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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Centro storico / Piazza Bra

"Verona torna al Medioevo". Le polemiche travolgono la mozione anti-aborto

Pasetto, Rotta, Fantinati, Bertucco, Ugoli. Tutti contro la mozione approvata nella serata di giovedì a Palazzo Barbieri, che ha scatenato la discussione etica in tutta Italia, con la notizia ripresa da giornali e radio

L'amministrazione comunale di Federico Sboarina è finita ancora una volta nella bufera delle polemiche, e anche questa volta su una questione di carattere etico. Dopo la mancata presa di posizione ufficiale sull'aggressione omofoba avvenuta a metà agosto e la seguente azione initimidatoria avvenuta ai danni della stessa coppia in settembre, con la maggioranza di Palazzo Barbieri che si è nascosta dietro frasi piuttoso banali, le quali facevano riferimento alla volontà di voler attendere "l'esito delle indagini" o al fatto che la mozione non fosse "urgente", è arrivata nella serata di giovedì l'approvazione della mozione anti-aborto, che impega la giunta a sostenere iniziative di prevenzione e che inserisce "nel prossimo assestamento di bilancio di un congruo finanziamento ad associazioni e progetti che operano nel territorio del Comune di Verona; la promozione del progetto regionale Culla Segreta', stampando e diffondendo i suoi manifesti pubblicitari nelle circoscrizioni e in tutti gli spazi comunali; a proclamare ufficialmente Verona Città a favore della vita". 

RInviata già nella serata del 26 luglio, con il consigliere Bacciga finito al centro di un'altra polemica, tale mozione è stata approvata con 21 voti favorevoli e 6 contrari il 4 ottobre, scatendo un putiferio. L'approvazione infatti viene vista come un attacco alla legge 194, in vigore da 40 anni dopo numerose battaglie sociali in favore dei diritti delle donne

Nella notte Verona e le sue cittadine hanno subito uno schiaffo inaccettabile. Il voto del consiglio comunale per dichiarare Verona “città a favore delle vita” ci ha riportato indietro ad anni in cui le donne morivano per le interruzioni di gravidanza e proliferavano gli aborti clandestini. 

Ha detto la deputata del Partito Democratico Alessia Rotta. Ma tra i firmatari della deposizione è presente anche il nome di una consigliera PD. 

La nostra città non deve dare ulteriori prove di essere a favore della vita: Verona è medaglia d’oro della liberazione dal nazifascismo e la vita l’ha difesa e tutelata con il coinvolgimento di tutta la popolazione. L’approvazione nottetempo delle mozioni leghiste, invece – sottolinea la deputata Dem - la rende un luogo ostile alle donne e carico di ipocrisia. Spiace che anche all’interno del Partito Democratico Veronese ci sia chi, come Carla Padovani, non abbia capito la gravità di quanto la Lega stava cercando di fare, rendendo il corpo delle donne una merce di scambio politico. Una grave responsabilità sia verso le cittadine e i cittadini, sia per non aver informato il gruppo e per non averlo rappresentato, ma abbiamo la consapevolezza che si tratta di una posizione del tutto personale.
Gli aiuti effettivi per diminuire gli aborti non arrivano attraverso il finanziamento di associazioni antiabortiste, ma con strutture adeguate per la piena applicazione della legge 194, con programmi educativi per il controllo delle nascite e della fertilità, con l’implementazione delle case d’accoglienza, con un adeguato supporto per le situazioni di fragilità. In una parola, col welfare. 

Sulla posizione di Carla Padovani è intervenuto anche il segretario cittadino Luigi Ugoli con una precisazione. 

Per la Segreteria che rappresento intendo precisare che la posizione del Partito Democratico di Verona sulla mozione anti-abortista discussa e votata nel consiglio comunale di ieri sera, coincide con la posizione espressa dalla maggioranza del gruppo consiliare Pd che ha respinto la proposta del consigliere Zelger.

Votando difformemente dal gruppo e dall’orientamento del partito, la capogruppo Carla Padovani ha inteso esercitare la propria libertà di coscienza su un tema come l'aborto, effettivamente sensibile perché etico.

Se questo è un suo diritto, che attesta tra l'altro l'identità plurale del Partito Democratico, non ci si può nascondere tuttavia che tutti coloro, all’interno e fuori dal Pd, che come la consigliera Padovani provengono da una cultura di matrice, fede e ispirazione cattolica e cristiana, avevano colto da subito la strumentalità e l'inutilità di portare all’ordine del giorno di un consiglio comunale un tema delicato già regolato da Legge dello Stato come l’interruzione di gravidanza.

E a chi ci chiede che cosa c’è di male nel supportare l’attività di tre associazioni che lavorano per la prevenzione e l’assistenza alle giovani madri, rispondiamo: perché proprio queste tre associazioni e non altre?
La ragione sta nelle premesse della mozione che surrettiziamente cercano di far passare, con la sua approvazione, delle valutazioni di ordine politico sulla Legge 194 il cui bilancio, per quanto ci riguarda, rimane positivo anche a distanza di 40 anni dalla sua entrata in vigore.

Più decisa la posizione di Michele Bertucco, il quale titola una nota diffusa con "Mozione Zelger: Verona torna al Medioevo". 

Ieri sera è stata approvata la mozione 434 (con il voto favorevole della capogruppo PD – Carla Padovani) presentata dai consiglieri Zelger, Comencini, Ferrari Leonardo, Bacciga, Russo e dalle consigliere Bressan, Drudi e Grassi.

Posta sotto il titolo Iniziative per la prevenzione dell’aborto e il sostegno alla maternità nel 40° anniversario della legge 194/1978, la mozione, pervenuta al Consiglio comunale il primo ottobre scorso, è stata modificata rispetto a quella depositata in precedenza, e mai discussa.
Le variazioni non sono prive di significato, perché cancellano le cifre e le statistiche, desunte da fonti ignote, che avrebbero dovuto comprovare, guarda caso, non solo i fallimenti, ma il potere criminogeno della legge in questione, capace di creare guasti a tutti i livelli: fisici, psichici, socio-antropologici, estetici … Non manca niente, in tale mozione, dell’armamentario solito, quello che mette insieme argomenti disparati, per lo più truci e vagamente terroristici, nel tentativo di demonizzare la legge, e, neanche troppo implicitamente, le donne che ad essa fanno ricorso .Invece che provvedere a cancellare dati forse farlocchi, bastava attingere a quelli, fino a prova contraria sicuri,forniti dall’Istituto Superiore di Sanità: se non che, proprio da questi si evince che la legge 194, a dispetto dei molteplici tentativi messi in atto per impedirne la piena attuazione, abbia svolto il suo compito primario: tutelare la salute della donna, libera di autodeterminarsi nella difficile scelta di abortire.

In realtà, il lungo elenco dei danni compilato dai Consiglieri è solo una premessa,il vero intento della mozione essendo quello di impegnare il Sindaco e la Giunta, affinché finanzino «progetti che operano nel territorio del Comune di Verona». E, già che ci sono, i firmatari buttano lì due nomi di progetti finanziabili, «Gemma» e «Chiara». Progetti che si occupano di assistere le madri in difficoltà per la durata di un anno. Ma prima? La prevenzione, l’educazione all’affettività e alla sessualità, l’informazione?I consiglieri non ne parlano, perché l’importante è dire quanto male faccia al mondo la 194, e, forse, quanto benemeriti siano, al paragone, i progetti additati.

A lungo le persone presenti nel loggione del Consiglio comunale hanno potuto protestare, a lungo là sopra, e anche al piano basso, quando, con fatica, hanno potuto recuperare i loro documenti. A danno già fatto, qualcuno, fra gli amministratori, continuava ad andare in cerca del peggio. Mezzucci, dopo la vergognosa prova muscolare, purtroppo non solo declinata al maschile.

Dopo il primo attacco, fatto a caldo, Giorgio Pasetto è tornato a calcare la mano sulla vicenda, sottolineando come questa presa di posizione vada ad intaccare libertà ritenute fondamentali. 

Verona laboratorio italiano della “Restaurazione dei diritti incivili”. Stiamo trasformando Verona nel baluardo di un pensiero becero che spazia tra la deriva fascio-leghista e l’integralismo ortodosso cattolico. Stiamo riducendo un’intera città nel portavoce del Ministro per le politiche della famiglia Lorenzo Fontana.
Non possiamo, infatti, non vedere come anche in tutta Italia stiano dilagando i medici obiettori di coscienza in modo da rendere sempre più difficile le interruzioni delle gravidanze, compiacendo al tempo stesso le forze politiche conservatrici ed estremiste del nostro Paese.
Roma chiama e Verona con i suoi falchi risponde.
La mozione approvata giovedì sera da 21 consiglieri comunali mira a portare nella nostra città progetti limitativi della libertà delle donne che vengono viste come fattrici invece che come liberi individui con capacità di autodeterminazione.
Vogliamo comprare le gravidanze con offerte economiche alle future mamme? Introdurre azioni per ridurre gli aborti oltre i 90 giorni e per informare le donne (o meglio dico io scoraggiarle ) con indicazioni a senso unico sui danni che l’aborto provoca? Abbiamo un gruppo consigliare guidato da estremisti di destra come Andrea Bacciga che a luglio scorso aveva replicato con il saluto romano alle attiviste presenti a Palazzo Barbieri proprio in occasione della presentazione della mozione e dei 40 anni della legge 194.
Verona e tutti i cittadini che credono ancora nel rispetto dei diritti civili e della democrazia devono opporsi a questa classe politica che ci sta riportando nel medioevo. Zelger e company vogliono marchiare questa città con un marchio che moltissime persone non condividono.
Ricordo che mentre la maggioranza ha fatto quadrato per approvare la mozione contro la libertà delle donne solo un paio di settimane fa la maggioranza si è rifiutata di firmare la mozione trasversale di condanna della violenza verso la coppia omosessuale di Stallavena. I due gay sono stati sottoposti ad un agguato stile KU KLUX KLAN con il tentativo fortunatamente fallito di bruciare la loro abitazione con la benzina dopo averne imbrattato i muri con svastiche e a seguito delle aggressioni il fisiche di questa estate in Piazza Bra, oltre che minacce fatte recapitare nella loro cassetta postale.
Non si può non vedere l’estremismo culturale che viene imposto dai politici alla guida di questa città e all’innegabile “zerbinamento” ai giochi di potere romani. 

Anche Mattia Fantinati, sottosegretario alla Pubblica Amministrazione e esponente di punta del Movimento 5 Stelle, attacca senza mezzi termini la mozione. 

A Verona sembra di essere tornati al medioevo. Da un lato non si approvano le mozioni di condanna di episodi di omofobia, dall’altro si votano provvedimenti che vanno a favorire associazioni private antiabortiste. Il problema non è il dibattito sui temi etici che in Italia è sempre caldo e segno di vivacità politica. Il punto è che a Verona il tempo sembra essersi fermato al medioevo, quando la distinzione tra religione e leggi dello Stato non era così evidente. Infatti sarebbe da augurarsi che certi temi quali l’aborto, il diritto di libertà sessuale, la libertà religiosa fossero ormai universalmente accettati e riconosciuti, invece nella nostra città non solo la maggioranza ha una politica di stampo confessionale, ma anche il PD, la cui capogruppo ha votato a favore della mozione, sembra essere rimasto secoli indietro. Peraltro se davvero si volessero intraprendere politiche serie di sostegno alla maternità si dovrebbe fare riferimento alle strutture pubbliche e non ad associazioni private di dubbio orientamento.

Una mozione che dunque non sembra piacere a nessuno, se non alla maggioranza, e della quale probabilmente non si sentiva la mancanza. Viene da chiedersi se questa votazione fosse effettivamente più "urgente" rispetto a quella di metà di settembre, che doveva semplicemente esprimere un atto di solidarietà per due persone, per il quale forse non era necessario attendere "la fine delle indagini". Verona torna dunque al centro della discussione: la scelta effettuata nella serata di giovedì è rimbalzata infatti sui giornali e radio di tutto il paese, mentre le associazioni scaligere proseguono nella propria battaglia per rivendicare ancora una volta i diritti delle donne. Anche quelli che sembravano già acquisiti da tempo e che per molti, ma non tutti, dovrebbero oramai essere scontati. 

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