rotate-mobile
Politica Centro storico / Piazza Bra

Proust e le pietre, è ancora polemica sui libri censurati al Tocatì: "Titoli troppo espliciti"

Nell'ultima seduta del Consiglio comunale l'assessora alla Cultura Francesca Briani ha spiegato che l'evento "Biblioteca Vivente" è stato cancellato perché "ritenuti inadeguati titoli volgari e offensivi come Lesbica e va bene così, Mio figlio gay o Quando ero frocio"

Chissà se la nuova assessora alla Cultura del Comune di Verona ha mai letto Proust, chissà che ne pensa la dott.ssa Francesca Briani di alcuni dei personaggi più celebri della "Recherche", quali la leggiadra Albertine, o il meraviglioso Barone di Charlus. Chissà? Parlando di libri ed omosessualità, di libri ed omosessualità vietati all'interno di una biblioteca comunale, sorgono in fondo spontanee domande simili. Viene cioè da chiedersi se la permanenza di un libro come "Alla ricerca del tempo perduto" possa dirsi certa e garantita tra gli scaffali della Biblioteca Civica di via Cappello, soltanto perché il suo autore ha avuto la fortuna di assegnare al suo capolavoro, un titolo non troppo esplicito.  

Dell'ormai nota polemica scaturita durante le giornate del Festival dei giochi di strada Tocatì, si è tornati a parlare durante il Consiglio comunale di ieri, giovedì 22 settembre. La consigliera del Partito Democratico Elisa la Paglia ha riportato oggi, con una semplice frase che non lascia spazio a fraintendimenti, gli esiti della discussione: «In Consiglio siamo tornati sul tema, ma le parole sono state usate come pietre».

Parole come pietre dunque, ma quali parole? Per l'esattezza quelle appunto pronunciate dalla dott.ssa Briani delegata alla Cultura: «Sono stati ritenuti inadeguati titoli volgari e offensivi come "Lesbica e va bene così", "Mio figlio gay" o "Quando ero frocio", non i contenuti. Abbiamo deciso di annullare l’iniziativa autonomamente, non per l’intervento del Popolo della Famiglia». In sostanza, la scelta di vietare un evento come "Biblioteca Vivente" sarebbe quindi stata presa in piena autonomia dalla Giunta Sboarina, e non tanto contro il contenuto della proposta, bensì dettata dalla irredimibile necessità di censurare il linguaggio ritenuto «offensivo e volgare», dimenticandone forse il lato provocatorio e di denuncia sociale, che contraddistingueva i titoli dei libri contestati.

In merito il Circolo Pink ha diffuso una nota nella quale l'assessora alla Cultura viene di fatto invitata a consultare un dizionario: «Un'assessora alla cultura dovrebbe avere più rispetto delle soggettività omosessuali e transessuali e andare a leggersi il significato delle parole gay e lesbica. Scoprirà che di volgare e offensivo non c'è proprio nulla. Questo atteggiamento e percezione della diversità può solo generare comportamenti violenti contro gay lesbiche e trans».

Entra ancor più nel vivo della polemica la stessa consigliera comunale del Pd Elisa La Paglia che nelle principali argomentazioni della maggioranza sul tema "censura al Tocatì" ravvisa fondamentalmente tre errori principali: «Gli eventi del Tocatì non sono tutti rivolti ai bambini di 2 anni, altrimenti l'osteria del gioco non venderebbe vino e le sale conferenze avrebbero cuscini e sedie alte una spanna. "Di omosessualità si può parlare ma lontano da bambini e famiglie", questo il cuore della censura, temono che l'omosessualità sia contagiosa o peggio che possa traumatizzare i bambini, quindi viene tollerata se nascosta ed emarginata. Quindi l'amore va imbrigliato, schematizzato, ad uso e consumo delle comodità familiari. "I titoli erano espliciti, con parole non gradevoli, come Froci, Gay, Ciccio, Lesbica". E questo è l'apice. L'iniziativa contro i pregiudizi si ferma ai titoli secondo quelli che vogliono sempre giustificare l'ingiustificabile. "Potevano scegliere altri libri" dicono, senza pensare che quei libri sono persone, e scartare un libro in questo caso vuol dire scartare la storia di qualcuno di loro».

C'è stato chi in merito all'opera di Proust ha scritto che essa rivela come «innamorarsi» voglia dire anzitutto «diventare sensibili ai segni che qualcuno emette, iniziarsi ad essi». Ecco, vi è in effetti qualcosa di ben più spaventoso rispetto ad ogni "titolo volgare e offensivo" che chiunque legga un libro, vivente o cartaceo che sia, rischia ogni volta di dover apprendere: un po' di sensibilità.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Proust e le pietre, è ancora polemica sui libri censurati al Tocatì: "Titoli troppo espliciti"

VeronaSera è in caricamento