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Passa il decreto dignità, esulta M5S. Lega: "Migliorato da noi". Pd: "Jobs Act riabilitato"

Approvato alla Camera il decreto legge dignità con 312 "sì", 190 "no" e 1 astenuto. Il premier Conte: "Passo in avanti lotta al precariato". Lega: "Grazie a noi è migliorato". La veronese Alessia Rotta del Pd: "Di Maio dopo aver annunciato un colpo mortale al Jobs Act lo riabilita"

Via libera dell'Aula della Camera al Decreto Dignità. L'assemblea di Montecitorio ha approvato il provvedimento con 312 sì, 190 no e 1 astenuto. Il testo passa ora in seconda lettura al Senato. «Abbiamo vinto il primo round, ce l'abbiamo fatta, e senza la fiducia», il commento del vicepremier Luigi Di Maio festeggiato dai suoi parlamentari. «Ora c'è il Senato, - ha detto ai deputati - lì i tempi sono più ridotti». «Un primo importante passo in avanti per la lotta al precariato, il contrasto all'azzardo e la semplificazione fiscale», ha dichiarato il premier Giuseppe Conte che si è detto inoltre «orgoglioso di guidare un Governo che lavora davvero per questo Paese». «Oggi è una giornata storica. - ha scritto ancorca su Facebook il deputato veronese pentastellato Mattia Fantinati - Abbiamo licenziato il decreto Dignità per ridare un futuro a questo Paese. Lo abbiamo fatto con il cuore, contro chi ha cercato di fermarci con ogni mezzo».

Il parlamentare veneto del Movimento 5 Stelle Federico D’Incà, interviene così sul Decreto Dignità e sulle polemiche che il provvedimento ha suscitato in Veneto: «La precarietà lavorativa è precarietà umana – spiega il deputato – tutto è legato perché l’assenza di stabilità impedisce alle persone di creare nuclei famigliari e quindi di avere figli. I consumi in generale ne risentono, anche in Veneto, dove la situazione economica e produttiva è comunque migliore rispetto ad altre zone del Paese». 

«Abbiamo introdotto incentivi per le imprese che assumeranno in maniera stabile giovani con meno di 35 anni nel 2019 e 2020 ed è falso che abbiamo eliminato la causale nei contratti stagionali, perché non c’è mai stata. – sottolinea ancora il deputato M5S - Abbiamo ridotto la durata del contratto a tempo determinato da 3 anni a 1 anno al massimo senza causale, 2 anni al massimo con la causale, e abbiamo proposto sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato per giovani under 35 fino a 3 mila euro all’anno di decontribuzione».

Lega: "Grazie a noi Decreto Dignità migliorato"

«Grazie alla Lega il decreto dignità è stato nettamente migliorato rispetto al testo di partenza. È chiaro che si tratta solo di un primo passo da coniugare con altri provvedimenti prioritari come la Flat tax, alla pace fiscale e l'autonomia». Così in una nota congiunta i parlamentari veneti della Lega.

«Abbiamo reintrodotto i voucher per il sistema agricolo - sottolineano i parlamentari leghisti -, per le strutture turistico ricettive, per le aziende alberghiere e gli enti locali. È stato prolungato fino al 2020 la decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani under 35 anni, vale a dire l'esonero del 50 per cento dei versamenti contributivi previdenziali, ad eccezione di quelli assicurativi all'Inail per il prossimo biennio, in favore dei datori di lavoro che assumono giovani sotto i 35 anni mai contrattualizzati prima in maniera stabile. Abbiamo inoltre dato più tempo alle imprese per adeguarsi al nuovo regime dei contratti a tempo determinato, in termini di durata, di causali e di rinnovi. Sui rinnovi, accogliendo una proposta emendativa delle opposizioni, abbiamo escluso dal contributo addizionale dello 0,5 per cento i contratti di lavoro domestico per colf e badanti».

Alessia Rotta (Pd): "Di Maio riabilita Jobs Act"

«Fa piacere vedere che il super ministro Di Maio, dopo aver annunciato un "colpo mortale al Jobs Act", si renda conto della bontà del provvedimento e torni sui suoi passi». Lo ha scritto in un post su Facebook Alessia Rotta, vicepresidente Vicaria dei deputati del Partito Democratico, commentando la bocciatura dell’Aula della Camera, con 317 voti contrari e 191 astenuti, all'emendamento al dl dignità che chiedeva il ripristino dell'articolo 18.

«Il 2 dicembre dello scorso anno diceva "Noi il Jobs Act lo vogliamo abolire" e ancora "Vogliamo ripristinare l’Articolo 18". Ma oggi, nel suo decreto,  - spiega - nessuno della maggioranza ha votato il ripristino. Evidentemente la cancellazione del Job Act e la reintroduzione dell’Articolo 18 sono state solo parole da campagna elettorale per il vicepremier Di Maio. – conclude l'On. Rotta - Una campagna giocata sulla presa in giro degli italiani».

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