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Pnrr, Tosi: «Il 2026 orizzonte temporale troppo corto, da ex sindaco so bene che le grandi opere hanno un iter lungo e complesso»

«Vanno ridiscusse le scadenze, ha ragione il ministro Fitto. Da ex sindaco - afferma l'on. Flavio Tosi - mi rendo conto benissimo che le grandi infrastrutture tra finanziamento, progettazione, bando, realizzazione e ricorsi, non le fai in pochi anni»

Per tutta la settimana ha tenuto banco nella discussione politica nazionale la questione del Pnrr e della possibilità o meno di rispettare i tempi previsti nella realizzazione dei progetti da parte dell'Italia. Voci in merito si sono levate anche tra le stesse fila del governo a guida Giorgia Meloni. La premier, inoltre, si è anche intrattenuta nella giornata di ieri in un pranzo "cordiale e collaborativo" con il presidente della Repbblica, durante il quale si sarebbe parlato, tra le varie cose, anche dell'attuazione del Pnrr.

Tema dunque molto "caldo" ed attuale, in vista ovviamente della prossima tranche di aiuti che l'Ue dovrebbe appunto fornire al nostro paese, fatte salve le opportune verifiche circa la realizzazione dei progetti in corso d'opera. Argomento sul quale si è espresso anche il deputato veronese di Forza Italia Flavio Tosi: «Il governo ha fatto bene, come del resto altri paesi membri, a chiedere e ottenere dalla Commissione Ue una proroga per l’esame dello stato di avanzamento del Recovery. - ha detto l'ex sindaco di Verona Tosi - È un fatto tecnico e quindi non è in discussione la terza tranche da 19 miliardi. Piuttosto trovo strumentali, sterili e pure fuori luogo le polemiche della sinistra contro il governo sui ritardi nelle opere. Faccio sommessamente presente al Pd che a presentare ed attuare gran parte dei progetti Pnrr sono i Comuni, non certo il governo».

Sempre secondo Flavio Tosi, tuttavia, non sarebbero però nemmeno i Comuni stessi realmente responsabili di eventuali ritardi nella realizzazione delle opere: «Il fatto è - ha detto l'on. Tosi - che ha ragione il Ministro Fitto, che ha ammesso con grande onestà che il termine del 2026 per le grandi opere è un orizzonte temporale troppo breve ed è acclarato che sono stati i due precedenti governi a cavallo del 2020 e 2021, e non certo l’attuale, a concordare quei termini con l’Ue. Peraltro già allora tutti sapevano benissimo che sarebbe stato impossibile concludere una parte dei progetti nel 2026, ma c’era da portare a casa il finanziamento e quindi si è badato al sodo. Ma io che ho fatto il sindaco dieci anni - ha poi aggiunto il deputato scaligero di Forza Italia Flavio Tosi - mi rendo conto benissimo che una grande opera pubblica ha un iter lungo e complesso tra progettazione, bando di gara, realizzazione e i ricorsi che ci sono sempre, quindi non la fai in pochi anni». In conclusione, anche per Tosi, dunque, «è necessario individuare le modalità per ridiscutere e ridefinire con Bruxelles il termine del 2026».

D'altro canto, sempre nelle scorse ore, dal fronte delle opposizioni si era levata la voce di Enzo Amendola, deputato dem e capogruppo Pd in Commissione esteri, il quale in un tweet sentenziava: «Basta. Ogni giorno veline sul Pnrr. Non si sa nulla di quello che accade ai singoli progetti. Non c'è trasparenza. "Colpa di chi c'era prima, colpa della Ue". Serve una sessione in parlamento, il Pnrr è la missione nazionale, - ribadiva l'on. Amendola - riguarda il futuro dell’Italia non di qualche ministro».

Frattanto, sempre dal fronte dem, sono giunte anche parole concilianti da parte del commissario europeo all'economia Paolo Gentiloni, il quale, sul tema del Pnrr, ha sostanzialmente spiegato che sussisterebbe comunque anche la possibilità di modificare in modo ragionato la tabella di marcia: «C'è un margine certamente, - ha detto Gentiloni - quando arriveranno le proposte di emendamento da parte italiana la Commissione è pronta ad esaminarle con il massimo di collaborazione e di flessibilità. Abbiamo già approvato la revisione di piani per tre paesi, Lussemburgo Germania e Finlandia, naturalmente si trattava di piani in relazione all'economia di questi paesi meno importanti di quanto possa essere il piano di Italia, Spagna, Romania e Portogallo: paesi in cui il piano è molto importante», ha concluso il commissario Ue Paolo Gentiloni.

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