vigore dall'1 luglio scorso.

A scriverlo è il gruppo consiliare del PD di Verona, composto dai consiglieri Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani, Carla Padovani. L'opinione dei quattro consiglieri di minoranza è che l'adeguamento degli affiti delle case popolari può anche essere sostenuto da buone intenzioni, ma la sua applicazione è stata disastrosa. 

Ater aveva dato preavviso dei cambiamenti in corso - spiegano Benini, La Paglia, Vallani e Padovani - Del resto la legge di riorganizzazione dell'edilizia residenziale pubblica (che in buona sostanza lega l'assegnazione dell'alloggio alla presentazione del nuovo Isee certificato dall'Inps) è del novembre 2017, mentre il regolamento attuativo è del 31 luglio 2018.
Un conto, però, è sentirsi parlare di un rincaro, un altro paio di maniche è vedersi schizzare il costo dell'affitto di due, tre, o anche dieci volte, come sta accadendo in questi giorni, per quanto bassa possa essere la cifra di partenza.
La nuova legge e il nuovo regolamento hanno scopi del tutto condivisibili in quanto mirano a scardinare certe storture che da decenni fossilizzano la gestione del patrimonio residenziale pubblico a beneficio dei pochi che una volta entrati nelle case non ne escono più, e a danno di chi ne avrebbe più bisogno ma non trova case libere. Nell'attuare questa riforma, per certi versi doverosa, si sta però commettendo un gigantesco errore di comunicazione, affidando il rapporto con gli inquilini ad asettiche lettere ufficiali, senza prendere contatto con le persone.
Trattandosi di un delicato settore del sociale, è necessario che la politica, che spesso ha contribuito alla creazione di queste storture, ci metta la faccia e innanzitutto spieghi le ragioni di questa riforma. In secondo luogo va osservato che la platea dei beneficiari è molto differenziata, gli aumenti vanno pertanto valutati attentamente. Nella casistica che abbiamo raccolto, c’è il pensionato a 1.800 euro al mese che vive con la moglie in una casa da 100 metri quadrati pagando 419 euro, ora rivalutati in 573 euro. Lui non avrà problemi a far fronte al rincaro, ma neanche a trovarsi una nuova casa sul libero mercato. Diverso è il caso di una vedova anziana con la pensione minima e qualche risparmio in banca accumulato nel corso di una vita che si vede schizzare l'affitto da 37 a 369 euro al mese. Come si fa a vivere con poche centinaia di euro al mese? Questi soggetti fragili, socialmente esposti, vanno intercettati e informati, diversamente ne risentiremo parlare soltanto quando, esauriti i risparmi e rinunciato alle cure mediche, saranno troppo poveri o troppo malati per continuare a pagare l'affitto.
La nostra richiesta, pertanto, è che i servizi sociali del Comune di Verona e i rappresentanti delle aziende di edilizia residenziale pubblica si attivino innanzitutto con una serie di assemblee nei grandi complessi di case pubbliche per spiegare diritti e doveri previsti dalla legge, la quale offre in casi di particolare difficoltà economica la possibilità di una presa in carico da parte dei servizi sociali del Comune. Per intercettare anche gli inquilini meno attivi, come possono essere gli anziani, è necessario mobilitare tutte le risorse dei servizi sociali per raggiungere il maggior numero di persone possibile per una presa in carico individuale.
Sottolineiamo che la legge prevede trasferimenti in caso di abitazioni sottoutilizzate. Ciò rappresenta il caso tipico di anziani rimasti soli in appartamenti molto più grandi rispetto alle reali necessità. È impensabile che una riforma del genere venga avviata senza un'adeguata e capillare campagna informativa e di sostegno psicologico per i casi di estrema solitudine.
Un altro aspetto dei rincari riguarda lo stato di manutenzione delle case pubbliche. Molto resta ancora da fare per rendere dignitosi certi complessi residenziali pubblici. Lo stato degli infissi e degli impianti tecnologici rendono spesso esorbitanti i consumi di gas ed energia elettrica per il riscaldamento. Non di rado le spese condominiali annuali sono un multiplo dei canoni di affitto che, con gli adeguamenti in corso, rendono l'abitare in alloggi pubblici molto costoso e disagevole. È necessario pertanto chiedere a Comune e Regione di dare ulteriore impulso alla riqualificazione del patrimonio residenziale pubblico con un programma di investimenti certo e verificabile.

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