«Mattarella mi fa schifo», il Pd chiede le dimissioni del consigliere leghista Comencini
Il gruppo Pd a Palazzo Barbieri annuncia una mozione per chiedere le dimissioni del consigliere comunale e deputato della Lega dopo le sue parole rivolte al capo dello Stato Sergio Mattarella: «Inaccettabile è anche il silenzio del sindaco di Verona Sboarina»
Il gruppo consiliare in Comune a Verona del Pd spiega di aver predisposto «una mozione di censura e richiesta di dimissioni», rivolte nei confronti del consigliere comunale e deputato veronese Vito Comencini, in riferimento alle «frasi offensive e menzognere pronunciate al raduno leghista di Pontida ai danni del capo dello Stato in carica Sergio Mattarella e della memoria di un altro grande presidente della Repubblica come Sandro Pertini». Lo riferiscono in una nota congiunta i consiglieri Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani e i segretari provinciale e comunale del Pd a Verona Maurizio Facincani e Luigi Ugoli.
«Questo presidente della Repubblica mi fa schifo! - aveva dichiarato il consigliere comunale di Verona Vito Comencini durante l'Assemblea federale Lega dei Giovani - È un presidente che se ne frega del 34 per cento degli italiani». Mentre in riferimento all'ex presidente Pertini, il consigliere e deputato leghista lo aveva accusato di essere «quello che è andato a baciare la bara di Tito, quello che ha fatto buttare nelle foibe gli italiani».
#Comencini, #Lega: “Questo Presidente della Repubblica mi fa schifo!”. #amefaischifotu. Primo perché insulti un grande galantuomo come #Mattarella, secondo perché dimostri di sconoscere la Costituzione. Reazione rabbiosa di un cretino fortunatamente cacciato all’opposizione. pic.twitter.com/D6jDDpDbmZ
— Davide Faraone (@davidefaraone) 14 settembre 2019
Il tweet del parlamentare Pd Davide Faraone sulla vicenda Comencini
«Le parole di Comencini - si legge nella nota degli esponenti veronesi del Pd - non possono in alcun modo essere considerate come espressione di un’opinione personale, sono parole ingiuriose palesemente dirette a minare l’onore e il prestigio della massima carica dello Stato, e come tali perseguibili a norma di codice penale. Su Pertini poi, Comencini continua a diffondere una fake news del 2018 che mostra il presidente raccolto sulla bara che in realtà è quella del segretario del Pci Enrico Berlinguer, non di Tito».
L'affondo da parte dei consiglieri comunali Pd e dei segretari provnciale e comunale non si limita tuttavia soltanto al diretto interessato, ma chiama in causa anche il primo cittadino scaligero Federico Sboarina, la cui maggioranza a Palazzo Barbieri è sostenuta anche dalla Lega, nonché del presidente del Consiglio comunale Ciro Maschio (FdI): «Inaccettabile è anche il silenzio del sindaco di Verona Sboarina e dello stesso presidente del Consiglio comunale Circo Maschio - si legge sempre nella nota siglata dagli esponenti veronesi del Pd - che a quasi 24 ore di distanza dall’uscita gravissima di un consigliere comunale di maggioranza, devono ancora prendere pubblicamente e ufficialmente le distanze da quelle parole, a difesa dello Stato, delle istituzioni e della stessa città di Verona che torna alla ribalta delle cronache nazionali per l'arroganza di alcuni dei suoi rappresentanti».
Il sindaco di Verona Federico Sboarina accoglie il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Sulla vicenda è stato interrogato anche il leader della Lega Matteo Salvini, il quale ha dichiarato che «sono stati sbagliati i toni perché ci vuole sempre rispetto», ma aggiungendo poi che «sicuramente sono state fatte scelte che non corrispondono alla volontà popolare nelle ultime settimane. Io non uso l'insulto - ha quindi chiosato Salvini - ma propongo agli italiani un cambiamento».
Si limita invece a parlare di «numeri record» per una «Pontida maestosa» Nicolò Zavarise, assessore al commercio del Comune di Verona, recentemente nominato commissario veronese della Lega: «I numeri storici delle presenze di ieri testimoniano che la vittoria non è nei giochi di palazzo o in qualche poltrona in più, è nel sostegno di decine di migliaia di persone che oggi hanno chiesto, insieme a noi, di avere voce e che il voto democratico sia rispettato. Il grande insegnamento di Matteo Salvini - conclude Zavarise - è che non serve occupare poltrone quando le cose non vanno come devono andare e il popolo non viene rispettato».