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Legge Mancino, il ministro Fontana sotto accusa. Abrogazione o sua applicazione?

La proposta dell'ex vicesindaco di Verona e attuale ministro della Famiglia Lorenzo Fontana ha suscitato un vespaio di polemiche. Rotta (Pd): "Vero volto integralista di questo governo"

Il contenuto della legge Mancino, approvata nel 1993, è piuttosto semplice: la norma è stata pensata per punire chiunque propagandi idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ma anche chi professi l’esaltazione di principi, fatti, metodologie, o membri storici appartenenti al fascismo. Dal testo della legge si apprende che la pena prevista va da una multa fino a 6 mila euro o anche un anno di reclusione per «chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».

Di fatto la Costituzione italiana già all'Art. 3 afferma qualcosa di similare: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Ad ogni modo, la legge Mancino fa anche dell'altro: oltre a ricordare (affermare giuridicamente) l'uguaglianza di ogni cittadino dinanzi alla legge e la pari dignità sociale di tutti gli esseri umani, vieta espressamente «ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Si tende spesso ad associare, anche legittimamente essendo nata come specificazione della già istituita legge Scelba del 1952, la nuova legge firmata dall'allora ministro dell'Interno Nicola Mancino con l'ideologia fascista (e questo perché, ad esempio, in Italia il fascismo introdusse le "leggi razziali", discriminando gli ebrei in particolare, dal 1938), ma come si può evincere dal testo, il senso del dispositivo e il suo spettro d'applicaizone è ben più ampio e generale.

Come noto, il ministro della Famiglia, il veronese ex vicesindaco Lorenzo Fontana, proprio ieri ha avanzato la proposta di abrogazione della legge Mancino che, a suo dire, «in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano». La giustificazione fornita dall'esponente della Lega, e vale forse la pena ricordare che già nel 2014 il partito di Matteo Salvini raccolse le firme per istituire un referendum abrogativo della legge Mancino (le firme non furono sufficienti), trae spunto dal recente episodio di Moncalieri. L'aggressione a uova in faccia nei confronti di Daisy Osakue, è stato dimostrato, nulla ha che vedere con il razzismo e ciò ha dato il via libera al ministro Fontana per una requisitoria sul presunto «pensiero unico» dei «commentatori mainstream», e di come il «razzismo» sia divenuto un'«arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi». L'ex vicesindaco veronese, in particolare, sostiene che «se c’è quindi un razzismo, oggi, è in primis quello utilizzato dal circuito mainstream contro gli italiani. La ragione? - si domanda l'On. Lorenzo Fontana e risponde - Un popolo che non la pensa tutto alla stessa maniera e che è consapevole e cosciente della propria identità e della propria storia fa paura ai globalisti, perché non è strumentalizzabile».

Ora, l'unica domanda che vorremmo porre è invece semplicemente questa: ma come si passa (qual è il nesso logico-consequenziale-argomentativo?) da queste premesse - discutibili, certo, ma rispettabili in quanto teoria politica - alla richiesta d'abrogazione della legge Mancino, cioè appunto di quella legge che in fondo dovrebbe proprio tutelare tutte le vittime di discriminazione, compresi i cittadini italiani che il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana suppone essere vittime di razzismo da parte dei «globalisti»? Più che la sua abrogazione, non avrebbe invece avuto più senso chiederne la sua applicazione rigorosa, magari svelando puntigliosamente, caso per caso, tutti i paventati episodi di razzismo che gli italiani avrebbero subito?

Le smentite: Conte, Di Maio, Salvini

Nell'immediato della proposta avanzata dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, sono arrivate le repliche e le smentite, anzitutto dal premier Conte, il quale ha spiegato: «L’abrogazione della legge Mancino non è prevista nel contratto di governo e non è mai stata oggetto di alcuna discussione o confronto tra i membri del Governo. Personalmente, - ha poi aggiunto il primo ministro Conte - credo che il rispetto delle idee sia un valore fondamentale di ogni sistema democratico, ma allo stesso modo ritengo che siano sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa».

Anche il ministro del Lavoro Luigi di Maio si è subito affrettato a chiarire: «La discussione sull'abrogazione della Legge Mancino può chiudersi tanto rapidamente quanto si è aperta. Prima di tutto non è nel contratto di governo. In secondo luogo, - ha poi aggiunto il leader pentastellato collega di governo di Fontana - è uno di quegli argomenti usati per fare un po' di distrazione di massa che impedisce di concentrarsi al 100% sulle reali esigenze del Paese: lotta alla povertà, lavoro e imprese». 

Come riportato infine dall'Ansa, anche il ministro dell'Interno nonché leader della Lega Matteo Salvini ha smentito la possibilità che il governo si occupi della proposta del suo collega di partito e ministro Lorenzo Fontana: «Se mi chiedete se faremo una proposta di legge o una raccolta di firme per abolire la legge Mancino dico di no. - ha dichiarato Salvini - È un'idea, ma sicuramente non è una priorità per la Lega e il governo, che ha al centro della propria azione lavoro, tasse e sicurezza».

Le polemiche: "Volto integralista del governo"

Alle repentine smentite, sono però seguite altrettanto rapidamente le inevitabili polemiche. Alzata di scudi contro la proposta del ministro della Famiglia in particolare dal fronte del Pd. La deputata veronese Alessia Rotta, ad esempio, ha attaccato duramente l'On. Fontana: «Il Ministro Fontana prosegue nelle sue esternazioni preoccupanti. Con l’idea di abrogare la Legge Mancino apre non solo all’impunità verso la violenza e la discriminazione per motivi razziali, etnici e religiosi, ma anche a chi incita simili gesti. La legge Mancino non solo non va abrogata, - argomenta ancora l'On. Rotta - ma va estesa. L’abrogazione sarebbe un salvacondotto per Salvini e i suoi seguaci. Sono tardive le uscite del ministro Di Maio e del premier Conte, - conclude poi polemicamente la vicepresidente vicaria dei deputati Pd - Fontana ancora una volta lancia nella palude il suo macigno e aspetta le reazioni, svelando, però, il vero volto integralista e fascista di questo governo».

Sulla stessa linea anche il senatore del Pd Vincenzo D'Arienzo che spiega: «Il Ministro Fontana vuole eliminare la Legge Mancino. In democrazia le idee sono sempre legittime, ma questa no, perché mette in discussione un cardine della democrazia stessa, ovvero l'eguaglianza tra i cittadini ed il diritto di tutti di non essere discriminati per nessuna ragione». 

Critico Enrico Mentana: "Ammicca a destra estrema"

Sarcastico e pungente è invece stato il commento all'episodio da parte del giornalista Enrico Mentana: «Che poi al ministro Fontana non interessa per niente della legge Mancino, come delle unioni gay. - ha scritto su Facebook il direttore del TgLa7 - La mossa è sempre la stessa: ammiccare a quel mondo di destra estrema a cui piace vedere Salvini con la maglietta giusta o citare "Molti nemici molto onore", e allo stesso tempo aizzare la sinistra alla difesa identitaria dei valori antirazzisti, per poi infilzarla sulle sue incongruenze e incapacità nel gestire immigrazione e sicurezza negli anni di governo. In mezzo, un limbo politico silente».

Certo, quest'ultimo è probabilmente il commento di uno degli esponenti di quello che il ministro Lorenzo Fontana ha definito il «circuito mediatico mainstream contro gli italiani», anche se a onor del vero ci riesce davvero difficile ravvisare nelle parole del "globalista" Enrico Mentana la ben più piccola forma di «discriminazione» o «razzismo» nei confronti dei cittadini italiani. 

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